Ve lo ricordate il 2000? Quel Capodanno passato con la paura che un bug avrebbe fatto impazzire i PC? Non sarebbe successo nulla, se non l’arrivo pochi mesi dopo di WindowsME. Nei cinema uscivano Billy Elliot e Chocolat, il Gladiatore e CastAway, l’Esorcista ed il primo Scary Movie, Ti presento i miei e Mission Impossibile2. Nei negozi di elettronica le code non erano per un nuovo iPhone ma per un 3310 o una PlayStation 2: avrebbero presto segnato un’epoca. In Russia Putin, in Italia la par condicio. Latinismo che presto avremmo imparato a conoscere: vuol dire dare parità di trattamento mediatico a ciascun soggetto politico in periodi di campagna elettorale. In TV ci vanno tutti e tutti nella stessa misura, senza distinzioni.
Ecco, appunto, distinzioni. Non ne ha fatte Max Allegri, che allo Stadium contro l’Udinese si porta un classe 2000: Moise Kean. E distinzioni non le hanno fatte neppure i giornali, visto che il trattamento mediatico non è banale: il nuovo talento bianconero si prende due copertine su tre nei quotidiani sportivi nazionali in edicola oggi. Lui che è cresciuto con l’iPod e non con lo Walkman, che avrà telefonato la prima volta con uno smartphone e che forse, una tastiera del telefono, non l’ha mai bloccata e sbloccata. Lui che è cresciuto con Cristiano Ronaldo e Messi e che Ronaldo, quello vero, lo ha solo sfiorato. Benvenuta nostalgia, toccherà farci l’abitudine. Perché Kean, che potrebbe diventare il primo 2000 a debuttare in A, non è un bug impazzito che distruggerà l’Europa, ma uno dei primi nuovi giovani alla conquista del calcio mondiale. In Francia c’è chi ha già esordito, il primato nei top campionati europei spetta a Vincent Thill: centrocampista lussemburghese che sogna Pjanic che in Nazionale ha già giocato e segnato, come prima di lui avevano fatto mamma e papà. Il debutto a fine settembre nel suo Metz contro il Bordeaux: dieci minuti e poco più, nessun PC in Europa è impazzito. Thill ha anticipato Kane Wilson, 2000 che col WBA andava in panchina da inizio anno. Come Alessandro Plizzari: se ne parla meno di Kean, è vero, ma il terzo portiere del Milan da agosto è lui (per questo, la panchina di Kean oggi non è un record). In Inghilterra occhio a Smith-Rowe dell’Arsenal, chissà… magari in Coppa può esordire. Più difficile la strada per Sancho del City, ma ne parlano bene. Da monitorare. Come chi il debutto lo ha già fatto: Asoro (’99 al debutto in Premier con il Sunderland) e Leko (stesso anno, stesso campionato, ma con la maglia del WBA). In Francia occhio a Lafont (portierone ’99 come Donnarumma) e Sarr (difensore del Nizza di Balo, 17 anni anche lui). Tanti giovani sì, ma che al 2000 si avvicinano soltanto.
Il 2016 è stato l’anno di Donnarumma, ’99 che ormai quasi non stupisce più. Ma in casa Milan la scoperta più bella delle ultime settimane è Manuel Locatelli: classe ’98, è il regista del futuro. Anche nel Sassuolo c’è spazio per un ’98, Adjapong, che aveva esordito già lo scorso anno, anche se tra i giovani di Di Francesco la “stella” è Pol Lirola: ’97 (quasi un veterano rispetto a Kean), ma alla prima stagione in A sta convincendo eccome. Stesso anno di Federico Chiesa, segnatevi il nome: per Sousa è “il futuro della Fiorentina”, intanto il debutto in A lo ha fatto contro la Juventus. Il ragazzo si farà. Un figlio d’arte come Ianis Hagi, classe 1998: è già aggregato alla prima squadra, il debutto non è una chimera. Come non lo è stato per un altro ’98, della Sampdoria: Pedro Pereyra.
Riflettori puntati anche sulla B, là dove i giovani crescono. E che giovani! Il Perugia di Bucchi lancia un ’98 (Di Nolfo), ma soprattutto un 2000: Abdoullaye Traoré. Eccolo, ala in prestito dall’Inter: è lui il primo del nuovo millennio a debuttare in Italia tra A e B. A Benevento intanto stanno imparando a scoprire un ’99, Brignola. Fa la seconda punta, può e deve ancora crescere. Occhio anche ai classe ’98, perché la B ne è davvero un trampolino di lancio: talenti pure come Maggiore dello Spezia, Havlena e Mota dell’Entella, Lukanovic del Novara e Maniero del Cittadella. Segnateveli tutti, faranno strada. Non saranno 2000 come Kean, ma ci si avvicinano molto. Forse in Italia non siamo ancora pronti per veder debuttare un ragazzo di 13 anni, come Dembele nel Celtic, o del 2002, come Kapi nel Galatasaray, ma ci stiamo preparando. Generazione nuovo millennio (del calcio): la loro non è una missione impossibile, il calcio non fa loro paura. I vecchi telefoni e le vecchie console non li hanno neppure visti forse, Putin sì e la par condicio anche. Sono i ragazzi del 2000: benvenuti, il futuro è vostro.