“La follia rende sani di mente” scrive sempre Simone Zaza alla fine dei suoi post su Instagram. E’ un paradosso e lo sa. E forse nessuna frase si presta meglio all’uomo e al calciatore Simone Zaza, che la follia ha imparato a trasformarla in una risorsa, rischiando di scontarne gli effetti negativi. Follia, è una linea frastagliata e discontinua come la carriera dell’hombre de Valencia, che già fu ragazzo-prodigio di Sassuolo, comprimario di lusso alla Juve, fantasma di Londra. Follia è una tripletta in otto minuti e un gol decisivo contro la Real Sociedad, dopo la panchina e i dissapori con l’allenatore. Follia è un gol-scudetto contro il Napoli e un rigore calciato male che più male non si può, solo pochi mesi dopo, in azzurro. Follia è un gol da stropicciarsi gli occhi al Real Madrid, unico picco di un primo anno non così “follemente” prolifico che ne seguiva uno ancora peggiore, in Inghilterra. Tutto questo è follia, tutto questo è Simone Zaza. E a lui forse va bene così.
Follia però, a volte, può non essere abbastanza. E il suo posto Zaza vuole trovarlo anche nel calcio, non solo dentro questa citazione. Dopo un anno, intanto, si prepara a ritrovarlo tra gli azzurri. E può essere questo, forse, un nuovo inizio. L’inizio di una linea altrettanto folle ma un po’ più continua, quella magari in cui qualcuno si deciderà a puntare su di lui senza riserve. Accettandone pregi e difetti: quelli che ne fanno un attaccante atipico nel panorama calcistico italiano. Mobile e veloce come una seconda punta, potente come una prima. Instancabile nel pressing, ma anche una locomotiva in campo aperto. Zaza sa e può prendersi un attacco sulle spalle, anche se gli è capitato troppo spesso di restare isolato dalla manovra, un po’ avulso dal gioco di squadra. Senza che questo significhi nascondersi, però: riapparire, questo sa farlo. E spesso al momento giusto.
Questo, in generale, può essere il suo “momento giusto”. Un gol ogni 74 minuti col Valencia in questa stagione e la centralità che cercava da un po’. Il sostegno non gli manca: in primis della fidanzata Chiara Biasi, la sua prima tifosa (basta guardare i social). E in fondo, il sostegno e la spinta a questo “folle carrarmato” arrivano un po’ da tutti, non solo dal pubblico del Mestalla. Zaza li ha conquistati sudando e segnando, senza mai smettere di muoversi; eccetto quando segna e, braccia conserte, si gusta immobile i suoi tifosi che esultano. Tipico del folle, osservare tranquillamente il prodotto della sua follia. In ogni suo gol ce n’è un po’: e la follia di Zaza è quella “buona”, quella di chi esce dagli schemi, magari per poi rientrarvi come vuole lui. E’ un mezzo: per essere sani, ma mica appiattiti. Protagonisti, questo sì. Ora vuole diventarlo per davvero. La follia: un ingrediente, con le giuste dosi e colorata di azzurro, da mettere in valigia anche in Russia: all’Italia di Ventura potrebbe servirne un tocco…