TPO, Branchini: "Fondi? Fenomeno che va regolamentato"
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Data: 27/12/2016 -

TPO, Branchini: "Fondi? Fenomeno che va regolamentato"

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Le TPO (Third party ownership) padrone del calcio? I fondi privati sono ormai una realtà anche per la nostra serie A. La crisi ha spinto molti club a cercare finanziatori in grado di collaborare all'acquisto dei cartellini dei calciatori e, a volte, a versare parte del loro ingaggio, permettendo varie forme di speculazione. Argomento che la Gazzetta dello Sport ha voluto affrontare con Giovanni Branchini. Per l'espertissimo agente Fifa le TPO operano già da parecchio tempo:

"Ora in Spagna si scandalizzano per i contratti occulti di Neymar e quelli pubblicitari di CR7. A parte il fatto che quando scendono in campo i papà o i fratelli (Messi e Neymar) accadono solo disastri, vorrei ricordare che Ronaldo (il Fenomeno) scappò da Barcellona per un tema fiscale. Il club voleva che una quota rilevante dello stipendio fosse pagata da terzi con contratti pubblicitari paralleli. E noi scegliemmo l’Inter che, invece, non propose scorciatoie. Purtroppo in Spagna certe abitudini non si sono mai perse. Frequento da sempre Argentina e Brasile. Lì , spesso, mi hanno offerto percentuali dei cartellini: ho sempre detto no per non mischiare gli interessi e non mi sono mai pentito. Spesso in Sud America le società perdevano i giocatori su disposizione dei tribunali del lavoro perché non in regola con gli stipendi. Così chiedevano aiuto a finanziatori esterni, cedendo in cambio quote dei cartellini dei loro talenti".

Il sistema necessita di regole? "Negli anni d’oro la questione dei fondi non ci ha mai toccato perché i club europei acquistavano sempre il 100% dei diritto. Gli inglesi intervennero subito, arginando il fenomeno. Altri sono rimasti a guardare. Diciamo che la storia delle Tpo è servita per distogliere l’attenzione dalle pesanti tematiche sulla corruzione che hanno portato al ricambio dei vertici di Fifa e Uefa. Non bisogna esagerare, ma neanche demonizzare. Le Tpo sono come le medicine, vanno prese nelle giuste dosi. È un fenomeno che, se ben regolamentato, può non avere solo controindicazioni. Se un club medio individua un finanziatore esterno per un piano di crescita, può solo avere ricadute positive da determinati apporti. Ben diverso è se si concede eccessivo spazio a figure ingombranti".

Sempre più agenti prendono percentuali sulle vendite future dei calciatori: "Non è una pratica consentita e anche su questo aspetto si dovrebbe riflettere con più freddezza. Un club può anche prevedere dei bonus per un agente ma sono inopportune percentuali sul trasferimento. Invece trovo molto diversa la posizione dell’atleta. Perché non può essere premiato anche da una percentuale sulla plusvalenza del suo trasferimento. Gabigol? È un ottimo giocatore ma all’Inter è difficile togliere il posto a un campione come Icardi. Ad esempio al Sassuolo avrebbe trovato più spazio e poteva spuntare un riconoscimento per la propria valorizzazione. Negli ultimi anni è cambiato anche il volto degli agenti. Aumentati i soldi sul banco, sono entrati in scena molti cacciatori d’affari. E purtroppo, quando arriva un nuovo imprenditore nel calcio, non riesce ad avere pazienza. E per arrivare subito al successo spende spesso a casaccio i propri denari".

In conclusione per Branchini le Tpo non sono un male assoluto, ma c'è bisogno di un controllo: "Questa prospettiva non mi spaventa molto: più aumenta la concorrenza, più risorse ci sono per la crescita del calcio ad ogni latitudine. La mia paura è per i giovani calciatori. Questa pioggia di soldi dà alla testa soprattutto dei genitori degli adolescenti che promettono bene. Ed è in questa fase che i ragazzi avrebbero bisogno della guida di un professionista che, con umanità, li aiuti ad anteporre la carriera sportiva ai guadagni facili. Il problema sono spesso i genitori. Ora la caccia all’agente e la caccia degli agenti inizia quando sono ancora alle medie. E purtroppo molti genitori fanno il lavaggio del cervello ai loro figli, dimenticando che giocare al calcio deve essere soprattutto un piacere. Servono regole implacabili per chi sbaglia: diciamo 10 punti su cui non transigere. Ma se poi nell’arco di due anni spuntano nuove tendenze pericolose, allora i divieti possono diventare 12. È indispensabile un confronto continuo".



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