Anticipo di Lega Pro della Giana di qualche mese fa, chicchierata dopo gara tra l’allenatore Cesare Albè e un dirigente. “Andiamolo a vedere domenica ‘sto ragazzo, si chiama Aldo Ferrari: ha fatto una ventina di gol col Mario Zanconti”. “In Promozione su… Dobbiamo prenderli dalla Serie B, altro che Promozione!”. “Ma è qui a due passi, a Treviglio. Poi lunedì andiamo a vedere l’Albinoleffe”. “E dai, ancora. Dalla B ti dico!”. “Ma la prossima non la giochiamo mica proprio con l’Albinoleffe? Ecco. E andiamo a vedere anche ‘sto Ferrari”. Albè è venuto su dal calcio dilettantistico. E gira e rigira, quel calcio lì, lo tiene sempre d’occhio. A caccia di scommesse. Eccola.
Aldo Ferrari, operaio. Mercoledì, in Coppa Lega Pro, assist e gol su rigore. Giovane, non giovanissimo: classe 1991. Un mancino proprio mica male, 29 reti in Promozione. Aveva conosciuto al massimo la Serie D, da fuoriquota. Poi… “giocavo poco, avevo finito la scuola. Niente università ma nemmeno farmi mantenere. Così ho iniziato a lavorare in un negozio e potevo allenarmi solo di sera”. Dunque Promozione, Fara Olivana con Sola. Poi Mario Zanconti. “Devo dire grazie al mio allenatore Manuel Bonetti che mi ha cambiato la testa. Prima non è che non mi impegnassi, ma ero lì e stop. Poi mi ha fatto capire che bisognava andare sempre a mille, tanti discorsi… E io ho iniziato ad andare a duemila”.
Uno giorno poi, pausa caffè e giornale locale: “La Giana segue Ferrari”. Boom. “Lì per lì, scritto così, ho pensato “va beh, dai”. Va beh niente: ritiro da aggregato, mezza Eccellenza lo aspetta comunque per fare il colpo all’ultimo. “Alla fine non lo prenderanno, e allora noi zac”: insomma non che si gufi, però il pensiero comune è quello. “Sì, c’era interesse, ma non sapevo cosa dire. In fin dei conti mi stavo giocando le mie carte per il professionismo, no?”. Sì. Professionista atipico però. Perché Aldo continua a fare l’operaio: “Lavoro al tornio, non un grande dispendio fisico” minimizza. Intanto il lunedì c’è chi la sveglia non la mette neanche e chi invece lavora come ogni giorno. Lui lavora, poi si allena e gioca in Lega Pro.
Lega Pro, mica Promozione. Quindi, qui, panchina: guardare, imparare, aspettare. E chissà mai che... “Scaldati”. Era già successo con la Pistoiese, qualche minuto nel finale per provare a buttarla dentro. É successo domenica scorsa con la Viterbese... “Ma poi Pinardi ha chiesto il cambio e serviva un centrocampista”. Gara vibrante ad essere diplomatici, tra l'altro. Otto minuti erotti di recupero e proprio in quell'"erotti" Viterbo pareggia. Ma Albé... "anche nelle ultime fasi della gara veniva lì e mi diceva che gli dispiaceva, tipo sedici volte”.
Pochi giorni dopo, però, c'é la Coppa col Pro Piacenza. Ed eccolo lì: “Solo a veder le tribune da fuori...”. Già. Fino a pochi mesi fa in campo quasi si sentivano i telefonini del pubblico suonare. Adesso é lì, nella pancia del Garilli, titolare. Non solo: filtrante, lui taglia in area, palla sul sinistro leggermente defilato e portiere che esce: tira, dai tira… “E’ la prima cosa che ho pensato in effetti, poi Bruno me l’ha chiamata e sapevo che sarebbe stato gol sicuro passandogliela”. Gol, infatti.
Ma favore ricambiato poco dopo. “Sasà me l’aveva detto in allenamento: “Se capita un rigore è tuo, così ti sblocchi anche tu”. Il rigore arriva, Aldo calcia come sempre: gol. L’emozione non ha parole. Ha un sorrisone largo così. Le parole (commozione compresa) ce le mette Albè: “Visto? Sembrava Dybala. Sono proprio contento…”. Altro sorrisone.
E adesso? Qui ci vorrebbe un finale. Nelle favole e nelle storie, quantomeno, si fa così. Ma qui non è mica finita. Oggi la Lupa Roma, domani ripos... si lavora. "Vado avanti. Siamo in tanti, lo so, ma io vado avanti. Sono umile, anche ambizioso però. Vediamo, chissà...".