Né special né normal: chiamatelo semplicemente “The First One”. Perché adesso è in vetta, quella che è sempre stata casa sua, nel triennio juventino. Ha avuto bisogno di dodici giornate, ora è lì. Adesso, Antonio Conte, può guardare tutti dall’alto con il suo Chelsea. La vittoria appena conquistata col Middlesbrough, infatti, lancia i Blues soli al comando, con un punto di vantaggio su Liverpool e Manchester City.
L’allenatore si dice molto soddisfatto di quanto visto in campo: “Abbiamo fatto un’ottima prestazione, contro una squadra molto forte. Il Middlesbrough ha già pareggiato in trasferta contro Arsenal e Manchester City. Sono contento dell’atteggiamento, abbiamo anche creato molto per segnare il secondo gol”. D’altronde, il Boro è una delle difese migliori della Premier League, a discapito di ciò che dice la classifica, che li vede al quindicesimo posto.
Ed è proprio per aver creato così tanto e aver segnato un solo gol, che Conte richiama i suoi. “Dobbiamo essere più concreti, perché in questo campionato basta un calcio piazzato per subire il pareggio” ha concluso l’allenatore, che nasconde serenamente tutta la gioia per il primato in classifica. Perché il segreto è pensare già a come vincere la prossima.
Alti, bassi, ancora alti. Niente più sbalzi, però, per una squadra che ha vinto sei delle ultime sette partite. A settembre, il momento più critico della sua gestione. Le sconfitte con le dirette rivali per le prime posizioni rischiavano di compromettere la permanenza di Antonio Conte sulla panchina del Chelsea. Prima il ko con il Liverpool, poi quello netto con l’Arsenal, in un derby londinese che nessuno vuol perdere. Specialmente quando quei tre punti possono pesare ancora di più sull’economia della stagione. Quindi, le prime voci di esonero. Allontanate, prontamente, con quanto fatto vedere in campo. Nonostante le esclusioni eccellenti.
Alle critiche premature, c’è abituato, Conte. Le dovette fronteggiare già dopo le convocazioni per gli Europei. E quella vista in campo fu una Nazionale appassionante come poche, forse proprio perché il suo top player sedeva in panchina. Perché alla fine ha sempre ragione lui. Anche in Premier League.