La nuova tappa di Davide Nicola si chiama Udinese
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Data: 14/11/2018 -

La nuova tappa di Davide Nicola si chiama Udinese

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L'allenatore torna in Serie A dopo le dimissioni con cui aveva lasciato Crotone, salvato solo un anno prima con un'impresa incredibile. L'amore per i numeri, la filosofia e la linguistica le sue grandi passioni. Il figlio Alessandro l'angelo che lo accompagna sempre dall'alto
L'allenatore torna in Serie A dopo le dimissioni con cui aveva lasciato Crotone, salvato solo un anno prima con un'impresa incredibile. L'amore per i numeri, la filosofia e la linguistica le sue grandi passioni. Il figlio Alessandro l'angelo che lo accompagna sempre dall'alto

“Trasformiamo l’energia in entusiasmo”. Si è voluto presentare così. Dall’Udinese all’Udinese, il cerchio di Davide Nicola si è chiuso quasi un anno dopo. Sei dicembre 2017, Jankto e Lasagna stendono il suo Crotone. E’ la terza sconfitta consecutiva. Durante l’intervallo scende nello spogliatoio anche il presidente Gianni Vrenna, che prova a scuotere l’ambiente. Non ci riesce, lo 0-3 finale parla chiaro. Non solo. Il suo allenatore, la sera dopo, decide di lasciare. Declina con la sua solita gentilezza l’invito di Cordaz, il capitano che aveva organizzato una cena di squadra in un ristorante di Torre Melissa. Davide resta a mangiare in periferia, nello stesso albergo che lo ospitava da oltre un anno. Lì lo raggiungono i suoi collaboratori, ai quali ribadisce il concetto: “Mi conoscete, ho detto basta e non torno indietro”. La società prova in tutti i modi a farlo tornare sui propri passi. Lo convoca in sede nella mattinata successiva, Davide però non ci va. Preferisce l’università, il corso di psicologia.

Anche se gli piacciono di più la filosofia, la linguistica, i numeri. Già, la passione per i big data. Ha sempre applicato la matematica allo sport, dagli anni al Lumezzane – con cui sfiora i playoff per due stagioni – all’avventura al Bari, che lo esonera nonostante i 35 punti ottenuti da agosto a dicembre, un record secondo solo ai 37 di Conte. Finendo con il Crotone, appunto. Sì, perché il primo anno di Serie A parte malissimo. Solo nove punti nel girone di andata e una retrocessione che pare certa insieme a quelle di Pescara e Palermo. Poi, però, con i suoi calcoli e le sue osservazioni si rende conto che il 3-4-3 non è il modulo giusto per salvarsi. Che serve una costruzione dal basso, che la chiave è portare la palla subito nella metà campo avversaria. Così il suo Crotone riduce drasticamente il numero dei passaggi e raccoglie 25 punti nel girone di ritorno, 20 fra aprile e maggio. Meglio anche della Juventus campione d’Italia. Chissà se questi ragionamenti li porterà anche a Udine. Lì sperano di sì, perché quel Crotone lì alla fine si salvò.




Utilizzava anche la stampa Davide Nicola. Per tutti, il Crotone non meritava la A. Troppo per uno stadio così piccolo, per una città tormentata da mille pregiudizi. Usa tutta questa negatività come leva motivazionale. Che fa scattare la scintilla nei suoi ragazzi, così come il discorso in stile Al Pacino alla vigilia della sfida con la Lazio. Ultima giornata di campionato, Nalini e Falcinelli piegano la Lazio di Immobile. L’Empoli perde a Palermo e sprofonda clamorosamente in B. All’Ezio Scida scoppia la festa, Nicola è portato in trionfo dai suoi. “Il mio viaggio non finisce qui” La citazione che compare sulla sua maglietta celebrativa. La frase con cui Alessandro, uno dei suoi cinque figli, l’anno prima aveva superato l’esame di terza media con una tesi sul nomadismo. Alessandro, però, il suo viaggio lo finisce in un maledetto 14 luglio. E’ il 2014, investito da un autobus mentre pedalava sulla sua mountain bike.

Davide si ricorda tutto di quel giorno lì. La paura, che lo assale tutta di un fiato. Il colore, la forma e l’odore delle pietre del selciato. Parte, ma non per dimenticare. Lo fa anche lui su una bici. Lo fa per una scommessa lanciata prima di un Crotone-Inter: “Se mi salvo, pedalo per 1500 chilometri”. Da Bari a Torino, passando per Pescara, Ancona, Livorno, La Spezia, Genova. I posti che lo hanno visto crescere, tanto da calciatore quanto da giocatore. Arrivando a Vigone, laddove era finito il viaggio di Alessandro. Ricordi, odori, riflessioni. La necessità di riprovare emozioni forti a spingerlo oltre la fatica.



Il suo viaggio, adesso, lo ha portato ad Udine. Una nuova tappa, dopo i tanti studi all’estero, i convegni nelle università, le attenzioni nei confronti dei giovani allenatori emergenti. Sta di nuovo a lui, ai suoi numeri, alla sua passione. La stessa con cui da giocatore, nel festeggiare il suo primo gol con il Genoa, corre a bordocampo per baciare una poliziotta: “L’ho scambiata per Betty – si giustifica- un’amica che mi aveva pronosticato la rete. Ci assomigliava, ma Betty e il marito mi hanno detto che stavano in tribuna”. L’amore. Quello che gli muove la mano quando, dopo la salvezza ottenuta con il Crotone, decide di scrivere una lettera ad Alessandro: “Forse sei su quella nuvola che era su di me quella sera, quando correvo per far volare la tua lanterna. O forse sei qui accanto a me. Sì, sono sicuro che sei qui con me. E questa è la nostra vittoria”. La nuvola lo seguirà anche in Friuli. Una nuova pagina, che si apre proprio dall’ultima. Da Udine a Udine, il ritorno di Davide Nicola. Eterno viaggiatore con l’amore per i numeri e il pallone.



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