Un gol atteso quattro anni per Daniele Ragatzu, che si leva la soddisfazione di "stendere" il suo Cagliari: dispetti tra innamorati. Ad Aritzo è decisivo nell'1 a 0 dell'Olbia sui rossoblu, con il 10 che non ha problemi a infilare Rafael: è pur sempre un'amichevole.La separazione nel 2013: da allora le strade di Daniele e del Cagliari non si sono più incrociate. Carattere forte quello di Ragatzu che a 17 anni aveva già segnato la prima rete in Serie A. Talento precoce, con la sua rapidità e la sua tecnica, faceva ammattire grandi difensori... Uno su tutti? Thiago Silva. Eppure ha avuto la forza di ricominciare e l'umiltà di ripartire da due gradini più sotto. Un tempo se lo contendevano le big, adesso Daniele gioca per l'Olbia e per il suo ambizioso progetto.
"Gli anni vissuti in A rappresentano il passato, bello ma ormai, appunto, 'passato' " - raccontò ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com - "Io guardo al presente e al futuro che in questo momento è l'Olbia. Giovani sardi? "E' uno dei motivi per il quale ho accettato. Condivido appieno questa filosofia, ragazzi giovani e sardi da crescere. Anzi, ti dico di più, io vorrei una squadra tutta sarda e sono contento che finalmente ci sia la possibilità per i nostri talenti di mettersi in mostra e crescere in casa. Finalmente abbiamo un'occasione in più per mostrare il nostro potenziale. Ho accettato il progetto dell'Olbia con grande entusiasmo e devo ringraziare il mio procuratore per questa opportunità e il presidente Marino. Il resto lo hanno fatto la mia famiglia e la mia ragazza, sempre al mio fianco. E un grazie anche a Pierluigi Carta, il nostro direttore sportivo: mi ha dato fiducia e ora sono pronto a dare tutto per ripagarlo sul campo".
Daniele e Daniele... "Io e Dessena abbiamo vissuto un momento simile e ti posso assicurare che sono mesi in cui si soffre e dove sforzi e sacrifici sono raddoppiati. Vedi gli altri che giocano, magari la squadra che ha bisogno di aiuto e ti senti impotente. Sono felice per lui: una bellissima soddisfazione".Idoli? Uno è rigorosamente sardo: "Andrea Cossu (ride). Non vorrei apparirti un ruffiano, ma è sempre stato il mio modello, anche perché quando mi affacciavo alla prima squadra ho potuto studiarlo da vicino e mi ha sempre aiutato tanto, mi ha dato tanti consigli. Quando ero piccolo, ti parlo di 5-6 anni, era Ronaldo, il fenomeno. Poi crescendo, ma soprattutto avendo la possibilità di vederlo tutti i giorni, mi sono ispirato ad Andrea, quello che più di tutti mi impressionava per le sue giocate e la sua tecnica"
Oltre al calcio cosa ti appassiona? "Mi piace occupare tutto il tempo libero con chi mi vuole bene: è la cosa che mi fa stare meglio. Per recuperare energie fisiche e mentali è la migliore medicina. Una passeggiata per il centro con la mia ragazza, due chiacchiere con mio fratello, cose semplici... E' questo il mio hobby preferito. Tatuaggi? Sì mi piacciono e non li faccio per moda, ci sono legato perché hanno un significato importante per me. Nel braccio destro ho tatuate le iniziali di tutti i membri della mia famiglia. Nel collo c'è spazio solo per papà, la mia vita: se non fosse per lui non avrei mai realizzato il mio sogno. E nel braccio sinistro ho un rosario, l'ho fatto per mia sorella. Tre tatuaggi che hanno un significato forte per me".
Prima partita vista allo stadio? "Eh, ero piccolo... Ora lasciami pensare... Quella che mi è rimasta più impressa è un Cagliari-Genoa con doppietta di Acquafresca. Ma la prima in assoluto fu un Cagliari-Atalanta, finì 5 a 0 e segnò anche un certo Gianfranco Zola... Quella mi rimarrà sempre nel cuore perché ero a un passo dai miei idoli, facevo il raccattapalle. Anche se non ho avuto la fortuna di giocarci assieme, potrò raccontare ai miei nipotini di aver passato la palla a un mito come Gianfranco (ride ancora)". Adesso Ragatzu è atteso da una nuova stagione di Lega Pro, che inizia con un sorriso. E se torna ai livelli della serie A non basteranno le dita delle mani per contare i gol.
(Foto di Sandro Giordano, Olbia calcio)