Più di cento gol in carriera, tra Messina, Juventus, Inter e Jubilo Iwata. Ma soprattutto diverse prodezze con la maglia azzurra, con la quale ha sfiorato il Mondiale di Italia ’90, fermandosi sul gradino più basso del podio dopo aver perso la semifinale con l’Argentina di Maradona. E se Matthaus non avesse alzato al cielo la Coppa del Mondo, probabilmente il Pallone d’oro sarebbe andato a Salvatore “Totò” Schillaci, che oggi compie 54 anni.
Dalle prodezze in Serie B al secondo posto del Pallone d’oro, dal Messina alla Juventus. Una scalata verticale compiuta in soli nove mesi, ma chissà come sarebbe stata la sua storia se Antonio Caliendo, all’epoca agente di Schillaci, non avesse convinto Salvatore Massimino, presidente dei siciliani. Un retroscena della stagione 1988/89, svelato nel dettaglio in Grand Hotel Calciomercato.
Una trattativa portata avanti nonostante le diverse difficoltà, in primis i modi leggermente burberi di Massimino. «Buonasera, presidente, sono il manager di Schillaci» - esordì Caliendo. «Manager di che? Mi faccia la cortesia» - rispose il presidente dei giallorossi - e telefono sbattuto in faccia senza troppi complimenti.
Decisivo nell’esito positivo della trattativa fu il ruolo dello stesso Schillaci, che vista la prospettiva di giocare con i bianconeri – sua squadra del cuore – convinse il suo presidente a sedersi al tavolo delle trattative con la Juventus. Da lì in poi tutto in discesa? Neanche per sbaglio, perché Caliendo venne quasi estromesso dalla trattativa dai club, che speravano di concludere direttamente con il giocatore per risparmiare qualcosa. Alla fine l’agente riuscirà a raggiungere il suo assistito a pochissimi secondi dalla chiusura del calciomercato, per trattare le cifre corrette e concretizzare il passaggio di Schillaci alla Juventus.