Damiano Tommasi si candida a presidente della Figc. Da ieri è ufficiale: “Sì. Ma oggi vorrei rivolgere un appello per costruire insieme il nuovo calcio italiano. Insieme per il nuovo. Non separati per il vecchio”. Ha commentato così la sua scelta al Corriere dello Sport il presidente dell’Assocalciatori: “Noi siamo convinti che nessuno degli altri candidati sia quello che vorremmo per la prossima Federazione. Io mi presento e mi ritiro solo se troviamo una quarta candidatura sulla quale convergere tutti, perché lo statuto prevede questo e perché il calcio italiano deve dare un segnale di unità. Io mi candido per cambiare il calcio italiano, non sono alla ricerca di ruoli o poltrone. Sono disposto a rinunciare alla candidatura se si trovasse una quarta condivisa da tutti. Che eviti un’elezione con più candidati. Che caratteristiche deve avere? Sicuramente avere conoscenza del nostro mondo e comunicare, non dico nell’età, ma comunque nella percezione esterna un tratto di innovazione, di cambiamento. Il calcio ha bisogno di chi conosce il campo, gli spogliatoi, il valore della formazione tecnica. Le prime cose che farei da presidente della Figc? Sicuramente la ristrutturazione del Club Italia, coinvolgendo ex calciatori che hanno fatto la storia della Nazionale. Quindi individuare un percorso che porti poi alla scelta del nuovo ct. Poi individuare un percorso diverso per i Centri federali. Infine portare a termine il progetto delle seconde squadre per individuare, con le Leghe, le forme più interessanti e proficue per il nostro campionato. Come dovrà essere il nuovo commissario tecnico? Deve essere in primo luogo una persona che abbia esperienza internazionale. Quindi deve essere una persona che decida di mettersi in gioco per la Nazionale, sapendo di dover fare qualcosa di diverso rispetto al passato”.
Dalla scrivania al campo: Damiano Tommasi ricorda poi il suo passato da calciatore: “Il contratto firmato a 1500 euro con la Roma? L’anno in cui mi sono fatto male scadeva il mio contratto e avevo deciso di andare via. Poi è arrivato invece mister Spalletti che mi ha chiesto di tornare perché vedeva in me una figura di riferimento per lo spogliatoio. Più volte tornava il dubbio sulle mie condizioni fisiche e quindi ho voluto accettare la sfida di tornare a fare il calciatore non facendo correre nessun tipo di rischio economico alla società. Che ricordo ho dei 10 anni a Roma? E’ stato il periodo decisivo della nostra vita, parlo a livello familiare. Vivere a Roma ci ha cambiato come persone. L’allenatore più importante della mia vita? Non ho problemi a dirlo: Zeman sicuramente è stato qualcosa di diverso. Il compagno di squadra pi intelligente? Stefano Vettori a Verona e Eusebio Di Francesco a Roma. Nella mia carriera ho parato anche una punizione ad Allegri. Sono uno dei pochi portieri a non aver subito gol in Serie A… Negli ultimi minuti è stato espulso Cervone e istintivamente ho detto ‘vado in porta io’.