Una leggenda in bianconero, un attaccante come ormai se ne vedono pochi in giro, un campione che ha scritto pagine indelebili della storia della Juventus. Centosettantuno gol e un istinto da centravanti d'area da far impallidire, numeri impressionanti che non possono che avere solo un nome e un cognome: David Trezeguet. L'ex campione francese si è raccontato a cuore aperto a "I Signori del calcio", programma che andrò in onda domani, alle 24.15 su Sky Sport 1 HD e Sky calcio 1 HD. "Se devo indicare l'allenatore che mi ha trasmesso di più in tutta la mia carriera, non ho dubbi, è Marcello Lippi. Innanzitutto perché non lo conoscevo, quando lo vidi arrivare per la prima volta all'allenamento notai subito l'entusiasmo che suscitava nei tifosi e nei miei compagni. Mi ha dato quella fiducia necessaria per dimostrare le mie qualità dopo la partenza di Inzaghi, ha tirato fuori il meglio da me, mi ha fatto diventare capocannoniere e mi ha permesso di apprendere al meglio cosa significa far parte della Juventus".
Gioie si, ma anche dolori e amarezze nella carriera di Trezeguet, una su tutte la finale di Manchester persa contro il Milan: "Sapevamo di essere più forti dei rossoneri, lo avevamo dimostrato in Italia, e quella consapevolezza aumentava la nostra voglia di vincere. Dopo il rigore di Shevchenko, essendo giovane, mi convinsi che sarei tornato a giocare un'altra finale di Champions League, ma purtroppo non accadde, perciò e' il rimpianto più importante della mia carriera. A Berlino ho rivisto la mia Juve, purtroppo questa coppa ci sfugge ma sono fiducioso che prima o poi arriverà perché i bianconeri sono tornati quelli che tutti conoscevano, protagonisti a livello nazionale ed internazionale".
Un capitolo importante della carriera di Trezeguet è la serie B, giocata nell'anno post Calciopoli, un campionato che regalò le luci della ribalta a Claudio Marchisio: "Sono contento per lui, mi rende orgoglioso il fatto che sia diventato capitano della Juventus. E' molto sereno, legato alla società, ai suoi compagni e ai suoi tifosi, e questo penso che sia importante. Una cosa che mi piace di lui è che durante il passare del tempo non ha perso mai di vista i valori importanti da trasmettere ai giovani. Il ruolo di ambasciatore datomi da Agnelli? E' stata una gioia enorme, vuol dire che gli ho trasmesso qualcosa non solo dal punto di vista sportivo ma anche umano. Ho il difficile compito di far rivivere la storia della Juve attraverso i giocatori juventini e per me è una grande responsabilità".
A giugno ci saranno gli Europei in Francia, Trezeguet spera che si risolva al più presto il caso Benzema: "Parliamo di uno dei giocatori pù' importanti dell'Europeo. Vorrei che venisse convocato perchè sarebbe una freccia in più nella faretra di Deschamps per cercare di centrare il bersaglio grosso, cioè il titolo di campione d'Europa. I presupposti ci sono tutti, il pubblico francese dopo il Mondiale del 1998 e l'Europeo del 2000 si aspetta di vedere un cambiamento interessante". Benzema ma non solo, la Francia può contare anche sulla classe di Paul Pogba: "E' un talento straordinario e ha l'età dalla sua parte. Ha molte responsabilità che si è guadagnato con le prestazioni e con le giocate espresse con la maglia della Juventus. Sta dimostrando di essere un giocatore molto importante per la Juventus, per il calcio italiano e per la nazionale francese. Allegri ha fatto un lavoro super con lui, gli parla, lo sprona a migliorare e lo fa crescere perché sa che e' molto giovane ed ha un futuro molto importante davanti a se', e lui si e' messo a disposizione della squadra. Mi auguro che rimanga a lungo, perché sa benissimo che e' in un ambiente giusto per la sua crescita, ha tutta la fiducia e un futuro interessante, può fare la storia alla Juventus".
Infine Trezeguet parla di Conte e Zaza: "Antonio sta facendo un lavoro straordinario, si vede già la sua mano in questa Nazionale. Lui sa benissimo che l'Italia deve tornare ad essere protagonista e sta lavorando per raggiungere quell'obiettivo. E' una squadra molto piu' serena e molto piu' agguerrita, e dira' la sua durante gli Europei. Zaza? In lui rivedo il me stesso dei primi periodi, specialmente nel modo in cui viene utilizzato. Parla poco ma sa quando essere decisivo".