Un comunicato lungo e preciso quello de La Liga in risposta ai festeggiamenti degli organizzatori della Superlega dopo la sentenza della Corte di Giustizia di giovedì 21 dicembre. "LALIGA sottolinea che la sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione Europea (CGUE) non approva la Superlega Europea e che la UEFA ha già incluso nel 2022 una modifica del suo regolamento per l'autorizzazione di nuove competizioni , che si adatta a quanto sta ora pronunciando la CGUE", inizia il comunicato della massima serie di calcio spagnola.
Il comunicato de La Liga sulla Superlega
Il comunicato poi continua: "Anche se i promotori della Superlega sostengono che questa sentenza dà loro ragione, la realtà è che la CGUE è stata chiara nell’affermare che “una competizione come quella del progetto Superlega non deve necessariamente essere autorizzata. Essendo state poste domande generali sulle regole della FIFA e della UEFA, la Corte di giustizia non si pronuncia, nella sua sentenza, su questo progetto specifico.
LALIGA, l'unica lega coinvolta nel procedimento, accoglie con favore queste parole che coincidono con la posizione formale espressa da 23 governi nazionali dell'UE e del SEE, un numero senza precedenti, che si sono uniti alla comunità calcistica e sportiva in generale per difendere la piramide del calcio contro modelli secessionisti come quello rappresentato dalla cosiddetta Superlega Europea.
La sostanza di questa sentenza coincide anche con le conclusioni dell'avvocato generale della CGUE del dicembre 2022, il quale già affermava che "sebbene la società della Superlega europea sia libera di creare una propria competizione calcistica indipendente, al di fuori dell'ecosistema della UEFA o della FIFA, non può, oltre a creare tale competizione, continuare a partecipare alle competizioni calcistiche organizzate dalla FIFA e dall'UEFA senza la previa autorizzazione di tali federazioni."
“La sentenza conferma quello che abbiamo sempre detto: chiunque può organizzare competizioni al di fuori dell’ambito Uefa e Fifa, che non possono essere vietate, e nessuno lo ha messo in discussione. La questione giudiziaria riguarda le condizioni affinché queste competizioni rientrino nell’ecosistema UEFA e FIFA, ovvero devono esserci norme trasparenti, chiare e obiettive per l’approvazione di nuove competizioni. Già nel 2022, la UEFA ha stabilito una procedura per autorizzare nuove competizioni a cui può partecipare la Super League europea o qualsiasi altra competizione”, ha spiegato Javier Tebas, presidente di LALIGA.
Al di là di questa sentenza, l’intero ecosistema calcistico, compresi tifosi, giocatori, allenatori, leghe, federazioni e club, ha parlato forte e chiaro per dire che non vuole un modello che perpetua la partecipazione di pochi privilegiati, restringendo i vertici il mondo, trasformando il calcio europeo in uno sport d’élite invece che in uno sport aperto a tutti.
La creazione di una lega pensata per arricchire i club più ricchi e concentrare il potere in un ristretto numero di squadre privilegiate porterebbe anche alla perdita di decine di migliaia di posti di lavoro e ridurrebbe drasticamente le entrate fiscali dalle casse pubbliche di tutto il continente.
In questo senso, secondo la perizia elaborata da KPMG, solo in Spagna un progetto come la Super League Europea causerebbe la perdita del 55% del reddito globale di LALIGA e dei Club e metterebbe a rischio un settore che genera più più di 194.000 posti di lavoro e 8.390 milioni di euro di tasse all’anno, che rappresentano l’1,44% del PIL.
Lo stesso Parlamento Europeo ha approvato un rapporto che sostiene “un modello europeo di sport che riconosca la necessità di un impegno concreto per l’integrazione dei principi di solidarietà, sostenibilità, inclusione, competizione aperta, merito sportivo ed equità e, di conseguenza, fermamente si oppone alle competizioni frammentarie che minano questi principi e mettono in pericolo la stabilità dell’ecosistema sportivo più ampio”.
Per tutto questo, anche se è stata chiarita la posizione di tifosi, club, leghe, giocatori, federazioni, del Parlamento Europeo, dei governi dell’UE e ora della CGUE, per rafforzare e garantire la difesa dell’ecosistema calcistico europeo, le loro posizioni di lavoro, il loro contributo all’economia, ecc., chiediamo alla Commissione Europea di attivare i meccanismi necessari per introdurre misure legislative che proteggano il calcio europeo da futuri attacchi simili.
È essenziale continuare a lavorare a stretto contatto con federazioni nazionali, leghe, club, tifosi, giocatori, allenatori, istituzioni dell’UE, governi e altre parti interessate per coltivare lo sviluppo del calcio, favorire la crescita e preservare i valori fondamentali che hanno reso il calcio europeo una clamorosa storia di successo che è oggi".