Tanti auguri Van Basten: cigno quasi perfetto, così elegante, così tri...
Close menu
Chiudi
Logo gdm
Logo gdm
logo
Ciao! Disabilita l'adblock per poter navigare correttamente e seguire tutte le novità di Gianluca Di Marzio
logo
Chiudi

Data: 31/10/2018 -

Tanti auguri Van Basten: cigno quasi perfetto, così elegante, così triste

profile picture
profile picture
"Bastava solo fermarsi ad osservalo, si restava folgorati. Van Basten non correva, sfilava. Van Basten non dribblava, illudeva. Van Basten non calciava, dipingeva". Il nostro buon compleanno all'ex attaccante del Milan
"Bastava solo fermarsi ad osservalo, si restava folgorati. Van Basten non correva, sfilava. Van Basten non dribblava, illudeva. Van Basten non calciava, dipingeva". Il nostro buon compleanno all'ex attaccante del Milan

“La notizia che devo darvi è corta, semplicemente ho deciso di smettere di fare il calciatore”. Polo a fiori, sguardo fisso in avanti. Deciso, sicuro. Poche parole pronunciate quasi sottovoce, con il desiderio di non voler far troppo rumore. Come se si trattasse di una cosa normale dire addio al calcio a soli 30 anni, come se la presenza di giornalisti e fotografi – quel giorno di metà agosto del ’95 nella Sala delle Coppe di via Turati – fosse quasi ingiustificata. Come se a pronunciare quelle parole fosse stato uno dei tanti, non lui, non Marco Van Basten. “Ma il calcio continua, con me non finisce certo il Milan”. Quasi a voler dar coraggio a chi lo osservava.

Non si poteva non amare Marco, qualunque fosse la fede calcistica. Provate pure a chiedere a chi lo ha visto giocare, non ne sentirete mai parlare male. Impossibile. Perché mai nessuno, in campo, si è avvicinato così tanto al concetto di perfezione come quell’olandese con la nove sulle spalle. Bastava solo fermarsi ad osservalo, si restava folgorati. Van Basten non correva, sfilava. Van Basten non dribblava, illudeva. Van Basten non calciava, dipingeva. E segnava, tanto. Tantissimo. Quasi sempre, in ogni modo. Tre Palloni d’Oro non si vincono mica per caso. Maledetta caviglia. ‘Il Cigno’, lo chiamavano così.

Impeccabile, anche il giorno del suo saluto al popolo rossonero, il 18 agosto 1995. Jeans, camicia rosa e giubbino di renna per l’ultimo giro di campo. Elegante, come sempre. Tra le lacrime di un San Siro mai così emozionato. Marco il ‘Divino’, oggi, da oltre vent’anni dal suo addio, si è trasformato in un cigno triste. Schiacciato, forse, dal peso di una grandezza così pesante da sopportare fuori dal campo.

“Troppo stress, quando non si dorme la notte i giorni sono davvero lunghi”, e allora addio alla carriera di primo allenatore e poi a quella di Direttore dell’Area Sviluppo Tecnico della FIFA (incarico che ha svolto per due anni, prima delle dimissioni dell'ottobre 2018), dove lo aveva voluto fortemente il presidente Infantino: "Grazie davvero per l'opportunità, ma voglio avere la possibilità di passare più tempo ad Amsterdam con la mia famiglia".

Il tutto, col viso e l’espressione sempre impassibile, anche se, ad osservarlo bene, ci si rende subito conto di quanto lontani siano quei tempi in cui incantava sui campi di tutto il mondo.

Inutile guardare indietro, specialmente se tante pagine di quel passato sono state scritte proprio da lui. E allora buon compleanno. Sì, 54 volte. Buon compleanno Marco, poeta del pallone capace di scrivere versi così belli da sembrare pura illusione.



Newsletter

Collegati alla nostra newsletter per ricevere sempre tutte le ultime novità!