Pochi giorni per tornare al meglio ed essere a disposizione di Antonio Conte per gli Europei del mese prossimo. Thiago Motta si prepara ad affrontare la competizione continentale da leader del centrocampo azzurro, nonostante le critiche pervenute da più fronti: "Sto bene, con un paio di giorni di riposo sarò pronto per l’eventuale convocazione finale. Le critiche? Fanno parte del mestiere - ha raccontato alla Gazzetta dello Sport -, ma ci vorrebbe più coerenza. Se mi accusano di essere lento, sorrido: lo sono sempre stato, è come dire che la Gazzetta è rosa. Ho altre qualità. Pessimismo in Italia? Meglio. Qualsiasi cosa faremo in più, andrà bene. Al Psg è l’opposto: grandi aspettative e poi è un flop se vinci 4 trofei su 5 ed esci ai quarti di Champions. Visto l’ultimo Mondiale è normale che i tifosi non siano ottimisti, ma questa Italia ha uno spirito di gruppo molto forte. Restiamo umili e faremo strada.
In Brasile è mancata la coesione, tutti abbiamo fatto errori e qualcuno ha pensato troppo per sé. Giocatori come Balotelli diventano importanti solo se si mettono al servizio della squadra: il calcio non è il tennis. In questa Italia ci sono idee chiare e tutti si sacrificano per i compagni. Sono fiducioso. Verratti? Mi spiace per lui perché ha perso mezza stagione e l’Europeo. Forse la situazione andava gestita meglio. Ci rimettono tutti: lui, Psg e Nazionale. Ibrahimovic? Al Psg manca un d.s. come Leonardo e una struttura efficiente “come alla Juve”. L’addio di Ibra chiude un ciclo, ma la squadra non va rivoluzionata. Zlatan è un esempio di professionalità. Perdiamo un vero leader, al top: sorpreso che non si sia trovato un accordo per continuare. Il Psg ha bisogno di altre star come Ronaldo e Neymar o basta Cavani? «Ronaldo e Neymar sono nomi importanti che fanno la differenza in campo, ma vorrei vedere se sanno comportarsi da leader utili alla squadra, come Ibra. Altrimenti si rischia di regredire. Cavani può cogliere l’opportunità di fare la punta centrale.
Futuro? Come Ibra, valuterò in piena libertà. Se sto bene continuerò a giocare, al Psg o altrove. Altrimenti studierò da allenatore. Quello dell'allenatore è un percorso che mi ispira, non posso non provarci, qui o altrove. Sarebbe bello però che un giocatore arrivato a inizio progetto potesse continuare a far crescere il Psg. Sono convinto di esserne capace e so già cosa vogliono presidente e tifosi: una squadra fedele alla sua filosofia di calcio aggressivo. L'Atletico? Ero tentato, prova che di calcio ne capisco, ma per imparare un altro stile. Non ho rimpianti. Per me è più difficile vincere costruendo, che distruggendolo. Ma l’Atletico ha creduto fino in fondo alla sua filosofia ed è stato premiato".