Si torna in campo, e il Torino di Sinisa Mihajlovic vuole davvero fare la differenza. “Cerchiamo la continuità contro il Chievo” dice l’allenatore granata. “Anche perché la partita di domani è più importante e complicata di quella con l'Inter. Se è vero che non è facile fare quella figura contro i nerazzurri a San Siro, è altrettanto vero che è più difficile confermarsi. Il segreto è utilizzare lo stesso atteggiamento, con il rispetto, che è stato usato contro l'Inter: Castro è Perisic, Radovanovic è Borja Valero. Se lo faremo, allora la differenza la farà il nostro maggiore tasso tecnico. Se no, si perde: il Chievo è una squadra fisica, fa giocare male. Niente distrazioni o rilassamenti: tutto questo è per far capire che se dobbiamo vincere dobbiamo fare bene su tutti i punti di vista. Loro sono pericolosi non solo sui calci piazzati o i cross, ma su tutto. Ogni gara ha una storia a sé. Non si vince solo se si è più forti, serve il 100%, e il rispetto e le grandi squadre sono quelle che non si rilassano, avendo rispetto per grandi e piccole squadre, mettendo in campo la stessa rabbia e convinzione. Noi stiamo inseguendo questa cosa, cioè la continuità. Abbiamo dimostrato di poter giocare bene davanti a 70mila persone in casa dell'Inter, possiamo farlo con tutti”.
È determinatissimo, Mihajlovic. Lo si vede chiaramente. Ma si aspetta che anche la squadra possa rispecchiare in campo tutta questa grinta, a partire da chi è rimasto delusissimo per la Nazionale, come Belotti: “Il Gallo non è un giocatore brevilineo, non è ancora in forma e la potrà acquisire solo giocando. In allenamento si impegna sempre, è generoso, ma se fosse stato in forma, contro Cagliari o Inter avrebbe segnato. E poi è tornato al Filadelfia dopo la delusione contro la Svezia e sembrava sotto shock”. Ed è proprio sulla Nazionale che si sposta, poi, l’argomento della conferenza stampa. Il rammarico, anche da parte di Mihajlovic, è davvero molto: “Io sono serbo, e il mio cuore batte per la Serbia, ma vivo qui da 25 anni, e sono proprio dispiaciuto per quanto successo alla Nazionale italiana. Sembra una cosa quasi surreale: è un vuoto per tutti gli sportivi, non solo per gli italiani. Spero che il Gallo possa mettere in campo tutta la rabbia che ha dentro, e mi spiace per dei grandi giocatori come Buffon, Barzagli, De Rossi, che avrebbero meritato una fine diversa. Nei primi giorni al Filadelfia era sotto shock, poi è andata meglio. Ora sarà necessario ripartire, e ci sono molte cose da fare, ma mi voglio fermare qui perché non è il mio compito. Dico solo che da ct della Serbia accettai l’incarico solo se avessi avuto carta bianca nel poter ricostruire la squadra, mantenendo solo pochissimi giocatori più vecchi. A suo tempo mi dimisi, dopo non essere riuscito a raggiungere l’obiettivo della Qualificazione; ma ora gioca circa l’80% di chi avevo fatto esordire io, e la Serbia ha davanti un futuro importante. Ci vuole molto coraggio per cambiare”.
Nessuna velata polemica, tiene a precisare l’allenatore del Toro, sulle mancate dimissioni di Ventura: “Non voglio partecipare” dice Mihajlovic, “al processo contro di lui. Non mi piace parlare dei colleghi, soprattutto se hanno un precedente al Toro. Lui sa benissimo cosa è successo: questa disfatta è un problema grosso. Lo sa meglio di noi, non serve che glielo ricordi: magari l'Italia a San Siro poteva anche vincerla, ma se tu in 2 partite contro un avversario nettamente inferiore non riesci a segnare nemmeno un gol, allora l'eliminazione ci sta. Ma penso che i problemi arrivino da lontano: Spagna, Israele, Macedonia... Mi spiace dal punto di vista umano per quello capitato a Giampiero, gli faccio un grosso in bocca al lupo e spero di rivederlo presto in campo. Ancelotti? È un grande allenatore, ha vinto tutto e ha allenato squadre importanti. Allenare la Nazionale è comunque un'altra cosa: sarebbe un nome giusto, secondo me. Ma va convinto. E non so se si riuscirà a farlo”.
Infine, un po’ di pretattica pensando proprio a Torino-Chievo: “Le partite dopo la sosta sono sempre un'incognita. Abbiamo anche giocatori che hanno viaggiato, con fusi orari e tutto. Ma penso che sia più una stanchezza mentale, che altro. L'importante è avere tutti i giocatori a disposizione: oggi deciderò bene. Saranno più o meno gli stessi giocatori che sono scesi contro l'Inter. Più o meno... Lyanco, Burdisso o Bonifazi? Il primo per un po’ di tempo è stato infortunato: non sta ancora bene, ha un grande futuro davanti e comunque domani potrebbe partire titolare. Bonifazi invece avrei voluto farlo esordire contro il Cagliari, perché sta bene. Anzi, quando lo guardo in campo, durante l’allenamento, mi chiedo: e ora chi metto? Vedo che stanno tutti bene, dietro ho sempre dei potenziali titolari. Mi spiace non poterli mettere tutti”.
Pochi dubbi invece su Ljajic o Niang: “Rientrano entrambi dagli impegni con le Nazionali. Il primo è stanco, ma carico per quanto è riuscito a ottenere. Spero che qualche gol lo abbia tenuto da parte per noi: non ha probabilmente i 90’ nelle gambe, ma sta meglio di Niang che invece in questi ultimi due giorni non si è allenato per una botta al ginocchio. Vedremo se lo convocherò, nel caso partirà dalla panchina. Lo voglio rivedere, nel caso, come contro l’Inter: ha capito che la sua corsa è frenata non tanto da problemi fisici, quanto da una questione mentale. Deve capire quanto può dare in campo. E può dare molto”.
Valentino Della Casa