Sorriso sornione di chi sa quello che vuole, testa ‘lucida’ (non solo per la pelata) di chi sa quello che fa e un unico segno particolare ben scolpito sulla sua ‘identificaçion’: tremendamente vincente. Si scrive Real Madrid, ma si legge Zinedine Zidane. Semplice, semplice: senza voli pindarici. Motivi? Molti. Dubbi? Ben pochi. Basta già la vittoria di sabato contro il Gijon a svelare i record di Zizou, capace di arrampicarsi su vette finora mai esplorate nemmeno da Josè Mourinho.
81,8% vi dice qualcosa? Prendete la calcolatrice, vi servirà per capire che quella è la percentuale di vittorie fatta segnare dal francese grazie al successo di due giorni fa: la più alta nella storia del club. 86 punti nelle ultime 33 partite, una cifra pazzesca che fa arrossire gente come Munoz, Guardiola e un certo Special One. Tutti staccati, tutti costretti a rincorrere, obbligati a fare da sparring partner con i propri ‘miseri’ 84, 82 e 80 punti. Nessuna pietà nemmeno per Luis Enrique e Simeone, semplice spettatori in questa Liga sempre più… Real. Fissando la lancetta all’unica sconfitta subita dai blancos targati Zidane, datata 27 febbraio 2016, l’allenatore francese ha collezionato 31 partite senza ko, avvicinandosi al record madridista di Leo Benhakker, fermatosi a 34 nella stagione 1988/1989.
Gli ultimi a passare al Bernabeu furono i cugini dell’Atletico Madrid, costretti ad arrendersi in un derby al Calderon dopo tre anni. A macchiare questa particolare imbattibilità chi poteva pensarci se non Cristiano Ronaldo diventato, con la tripletta rifilata ai colchoneros, il giocatore con più gol nella stracittadina: 19! Alfredo Di Stefano, fermo a 17, se ne farà una ragione. "Non ho mai avuto dubbi sul fatto che Ronaldo sia il più forte di tutti, credo che questa partita chiuda definitivamente il dibattito". Parole chiare, semplici e dirette. Proprie di un allenatore che, nonostante la poca esperienza e la giovane età è riuscito a tenere in pugno un gruppo di… star. “Come si può affidare la guida del Real Madrid a uno che in Segunda Division perdeva col Fuenlabrada o col Socuellamos?” si chiedevano i critici. 35 vittorie, 8 pareggi e due sconfitte nei 45 incontri successivi sono bastate per mettere a tacere queste voci, diradatesi completamente nella notte di Milano, dove il Real ha alzato al cielo l’anelata ‘Undecima’.
Record e successi con un unico punto interrogativo, James Rodriguez. La scintilla con il colombiano non scocca ma Zidane sembra non volersi arrendere: “Fossi in James non lascerei il Real Madrid". L’infortunio di Bale potrebbe cambiare le carte in tavola, ma tutto resta nelle mani del numero 10 blanco, apparso appannato nella passerella concessagli contro il Gijon. Un caso, se così volessimo chiamarlo, che non condiziona affatto il rendimento del Real che, grazie ad un ritrovato Cristiano Ronaldo, viaggia a più sei sulle dirette inseguitrici. Profumo di record? Niente di più esatto, dal momento che erano ben 25 anni che il Real non possedeva un così cospicuo vantaggio alla dodicesima giornata. Era il 1991/1992 e alla fine il titolo andò al Barcellona, ma adesso non è ancora tempo di pensarci.
Adesso è tempo di pensare sì al Barça, ma in virtù del Clasico di sabato, quando il Camp Nou indosserà il vestito di gala per ospitare la capolista. Barcellona-Real Madrid si profila già all’orizzonte, la Liga si ferma per la sfida dell'anno: Zinedine Zidane punta Leo Benhakker, la storia blanca aspetta solo di essere riscritta.