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Data: 10/05/2019 -

La favola di Tramezzani, campione di Cipro con l'APOEL: "E non finisce qui"

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Arrivato a Nicosia a ottobre, ha guidato l'APOEL alla vittoria del campionato con due giornate di anticipo. E il 22 giocherà la finale della coppa nazionale. Dieci giorni dopo tiferà per il "suo" Tottenham a Madrid. Magari insieme al bassotto Biscotto
Arrivato a Nicosia a ottobre, ha guidato l'APOEL alla vittoria del campionato con due giornate di anticipo. E il 22 giocherà la finale della coppa nazionale. Dieci giorni dopo tiferà per il "suo" Tottenham a Madrid. Magari insieme al bassotto Biscotto

 

LUGANO E ADDIO: VITTORIE E QUELLA VISITA IN FABBRICA ALL'ALBA

Tramezzani parla a ragion veduta. In Svizzera ha fatto le sue prime esperienze da capo allenatore, prima a Lugano, poi al Sion.

Se quest’ultima tappa si chiuse con un esonero dopo una decina di giornate, quella di Lugano è stata certamente un’avventura che ricorda col sorriso: “Arrivai con la squadra messa male in classifica e chiudemmo terzi. Un risultato storico”.

Quasi due punti di media a partita. Ruolino di marcia splendido, eppure di quell’anno in tanti ricordano un episodio: la visita punitiva in una fabbrica all’alba dopo una sconfitta: “Perdemmo 5-2 col Thun. Quattro gol presi nel primo tempo, una delusione prima di tutto dal punto di vista umano. Sul pullman pensai che dovevo fare qualcosa. Scegliemmo un deposito di vernici che era sponsor della società, ci alzammo alle 5 e i ragazzi videro cosa significava davvero faticare sul lavoro”.

A giudicare dai risultati, capirono senz’altro: dopo quell’alzataccia, arrivarono otto vittorie, un pareggio e tre sconfitte. Quello che servì per portare il Lugano in Europa League. E salutarlo, dopo alcuni dissapori col presidente Renzetti. “Acqua passata ormai, ho voltato pagina”.

 

ALBANIA, 5 ANNI OLTRE IL CALCIO: "DALLA POLVERE AGLI EUROPEI"

Nella sua vita, Paolo è sempre stato abituato a farlo. Anche in terre inesplorate. Sul suo profilo whatsapp c’è una frase in albanese, tatuaggio digitale di cinque anni indimenticabili: Shqipëria ka një zemer t'madhe!!!. La traduzione ce la dà lui, vice allenatore di Gianni De Biasi nella nazionale per un lustro: “Significa quanto è grande il cuore degli albanesi. Quegli anni mi hanno lasciato emozioni che vanno oltre. Dai campi polverosi in cui abbiamo scovato talenti oggi affermati ai racconti di ragazzi che avevano visto scene atroci. Ragazzi cresciuti in guerra e povertà, fra omicidi e disgrazie. Euro 2016 ha fatto storia, ma le storie di quei ragazzi sono ancora più importanti".

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"C'MON SPURS!" TRAMEZZANI, IL TOTTENHAM E LA PRIMA PROVA TV

A proposito di fare la storia, una squadra in cui ha giocato potrebbe farla sul serio. Il Tottenham, suo club dal ’98 al 2000. “Ho fatto il tifo contro l'Ajax, sono ancora legato anche se oggi è cambiato tutto. ‘Non mollare mai’ è nel dna della squadra da sempre, la rimonta mi ha stupito solo in parte. Arrivai lì anche grazie a Nicola Berti, che giocava già lì. Giocavo a Piacenza e stavo per andare al Middlesbrough. Poi Nicola mi chiamò insieme a Christian Gross, allenatore dell’epoca e disse di raggiungerlo. White Hart Lane è stato un sogno, peccato quel maledetto tendine d’achille. M’infortunai due volte, tremendo”.

Ricominciò da Pistoia, “una città del cuore. Mi ha permesso di rigiocare a calcio quando credevo di avere smesso. Ci salvammo in B allo spareggio a Cesena. Una gioia incredibile”. Ne ha avute tante in carriera. Ovviamente colorate col nerazzurro della sua Inter. “In cima metto la coppa Uefa vinta e l’esordio in serie A con Osvaldo Bagnoli”. Aneddoti di una carriera, come quello curioso del maggio ’93, Inter-Foggia. Tramezzani commette fallo su Andrea Seno a dieci minuti dalla fine. L’arbitro Brignoccoli estrae il rosso e caccia l’incolpevole Gigi De Agostini. “Andai subito dall’arbitro a dire che doveva espellere me. Non volle sentire ragioni. Poi in settimana aggiustarono il tiro: fui il primo caso di prova televisiva”.

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UN BASSOTTO E IL FUTURO. "L'ITALIA? CI PENSO, CERTO"

Sullo sfondo si sente un cane che abbaia. “È Biscotto, il mio bassotto. Viene sempre con me al campo. Ormai è diventato una mascotte dell’APOEL”.

Chissà che un giorno Biscotto non possa diventarlo di qualche squadra italiana. Il nome di Tramezzani gira sempre più frequentemente. I suoi risultati all’estero non sono passati inosservati. Su questo Paolo, per il momento,  glissa elegantemente: “Ho un altro anno di contratto. La mia carriera si è sviluppata lontano dall’Italia, certamente ogni tanto ci penso. Nella vita di un allenatore non si sa mai. Il futuro è sempre da scrivere”.

Intanto c’è da godersi un presente luminoso in un’isola del Mediterraneo. Paolo ha 48 anni e da pochi giorni è campione di Cipro. Sigà, sigà non fa parte del suo vocabolario.

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