Ci voleva una partita importante, forse. Ci voleva sicuramente del tempo. Lo sapevano tutti: aspettiamolo, si diceva di continuo. Perché 70 milioni per Matthijs de Ligt hanno fatto tanto parlare in questi mesi. Sopratutto di fronte a qualche prestazione che non sembrava come quelle dell’anno scorso nell’Ajax. Poi, arriva il derby. Una partita da non sbagliare per tanti motivi. Verrebbe da dire: “Come quello Juve-Ajax” dello scorso anno. Una provocazione, certo. All’Allianz il popolo bianconero rimase a bocca aperta (e asciutta) per il risultato della squadra di ten Hag. In gol? Lui, Matthijs. Un predestinato.
Che fosse un gioiello degli olandesi si sapeva, che potesse essere così determinante forse no. Sei mesi dopo, la storia sembra ripetersi. Altra partita, altro livello, altra competizione. Per la Juve però vincere il derby è un segnale importantissimo, dopo la vittoria faticosa contro il Genoa e il pareggio ancor più difficile col Lecce. Servivano tre punti, di cattiveria. E serviva anche una reazione proprio da lui.
La panchina di mercoledì non era punitiva: normale turn over. Ma è la dimostrazione che per ora Matthijs non è insostituibile. Ma quando mette la zampa al 70’ quasi non gli sembra vero: braccia allargate, trionfo verso il cielo e un urlo che ammutolisce lo stadio “Grande Torino”. E pensare che era stato bene o male così lo scorso aprile. Minuto 67’, gol che non ti aspetti, braccia al cielo.
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Fuor di metafora, proprio quelle braccia gli stanno creando finora troppi problemi. Anche nel derby, un suo tocco di mano poteva costare un rigore alla Juve. Doveri dice di no; Cairo e Comi, a fine partita, pensano il contrario. “Il braccio era attaccato al corpo”, si difende lui, mentre Sarri continua a lavorare per limare quegli errori che ancora non lo rendono il campione che tutti vogliono vedere. Per ora è un ragazzo, che dipinge come “gentili” i suoi compagni, per come lo hanno abbracciato. È un ragazzo che sta diventando grande, a poco a poco.
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Turn de Ligt on? Lo slogan viene semplice. Ci vorrà ancora del tempo, per poterlo dire davvero. Ma una luce, oggi, l’ha accesa davvero. Da tre punti.