Fiato sospeso, adrenalina che sale, cuore che pulsa e tabellone che non mente. Il Torino è in vantaggio all'Olimpico al cospetto di una Roma timida e spaesata, colpita nell'orgoglio e nell'anima. Quattro minuti alla fine, Spalletti chiama e Totti risponde: lo stadio si accende. Nemmeno il tempo di entrare in campo che è già 2-2, una manciata di secondi e il 'Capitano' colpisce. Le lancette scorrono, pochi giri e ancora lui, questa volta su rigore, come a dimostrare ancora, per l'ennesima volta, la propria origine, tutt'altro che terrena. "E' immortale come le divinità". Frase fatta direte voi, invece rappresenta in parole semplici, l'essenza di un campione senza tempo: copyright Daniele Rossi.
Tranquilli, senza 'De' in mezzo, perchè il Rossi a cui ci riferiamo, è uno dei pochi che ha avuto l'onore di vestire la maglia numero 10 giallorossa giocando nella stessa squadra di Francesco Totti, negli Allievi Nazionali campioni d'Italia nel 1993. "Sono commosso perchè è stata una storia fantastica, nemmeno la sceneggiatura di un film sarebbe potuta essere così sorprendente" commenta Daniele Rossi ai microfoni di GianlucadiMarzio.com. "Dopo tutte le polemiche degli ultimi giorni, c'è stata proprio la giustizia divina, anche perchè lui, divino, lo è veramente. Ieri ci ha sorpreso per l'ennesima volta, come fa ormai da più di vent'anni. Si sono dette parecchie cose, che non può giocare, che non rinnova, e tanto altro ma credo che con quei quattro minuti, abbia dimostrato quanto valga ancora. Sono felicissimo, Checco è la storia del calcio. E' immortale come le divinità.
Abbiamo vinto lo scudetto Allievi Nazionali del 1993, ma lui è sempre stato dieci spanne sopra tutti. Checco è sempre stato un ragazzo timido, ma con chi conosce bene diventa una persona a volte silenziosa ma sempre con la battuta secca e pronta, di una simpatia e comicità uniche. E' molto semplice, innamorato della sua famiglia e dei figli". Periodo difficile, polemiche e pressioni, ma Checco, come lo chiama bonariamente Daniele Rossi, è un tipetto difficile da abbattere: "Non l'ho visto in difficoltà in questo periodo, ma ha mantenuto sempre la fronte ben alta. Ha provato un pò di tristezza, legata al fatto che non può giocare, che non lo fanno giocare. Lui è un professionista esemplare, vive per questo sport e quindi si sente un pochino 'offeso', ma la sua testa e la sua freddezza fanno si che come ogni anno, ogni volta che gli viene detto di essere giunto al capolinea, fa sempre qualche miracolo, dimostrando la sua infinita grandezza".
Spogliatoio unito ma ragazzi terribili quegli Allievi del '93, capaci di mettersi in tasca uno scudetto meritato e sudato: "Io arrivai proprio nel '93 alla Roma, giusto in tempo per vincere quel titolo" commenta Andrea Capponi ai microfoni di GianlucadiMarzio.com. "Fu un emozione grandissima, eravamo tre portieri tra cui Marco Caterini e Marco Storari, anni splendidi. Totti lo conoscevo di fama, era un giocatore pronto per affrontare palcoscenici superiori, ho avuto modo di conoscerlo negli anni in maniera più approfondita e ti posso dire che è sempre stato un giocherellone". In un batter d'occhio, tra un ricordo e un filo di emozione, il discorso scivola sulla grande prestazione di ieri: "Mi ha veramente sorpreso, qualunque giocatore al suo posto avrebbe rifiutato di entrare, magari mugugnando contro l'allenatore. Lui invece ha trasformato quella che sarebbe potuta essere una mancanza di stimoli, visto che mancavano quattro minuti, in voglia di riscatto, dimostrando per l'ennesima volta il campione che è. Io mi sono emozionato e sono stato felicissimo per lui, anche perchè quel rigore poteva veramente ritorcersi contro. Se lo avesse sbagliato avrebbe rovinato tutta la bellezza e l'emozione scaturite dal primo gol. Ma si è preso quella responsabilità e ha sorpreso tutti per l'ennesima volta".
Stessa sensazione del collega Marco Caterini, terrorizzato dall'eventualità che Francesco avesse potuto sbagliare quel penalty: "Non ti nego che la paura mi è venuta, ma alla fine è andata bene. Non ci ha insegnato nulla di nuovo ieri, essere sempre al posto giusto è da campioni". La voce si fa più lenta e dolce quando Caterini, ai microfoni di GianlucadiMarzio.com, ricorda la stagione dello scudetto: "Ero compagno con Francesco nelle Nazionali giovanili in quegli anni, dall'Under 16 all'Under 18. Lui giocava sempre con i ragazzi più grandi ma, pur essendo un campione che veniva dalla Primavera, l'allenatore non lo schierava mai titolare. Poi, però, entrava e in campo e dimostrava di essere Francesco Totti. E' un ragazzo d'oro, si è sempre comportato in maniera uguale con tutti i compagni, dimostrando un lato umano importante".
Ricordi indelebili, cassetti che si aprono, immagini sbiadite ma emozioni ancora vive: che corra il 1993 o il 2016 cambia poco, "Francesco Totti resta immortale come le divinità", Daniele Rossi già lo sapeva. Il mondo del calcio? Beh, lui sta cominciando ad impararlo.