Una bella prova, per il Toro. Domani arriverà la Roma e la squadra di Sinisa Mihajlovic, tra tante difficoltà (out Belotti, Barreca, Lyanco, Obi e pure Ansaldi è acciaccato) e vittorie mancate vuole cercare di alzare la testa. “Ma, sia chiaro, il Torino non è in crisi”, tuona Mihajlovic in conferenza stampa, cercando di dare un segnale forte a tutto l’ambiente. “La Roma vista con il Chelsea fa paura. Hanno avuto più del 60% di possesso palla, e creato molto, oltre a segnare. Come tutte le squadre, anche loro non sono perfetti e a volte qualcosa in difesa concedono. Dovremo essere bravi ad approfittarne: serviranno concentrazione, concretezza e fortuna. Non siamo qui però a elencare i loro pregi. Giochiamo da Toro, sperando che ci basti. Sono convinto che domani servirà un’impresa per vincere, anche perché veniamo da due gare che non ci hanno soddisfatti. Ed è inutile girarci intorno: ci servono più punti, con una vittoria in più saremmo quinti a 15 punti, e allora non sarebbe successo tutto questo finimondo”.
Miha fa insomma da scudo a tutta la sua squadra, che continua a commettere “Errori individuali” ma che al contempo “crea moltissimo. Questo non è infatti un problema di modulo: dobbiamo essere molto più concentrati, in generale. E anche più concreti: perché con quanto creiamo dobbiamo essere in grado di chiudere le partite, anche in 10 uomini, come non è accaduto contro il Verona. In generale io non cerco mai alibi: ma tra errori individuali, errori arbitrali e infortuni penso che qualche legittimo punto ci manchi. Altri risultati, invece, sono stati pure sottovalutati: contro Bologna e Sampdoria, per esempio, abbiamo dominato, e tutti si aspettavano che vincessimo. La classifica ora dice il valore di quelle due squadre, e dei nostri pareggi”.
Ma cosa manca al Toro per diventare davvero da piani alti? “La concentrazione, appunto, e la concretezza. Ma non l’impegno: quello c’è sempre, i miei ragazzi infatti hanno fiducia in loro stessi. Voi sapete con quanta intensità ci alleniamo sempre, purtroppo è un periodo dove non sempre le cose girano come vorremmo, ma dobbiamo avere la forza per uscirne. Un cambio modulo? Lo escludo: Ljajic rende meglio da trequartista e non ho abbastanza centrocampisti per giocare con il 4-3-3. Penso, anzi, che non verrà cambiata la formazione scesa a Crotone: gli infortuni mi lasciano poche scelte a disposizione. Sadiq? Deve avere fiducia nei suoi mezzi, secondo me domenica scorsa non ha fatto male. Io credo molto in lui”.
Infine, due note di colore. “L’inquinamento a Torino? No, non ha cambiato i nostri piani di lavoro. Due anni fa quando allenavo il Milan disputammo una tournée in Cina, e addirittura per quel problema ci fecero scendere dal pullman per andare a piedi, con i borsoni, allo stadio. Totti? Senza di lui il calcio è più triste. Lo conosco da quando era un pischello, ha vinto meno di quello che avrebbe meritato, ma un saluto come quello dell’Olimpico dello scorso anno ripaga ogni cosa. Mi sembra triste pure lui, ora, come dirigente (ride, ndr). Domani gli parlerò, ma penso che uno come lui debba restare nel calcio e vivere la quotidianità di questo mondo”.
Valentino Della Casa