"The day after", l'eredità di Roma-Liverpool in 10 punti
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Data: 03/05/2018 -

"The day after", l'eredità di Roma-Liverpool in 10 punti

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Festa di sport. Lo avevano chiesto tutti. La Roma, il Liverpool, i protagonisti in campo. “Facciamo in modo che il ritorno sia una festa di sport” e così è stato. Messi da parte - ma non certo dimenticati - i fatti di Anfield, ieri la città di Roma ha risposto presente. Civiltà e organizzazione, senza che le questioni di ordine pubblico facessero diventare la Capitale una zona militarizzata. 5000 tifosi del Liverpool festanti (e un po’ alticci, va detto) hanno invaso la città, ma l’organizzazione messa a punto dalla Questura, insieme alle forze dell’ordine inglesi e delegati del club, ha fatto sì che tutto filasse liscio. Controlli fin da Fiumicino, zone di ritrovo, navette dedicate da e per lo stadio, il tutto senza restrizioni eccessive. Libertà e controllo massiccio ma discreto. Una lezione italiana al tanto esaltato modello britannico.

Olimpico. La bellezza di uno stadio colmo d’amore. Prima, durante e soprattutto dopo la partita. “Amor che vince il tempo e resta intatto”. La Curva Sud e l’Olimpico tutto hanno dimostrato al mondo cosa vuol dire tifare Roma. Al di là del risultato, come detto dal Capitano a fine partita: “Sono orgogliosissimo della gente che e è venuta qua. Ci hanno sempre accompagnati. Si è creato qualcosa che non vedevo da anni, da quando ero bambino, da Roma-Broendby, Roma-Slavia Praga, partite che non hanno portato un trofeo ma che mi rimangono nel cuore. Serate piene di orgoglio, piene di amore e di romanismo”. Sipario.

Maturità. Finalmente un’eliminazione da squadra matura. Da big. Senza isterismi, senza espulsioni, senza “imbarcate” vergognose. Roma-Fiorentina e Roma-Porto ieri, Roma-Galatasaray l’altro ieri. Oggi Roma-Liverpool. Ad ogni romanista bastano questi ricordi per capire tutto, per cogliere le differenze. Non servono altre parole.

Storia. Va di pari passo con la maturità. Costruire un’identità. Magari non sempre vincente, ma sicuramente non perennemente perdente. Sconfitte come queste aiutano a vincere. Sembra una frase fatta, ma a Roma non è così. Ripartire da qui per alzare un trofeo. Nella Capitale manca da troppi anni e soprattutto, il vero cruccio giallorosso, manca solo alla Roma. Juventus, Inter, Milan, Napoli e Lazio, tutte nell’ultimo decennio hanno vinto qualcosa. Roma no.

VAR. L’ultimo punto non puo’ non comprendere anche una naturale recriminazione. Gli errori arbitrali ci sono stati, è un fatto inconfutabile. All’andata con il gol del 3-0 in fuorigioco e al ritorno, con sviste clamorose che hanno oggettivamente indirizzato la gara. Il fallo di mano e la conseguente espulsione di Alexander-Arnold è un errore macroscopico che con la VAR sarebbe stato segnalato. La Roma non è uscita per colpa dell’arbitraggio, ma per il 5 gol presi ad Anfield, va ripetuto. Ma che nella massima competizione per club non sia ancora presente una tecnologia che esiste già in molti campionati europei e nel prossimo Mondiale, è un fattore non secondario. Crescita, mentalità e maturità. Da qui ripartirà la Roma, così come si spera la UEFA riparta dall’introduzione in Champions League del VAR.

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