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Data: 18/02/2016 -

Tanti auguri Roberto Baggio, eccellenza italiana e d'Italia: il re, semplicemente divino

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"Ogni tanto mi viene ancora da guardare l'orologio e scappare all'allenamento": firmato Roberto Baggio, 49 anni oggi. Il calcio come esperienza totalizzante, che ti tiene stretto e non ti lascia mai più. Anche quando la tua carriera è finita, anche dopo aver vinto quasi tutto e... insomma si potrebbe anche smetterla di pensarci. Dopo quei mille e dannati infortuni, peraltro, che ti hanno fatto passare la voglia di dare anche solo due calci dopo il ritiro. Ma no, niente, è qualcosa che viene da dentro, non ci si può far nulla: il pensiero comunque prima o poi torna lì. Lui che, di fatto, è stato tra i simboli italiani del calcio. Perchè è nelle corde soltanto dei fuoriclasse più puri, il rendere semplice l'idea complessa di un gioco che poi forse tanto complesso non è: Baggio, basta il nome. Nel vederlo giocare sembrava che tutto potesse realizzarsi: occhi lì su di lui, consapevoli di trovarsi di fronte a qualcosa destinato a diventare leggenda, mito, quasi religione. Lo chiamavano 'Divin Codino', non per caso. '10' sulle spalle da Vicenza a Firenze, da Torino a Bologna, da Milano a Brescia: sempre lo stesso numero, quello dei campioni. Di chi rende l'irrealizzabile realizzabile, il difficile facile, il grande piccolo ed il piccolo grande. Roby moderno, immerso in un calcio d'altri tempi. Ogni sua giocata, ogni suo dribbling, ogni sua pennellata erano semplice specchio del concetto stesso di bellezza. L'edonismo calcistico fatto a persona, l’incarnazione di una teoria del piacere tutta sua applicata ad uno sport pragmatico ed utilitario. Genio in movimento, un Pitagora con gli scarpini ai piedi e la maglia sudata. Un'eccellenza italiana rimasta in Italia, senza mai oltrepassarne i confini. Una risorsa tutta nostra, una egoistica volontà - da parte di Baggio - di incantare soltanto per le squadre del suo Paese. Ma, nonostante ciò, i riconoscimenti non gli sono mancati. Uno su tutti: il Pallone d'oro, quasi 25 anni fa. Il 28 dicembre 1993, quando era alla Juventus. Il miglior giocatore d'Europa, di dubbi non ce n'erano. Il re, e di dubbi non ce n'erano. Uno sguardo alla bacheca, un altro all’orologio, “orario di allenamento...”. Magari. Rivivremmo istanti di pura magia. Tanti auguri Roby.


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