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Data: 20/11/2018 -

Thiago Motta: "Guardiola è il re del gioco. L'Inter? Fermerà la Juve in campionato"

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Uno degli eroi del triplete nerazzurro del 2010 racconta alla Gazzetta la sua gloriosa carriera e il suo ambizioso futuro
Uno degli eroi del triplete nerazzurro del 2010 racconta alla Gazzetta la sua gloriosa carriera e il suo ambizioso futuro

Thiago Motta, ex centrocampista di Inter e Psg, all'età di 36 anni ha deciso di dare l'addio al calcio giocato e senza perdere tempo si è rituffato in una nuova avventura da allenatore.

E così in una lunga intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport racconta il suo ritiro: "Smettere di giocare è la cosa più difficile al mondo per un calciatore. Ma io sono stato fortunato, perché appena chiusa la carriera sono andato subito a Coverciano e poi ho iniziato ad allenare. Non ho avuto il tempo di pensare. Mi avevano avvertito tanti ex compagni: “Thiago il primo anno è un incubo. Non sai che fare, ti manca tutto”. Ma io l’uscita di scena l’ho programmata prima.. L’ultimo contratto l’ho firmato a metà tra calciatore e allenatore. E ho deciso di chiudere quando ero ancora al top".

Sulla sua filosofia di calcio l'ex calciatore non ha dubbi: "Offensiva, d’attacco. Una squadra corta, che imponga il gioco, pressi alta, sappia muoversi insieme, con e senza palla, affinché ogni giocatore abbia sempre tre-quattro soluzioni e un paio di compagni vicino pronti ad aiutarlo".

"Puoi essere super offensivo con il 5-3-2 e difensivo con il 4-3-3. Dipende dalle qualità degli uomini e dall’atteggiamento. Ho visto un fenomeno come Eto’o fare anche il terzino, dando un esempio che fu il segreto dell’Inter del Triplete".

"Chi è oggi l'allenatore migliore? Guardiola, è il re del gioco. Ma ammiro molto Zidane. Mentre tra quelli che mi hanno allenato Ancelotti è stato il top".

E proprio con l'allenatore di Reggiolo, Thiago Motta ricorda il primo incontro: "Arrivai direttamente dalla Pinetina al centro sportivo del Psg, vestito con quello che avevo: un paio di pantaloni con il cavallo basso, alla turca, che andavano di moda all’epoca. Carlo mi vede, e fa: “Hai firmato?” Io: “Sì mister”. E lui: “Allora adesso ce li hai i soldi per comprarti un paio di pantaloni decenti?”. Lui è sempre positivo, disponibile, sereno. Non pone barriere, sa far sentire tutti importanti. Quando mette uno fuori è il primo a essere dispiaciuto e pensa subito al suo recupero. Ma quando Carlo si arrabbia crollano i muri... Una volta contro l’Evian... No, non posso raccontarlo. Ma chiedete a Ibra...".

"Un vincente. Nel senso che lui in testa ha solo un obiettivo: vincere. Non gli interessa lo spettacolo. Mourinho ha due facce: una felice quando vince, una arrabbiata quando perde. Il suo umore cambia in base al risultato".

Sulla favorita per la Champions l'ex centrocampista afferma: "Cinque squadre: il Barcellona, il Real di Solari, il City che è la squadra che gioca meglio, il Psg e poi la Juve di Ronaldo. In finale la Juve c’era già arrivata. Gli serviva il giocatore che le finali le decide e le fa vincere. Lo ha preso".

E sull'egemonia bianconera in campionato dichiara: "La Juve non deve diventare una scusa per le altre: non vincerà per sempre. Nessuno lo fa. Smetterà. E credo che sarà l’Inter a interrompere questa monarchia".

Intervista integrale sull'edizione odierna della Gazzetta dello Sport



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