A volte basta un’immagine per raccontare una partita. Mancano sette minuti alla fine di Spal-Frosinone. La squadra col peggior attacco e la peggior difesa del campionato sta vincendo 2-0. Sul campo di un club che una settimana fa ha trionfato a Roma. La Spal attacca a testa bassa. Calcio d’angolo. La palla arriva dalle parti di Antenucci. Il 7 si coordina per una mezza rovesciata che può riaprire la partita. La porta è a dieci metri, Chibsah è a pochi passi. Viene da quattro settimane di ritiro. Come i suoi compagni. Non ne può più dei record negativi. L’anno scorso era a Benevento, ci è già passato. Quel pallone non deve andare verso la porta. Stringe i denti e mette la testa accanto al pallone. Antenucci prende testa e palla. Chibsah guadagna un fallo e un bernoccolo. Souvenir da Ferrara, ricordo della prima vittoria in serie A del Frosinone.
Metterci il cuore e la testa. Lo aveva chiesto Longo alla vigilia, con una barba sempre più lunga, icona di tribolazioni e pensieri. È stato preso in parola, soprattutto dal centrocampista ghanese. Sacrificio nel secondo tempo, gioia nel primo. Sempre di testa, più o meno dallo stesso punto, sempre sugli sviluppi di un corner. Parabola perfetta di Ciano e prima rete in serie A, solo sfiorata nelle puntate precedenti: traversa col Bologna e palo a Roma. Doveva girare prima o poi. E a Ferrara la fortuna ha aiutato i più audaci. Traversa di Paloschi, palo di Antenucci, porta aperta per Chibsah e premio per Longo, che dopo essere stato definito “integralista” dal presidente Stirpe, ha accantonato per la seconda domenica di fila il 3-5-2 puntando sul 3-4-2-1.
Ciano, Campbell e Ciofani davanti e un manipolo di uomini pronti a vincere i duelli personali. Anche i più ostici. Uno su tutti: Beghetto contro Lazzari. Lì la Spal ha provato a sfondare, trovando il muro di un ragazzo che ha risposto con orgoglio alla chiamata. Aveva giocato 95 minuti finora. A Ferrara, tra i fischi dei suoi vecchi tifosi, ne ha fatti altrettanti, senza arretrare di un centimetro. Il suo campionato inizia oggi. E la stessa cosa – ha detto Longo nel post partita – vale per il Frosinone.
Quattro punti e sei gol in due partite. Un messaggio chiaro a chi prevedeva una discesa rapida. Sarà dura salvarsi, ma il 3-0 di Ferrara trasforma l’utopia in obiettivo. Difficile ma i segnali sono forti: la grande prestazione della “spina dorsale” di Longo con Ariaudo gigantesco in difesa, Maiello stoico in mezzo al campo e Ciofani totem insostituibile. All’inizio della stagione era fuori per infortunio. Non è un caso che il rinascimento ciociaro sia coinciso col suo rientro.
E poi c’è Campbell. Gigionesco nelle prime uscite, mostruoso a Ferrara. Una roccia nei duelli fisici, una piuma quando c’era da scappare in contropiede. Da una sua giocata sulla sinistra è arrivato il gol del raddoppio di Ciano, insolitamente a segno di destro e sempre più punto di riferimento dell’attacco di Longo. Fantasia campana e garra costaricense. Il popolo più pacifico del mondo, ma solo fuori dal campo. A Ferrara ha fatto di tutto, immolandosi in copertura e ripartendo sempre. Nel 60% dei contrasti vinti dai ciociari, c’è un suo enorme contributo.
E all’ultimo respiro c’è anche la ciliegina sulla torta. Con lacrime di felicità e liberazione. Il primo gol in A di Andrea Pinamonti, con un sinistro a giro perfetto. Manifesto del talento di un ragazzo del ’99. Il biglietto da visita nel mondo dei grandi, dopo aver banchettato per anni nelle giovanili con l’Inter di Vecchi.
Si toglie la maglia e piange. Il giallo è una dolce conseguenza. Certi momenti vanno festeggiati senza pensare troppo.
“Dalle sconfitte più brutte le vittorie più belle”, scrive il Frosinone sui social. Ci sono Ciano, Chibsah e Capuano che gioiscono. Per la prima volta. Inizia un nuovo campionato. Domenica altra trasferta, a Parma. La squadra che a maggio costrinse Longo a passare dai playoff. Non aveva la barba, chissà se l’avrà domenica al Tardini. Dettagli irrilevanti. Ha ancora la stima del suo presidente, una panchina e un gruppo che sta diventando una squadra. A Ferrara i suoi ragazzi avevano la maglia nera. Nella città in cui vanno tutti in bicicletta, sembrava un brutto presagio.
Tre scatti: il giro è appena iniziato.