Sarà un’altra prima volta storica, per gli Stati Uniti, nel mondo del calcio. Gli USA ospiteranno l’edizione speciale della Copa America, quella indetta in onore del centenario della CONMEBOL, la federazione che raduna quelle delle nazioni sudamericane, storicamente le principali protagoniste della competizione. Ma i tempi cambiano e, anche dal punto di vista sportivo, la cultura americana non vuole essere seconda a nessuno. In un’era in cui il calcio è vettore di floridi investimenti, sviluppo e prestigio, gli Stati Uniti non vogliono rimanere in disparte. Dopo i Mondiali del 1994, ecco che per la prima volta gli States saranno il palcoscenico della competizione continentale.
L’obiettivo è parso subito chiaro: ripartire dai grandi impianti messi in mostra ventidue anni fa e renderli più tecnologici e maestosi, così da non potersi immaginare cornice migliore. In quell’edizione dei Mondiali furono nove gli stadi messi a disposizione, dislocati tre sulla costa ovest, uno al centro (a Dallas, in Texas) e altri cinque sul versante atlantico. Per la Copa, le linee guida della logistica non sono mutate. Gli impianti saranno dieci, nessuno di questi associato in modo fisso a uno dei quattro gironi; stavolta gli stadi del lato occidentale saranno quattro, mentre il resto è rimasto invariato. Sono cambiate parzialmente, però, le strutture impiegate.
Rispetto a USA ’94, verranno riproposti tre stadi storici. Il primo è il Soldier Field di Chicago, che ha ben 92 anni. Questo impianto ospitò la cerimonia d’apertura dei Mondiali, ma venne demolito nel 2002; ricostruito in 13 mesi, ha una capienza di circa 63 mila persone. E’ stato scelto come campo da gioco per una delle semifinali del torneo.
A seguire c’è il Citrus Bowl di Orlando, altra struttura longeva, costruita nel 1936 con una capienza di soli 9 mila posti. Ora, invece, può accogliere 65 mila persone nella sua versione standard: infatti, possono essere aggiunte delle tribune temporanee che aumentano a 70 mila il numero massimo di presenze. L’ultima ristrutturazione, che ne ha aumentato la capienza nella sua stima attuale, è avvenuta nel 1989 ed è stata la sede designata per ospitare la prossima edizione (la 33°) di Wrestlemania, lo show in pay-per-view più importante del mondo del wrestling WWE. L’ultimo dei tre “superstiti” è il maestoso Rose Bowl di Pasadena, California, nonché lo stadio più capiente della Copa, con 92.500 posti. Ha 83 anni di storia ed è stato addirittura nominato monumento storico; fu l’impianto che fece da cornice alla finale che l’Italia perse ai rigori contro il Brasile ai Mondiali, in una gara dove si contarono addirittura duemila persone in più rispetto a quella che era l’effettiva disponibilità di posti a sedere. I due stadi appena descritti sono gli unici dell’elenco a non ospitare al proprio interno delle squadre di NFL, la National Football League.
Sono due, invece, le strutture che sono sorte idealmente e fisicamente sulle rovine di quelle che furono utilizzate ai Mondiali. La prima è lo splendido MetLife Stadium di East Rutherford, nel New Jersey. Questo impianto ha sostituito il Giants Stadium che sorgeva nelle immediate vicinanze, che è passato alla storia per uno degli addii più romantici di sempre: Bruce Springsteen che canta e bissa i suoi successi più famosi, affinché queste siano le ultime note accolte dallo stadio, che tra l’altro ospitò la semifinale di quei Mondiali fra l’Italia e la Bulgaria. Tornando al MetLife, ha un manto di erba sintetica sul terreno di gioco, dispone di 217 palchi extra-lusso, è stato inaugurato da un triplo concerto dei Bon Jovi ed è soltanto al suo sesto anno di vita, per un totale di 82.500 posti. Non poteva essere scelta, con ogni probabilità, cornice migliore per la finale della competizione e per uno dei quarti. Il Gillette Stadium, invece, è stato edificato sulle rovine del Foxboro Stadium, anche questo utilizzato per i Mondiali e calcato dalla nostra Nazionale per gli ottavi di finale con la Nigeria e i quarti con la Spagna. Demolito nel 2002, ha lasciato il posto al nuovo impianto nello stesso anno, in favore di una versione leggermente più capiente (68.700) e moderna; si trova nel Massachusetts e vi si disputerà uno dei quarti di finale.
Proseguiamo con i due gioielli dell’avanguardia. Lo University of Phoenix Stadium, costruito nel 2006, si trova a Glendale, in Arizona, ed è lo stadio dove si giocherà la finale 3°-4° posto, a cui potranno assistervi fino a 63 mila spettatori. L’altro è l’NRG Stadium di Houston, dove si giocherà la seconda semifinale; capienza da 71.500 posti, tirato su nel 2002, ha battuto, grazie alla sua modernità, la concorrenza di due impianti mastodontici situati a Dallas: l’AT&T Stadium e il Cotton Bowl. La particolarità degli stadi di Glendale e Houston è che sono dotati di un tetto retrattile che consente di giocare praticamente al coperto, creando degli effetti acustici davvero considerevoli. Insomma, in puro stile Centre Court di Wimbledon.
Completano l’elenco delle strutture il Lincoln Financial Field di Philadelphia, nato nel 2003, che può contenere 69 mila persone dopo i lavori di ampliamento del 2014; il CenturyLink Field di Seattle, sorto nel 2002 sulle rovine del Kingdome, che ha 67 mila posti e nel quale si disputerà un quarto di finale; in ultimo, il Levi’s Stadium di Santa Clara, in California. Quest’ultimo dovrebbe poter contenere “solo” 68.500 persone; condizionale obbligatorio, se si pensa che in occasione di Wrestlemania 31, lo scorso anno, si contarono 77 mila presenze; è sorto soltanto due anni fa, accoglierà al suo interno una sfida dei quarti di finale e gli appassionati di sport americano lo ricorderanno perché lì si è giocato l’ultimo Super Bowl, il 50°.
Oltre alla storia e al fascino della competizione e delle partecipanti, un motivo in più per seguire la Copa America Centenario saranno le sue cornici. Imponenti, futuristiche, pronte ad accogliere milioni di persone, in perfetto stile USA.