Dici Sassuolo e pensi a Berardi. Ritorno da protagonista contro il Palermo e subito emozioni. A scrutare bene, però, nel match di ieri al Mapei Stadium c’è di più che la semplice sagoma del numero 25 neroverde. C’è una data da cerchiare in rosso, un 15 gennaio che si lega a doppio filo ad un lontano 13 settembre del 2015. Un anno e quattro mesi dopo, Alessandro Matri bussa due volte.
Come quel piovoso pomeriggio all’Olimpico. Quando una doppietta in dieci minuti permise ai biancocelesti di stendere l’Udinese grazie ai gol dell’ultimo arrivato’. Proprio così, perché c'era solo qualche tifoso pochi giorni prima ad accogliere Matri a Fiumicino. Un taxi e poco altro, prima di conquistare la Nord ed entrare nella storia della Lazio. Doppietta all’esordio da subentrato, solo Chiesa come lui. Battuti Laudrup e Beppe Signori. Mica male come inizio. Da un bis all’altro, con una parentesi interminabile costellata di infortuni, smorfie e ricadute. Fino all’opportunità Sassuolo. Colta con l’entusiasmo di un bambino.
Pochi alti, il gol a Bologna alla nona giornata, e tanti bassi. Fino a ieri. Quando con un destro terrificante e con un tap-in a porta vuota ha rispolverato il suo cognome nelle gerarchie di Di Francesco. Le porte del mercato sembra chiudersi, voci spente e autostima che sale. Il Sassuolo adesso ha bisogno di Matri, rinvigorito da un freddo pomeriggio di gennaio, trasformatosi presto in un quadro da lustrare e incorniciare. ‘Bomber Matri deve sempre giocare’ scriveva Cristian Brocchi sulle lavagne di Milanello quando l’attaccante italiano entusiasmava con la Primavera di Baresi. All’Enzo Ricci forse non si ripeterà la stessa scena, ma Di Francesco, dopo la prestazione di ieri, un pensierino a quel pennarello siamo sicuri che lo avrà di certo fatto…