Tra le fronde (probabilmente, in questi giorni, innevate) del dolce lago di Garda, cesurato a nord dai monti trentini e a sud dalle interminate pendici venete, si staglia un panorama di eterea serenità, di sublime panismo, di incalzante quiete. Da Lonato del Garda a Salò, anzi, un po’ più sopra, alla Val Sabbia: nello splendido hinterland bresciano. Quello stesso nel quale perfino l’esteta per antonomasia, Gabriele D’Annunzio, aveva scelto di impiantarvi dimora.
Una giornata qui ti riconcilia a quella natura che troppo spesso ignoriamo e maltrattiamo. In un contesto aulico, ma allo stesso tempo, semplice. Sconfinato e localizzato. E’ questo l’effetto di rimar lo sguardo al di là della scogliera di Desenzano. E poi le persone. Sorridenti, semplici, ingegnose, dedite al lavoro, attaccate alle radici della propria terra natia. Come Giuseppe Pasini, presidente della Feralpisalò (quinta in classifica, piena zona playoff, nel girone B di Serie C). Qui, dove tutto è nato. Qui, dove lui è nato. Dove la Feralpisalò è nata, cresciuta e ormai è diventata grande, pronta a spiccare il volo. Come un gabbiano che si leva dalle onde del lago. Qui dove mamma e papà gli hanno trasmesso i valori veri e autentici della vita. Quelli stessi che senza alcuna etero-contaminazione, giorno dopo giorno, infonde nella sua più bella creatura, la Feralpisalò. “Ma preferisco non parlarne, per me la loro memoria è sempre presente. A distanza di anni, ogni volta che ne parlo mi commuovo. Qualsiasi cosa faccia, sia un successo o un insuccesso, il mio primo pensiero è sempre per loro”.
Imprenditore di successo mondiale. Presidente innamorato. Si deduce, istintivamente, dal tono con il quale parla della sua Feralpi: affettuoso, paterno. Come un papà che ogni mattina prima di andare al lavoro, accarezza il proprio figlio e mentre dorme sotto le coperte gli sussurra, “un giorno diventerai grande…”. E pensare che sono passati quasi cinquant'anni da quando papà Carlo fondò la Feralpi Lonato. Una scelta istintiva, dettata solo ed esclusivamente da quell’amore sconfinato per quello splendido lembo di terra irradiato dalle onde del lago di Garda. Papà Carlo era appassionato di sport montani. La salita (mai ripida, sempre modellata da un prosimetro valoriale di primo livello) fino alla Serie D. Nel 2009 la fusione con il Salò Valsabbia. E il resto è storia recente.
Nove anni di amore. Nove anni di ‘questa unica maglia’. Come asserì Totti nel famoso de profundis dello scorso maggio. Amori veri, incondizionati, spontanei e biunivoci. Un trade union, quello tra Pasini e la Feralpisalò, essenziale. Sarebbe impossibile da pensare l’uno senza l’altro… “E pensare, appunto, che anche io ero appassionato di montagna e il calcio lo seguivo solo in maniera distaccata…”. E’ la magia del calcio. Illuso e (dis)innamorato chi lo vede come una mera palla che rotola dietro a chissà quale lobby o interesse. Illuso, ancor di più, chi si limita al banalizzante, ‘nessuno è profeta in patria’.
Giuseppe Pasini lo è. Per quello che ha creato. Per quello che ha dato alla sua terra. Con la sua industria, la Feralpi Group, e la sua squadra di calcio. Una sorta di obolo di riconoscimento per quello che, a sua volta, questa terra ha trasmesso a lui: valori d’uomo vero. “Anche quando in questi anni molti tifosi del Brescia mi chiedevano di comprare la società o magari si pensa – soprattutto in ottica futura – ad una Feralpi lontana dal Turina di Salò per motivi pratici (di agibilità in caso di B), il mio pensiero è sempre e solo uno: io sono e sarò sempre qui, la mia Feralpi sarà sempre qui. E niente e nessuno mi e ci farà spostare. Qui dove tutto è nato, qui dove tutto continuerà. Anzi, sto valutando – spiega Pasini ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com – l’ampliamento del Turina, voglio farlo arrivare ad una capienza di 5.500 posti. Se mai dovesse arrivare, la Serie B sarà a Salò e non da nessun’altra parte”.
Concetto chiaro, sincero. Esplicato in maniera talmente sopraffina da non lasciar alcun margine di dubbio o spazio al condizionale. “Se devo fare un paragone, la Feralpisalò è un po’ come il Chievo. In una provincia nella quale esiste una realtà calcistica di riferimento, quale il Brescia, noi siamo la dimostrazione che può esserci anche un’altra. E, oltretutto, stiamo diventando sempre di più un punto di riferimento per tutto il territorio”. Anche, e soprattutto, al di fuori di quello splendido frammento del brillante lago.
Uomo di sport, Giuseppe Pasini. Di valori e di virtù. “Esso è e deve essere una componente essenziale della nostra vita, soprattutto dei ragazzi. Perché ci insegna a vivere, ci insegna le regole della socialità. Io lo vedo primariamente sotto questo punto di vista il calcio”. Andiamo, però, all’esegesi pratica dopo aver avuto – l’onore – di ascoltare parole davvero peculiari e uniche in un mondo che - tristemente - rema in senso contrario… “Per quel che concerne la Serie C sono dell’idea che sia improcrastinabile una riforma sostanziale. Serve, innanzitutto, ridurre il numero delle squadre e creare due soli gironi: uno del centro-nord e uno del centro-sud. E, poi, ancor più importante l’introduzione di un fair play finanziario con controllo diretto e oserei dire invasivo di entrata e uscite di ogni società. Viviamo un momento difficile, a livello sportivo. Quest’anno, per la prima volta nella mia vita, non avrò occasione di assistere ad un Mondiale di calcio. Un fallimento e una umiliazione, dinanzi alla quale, oltretutto, nessuno ha avuto l’onestà intellettuale di assumersi la benché minima responsabilità. Ha fatto benissimo Malagò a commissariare. E menomale queste Olimpiadi invernali che ci hanno regalato belle soddisfazione, con le donne meritatamente protagoniste”.
Presidente, se avessi uno specchio con il quale poter riflettere nel soave turbinio di onde del lago, due ricordi di questi nove anni di Feralpi, quali proietteresti? “La vittoria in finale playoff contro la Pro Patria nel 2011 in un Turina tutto pieno e festante. Amici, parenti, tifosi. Il territorio tutto nella sua proiezione più bella e sincera. Di affetto e di amore verso una realtà calcistica che aveva compiuto appena due anni. E poi la vittoria a Parma di anno scorso, davanti a 12.000 spettatori. Anche soltanto vedere la Feralpisalò in televisione mi aveva trasmesso brividi forti”.
Calano le luci sul lago. Lasciano, anch’esse trasportarsi dal rumore delle onde, dal parlare soffuso tra una passeggiata e l’altra sulla fredda scogliera. Non calano e non caleranno mai, invece, le luci sulla Feralpisalò. Su un territorio e su una persona, quale Giuseppe Pasini, che tanto ha dato a quello spazio etereo tra Lonato e la Val Sabbia. E, come nelle migliori leggi di vita (quelle non scritte, ma alle quali in un mondo o nell’altro nessuno può sottrarsi): quello che oggi dai, domani senz’altro ti sarà (ri)dato…