Se Gesù giocasse a calcio probabilmente lo farebbe a centrocampo, perché tutto passa di lì. E se lo facesse, indosserebbe la maglia numero 5. A dirlo un certo Fernando Redondo, uno dei volti più belli del Real Madrid dei Galacticos, passato senza fortuna anche dal Milan. Aveva indossato la maglia numero 5 in rossonero, proprio come quando giocava con la camiseta dell'Argentinos Juniors. E' Junior (senza s), e gioca in rossonero pure Antonio Vacca, centrocampista del Foggia, ormai già da un paio di stagioni. E se il cinque sulle spalle, lo porta dall'inizio di questa stagione, Gesu lo porta dentro da sempre, ma da qualche ora anche fuori, visto l'ultimo di una lunga serie di tatuaggi, comparso sul suo polpaccio sinistro.
Sono più di 40 già i tattoo sul corpo di Vacca. Lo aiutano a calmarsi, dice lui. E allora diventa un problema di spazi: sul corpo diminuiscono mentre quelli in campo quando gioca lui, pare quasi che aumentino. E' un po’ il cervello del Foggia e lo trovi praticamente ovunque. Si diverte, sbraita, dispensa calcio e va su tutti i palloni, pur senza essere un velocista di natura. Cuore, grinta e volontà, quelli proprio non mancano affatto e sono un mix di ingredienti diventato la sua ricetta segreta per riportare in alto il Foggia. Magari in quella Serie B lontana ormai quasi 20 anni.
Avrebbe potuto fare un doppio balzo lo scorso gennaio lo stesso Vacca: una chiamata da Palermo per la Serie A dove avrebbe esaudito tre sogni in un colpo solo: il suo, quello di suo padre e quello di suo nonno. Ha risposto con un "No grazie. Mi sento importante a Foggia, in una piazza dove società e i tifosi mi vogliono bene. Non c'è motivo di andare via". Quasi si sentisse obbligato a riscattare la sconfitta in finale con il Pisa, con quelle lacrime versate davanti a 20mila tifosi che applaudivano la squadra. E poi è arrivata pure la firma - in una notte di mezza estate - per un rinnovo fino al 2018. C'era ancora De Zerbi in panchina: quasi un fratello maggiore più che un allenatore. Pratica al mattino in campo, lezioni di tattica in chat fino a notte inoltrata. Un legame forte, come testimonia proprio la foto con lo stesso De Zerbi sul profilo di WhatsApp.
C'è tanta stima e affetto anche con Giovanni Stroppa, nuovo beniamino del tifo rossonero: "E'stato bravo a entrare in punta, senza cambiare molto. E'intelligente, un allenatore preparato ed è una persona umile". Aveva detto così lo stesso Vacca, dopo Foggia-Monopoli, in cui aveva anche segnato. Era praticamente un girone fa, e alla boa il Foggia si presenterà a Monopoli da primo in classifica, senza Vacca, out per squalifica. Sarà bello, fresco e riposato per la sfida con il Lecce della domenica successiva che può valere una stagione intera. E' diventato leader sul campo, ma anche una vera e propria icona social fuori. E tra un post e un altro, c'è qualcuno che lo chiama a tutte le ore del giorno: "Non spengo mai il cellulare, ma a volte ricevo chiamate anche di notte - ha ammesso in conferenza stampa - e certe volte anche il telefono di mia moglie è preso di mira (ride.n.d.r).
Il prezzo della pagare se hai due piedi così, quel taglio di capelli che spopola tra la gente di Foggia, e quella quarantina di tatuaggi sul corpo. Difficile immaginarlo comodamente seduto a casa davanti al televisore a guardare la partita con il Monopoli. Magari sarà in tribuna a soffrire con i compagni. Ma una cosa è certa, quello potrebbe essere l'ultimo weekend libero prima della fine del campionato. Il successivo sarà quello del 13 maggio, giorno in cui compirà 27 anni. Una settimana dopo l'ultima partita di campionato a Cosenza. E tra un tatuaggio, un post e un pallone rubato, il modo per festeggiare Vacca ce l'ha già.
Foto di Carla Bianco