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Data: 01/03/2018 -

Un rigore alla Lazio, un pensiero a papà: l'insolita notte di Romagnoli

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Forse l’ha sognato mille volte. O forse se l’è costruito soltanto coi pensieri. La mente. Quei viaggi ad occhi aperti coi dilemmi del caso: “E se segno, esulto?". Chissà cosa dirà papà. Romagnoli e la Lazio, una storia strana. Insolita. Un amore tenuto nascosto. Una fede mai palesata a voce alta per via del suo passato nella Roma. Martedì, però, ha rotto il ghiaccio in conferenza stampa: “Sono laziale, da piccolo andavo allo stadio con papà…”.

Oggi ha segnato il rigore decisivo. Oggi, forse, gli ha creato un dispiacere. Destino strano poi. Da piccolo, a 5 anni, Alessio guardava Nesta e cercava di emularlo. Idolo vero, riferimento unico. Indossa la 13 in suo onore. Oggi manda il Milan in finale e non esulta per rispetto. Guarda in alto. Guarda la Curva Nord in cui andava da bambino. Sorride. E vede il Milan: 13 partite senza sconfitte, la difesa rodata, la cura Gattuso che funziona e i buffetti che fanno gruppo. Infine la corsa, sotto la neve che imbianca Roma e viene giù. Di nuovo. Sotto il settore ospiti strapieno. Col derby all’orizzonte che potrebbe riaprire la corsa Champions. Romagnoli è freddo, sembra apatico, ha segnato al suo passato e quasi se ne vergogna. Poi i compagni lo abbracciano. Ha segnato il rigore decisivo.

Coi ricordi che adesso, adesso sì, sono forti sul serio e fanno stare bene. Diventano realtà. In quella porta, con la Roma, sotto la Nord, Romagnoli segnò il suo primo gol in Serie A nel 2013. Lanciato da Zeman in un Roma-Milan, plasmato da Tovalieri nelle giovanili, l’allenatore che lo fece diventare difensore: “Giocava a centrocampo o sulla fascia. Sono stato il primo a spostarlo”. Cento presenze col Milan raggiunte proprio coi giallorossi, ora è un pilastro. Gattuso se lo coccola, lui risponde coi fatti e coi rigori. Freddo come le neve che cade sull’Olimpico. Papà Giulio sarà contento, forse piangerà. Qualche anno fa lavorava a “cinque euro l’ora” per portarlo all’Oratorio di Nettuno. Sacrifici ripagati, ora il figlio gioca in A e va in finale di Tim Cup. Da protagonista. Pazienza per la Lazio, sarà sempre “loro”. Come ai tempi dello stadio insieme. In curva nord. Quando Alessio sognava di diventare come Nesta e non creava “dispiaceri” al suo papà.



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