Che sarà, Gila? Forse la calma? I riflettori spenti? O forse l'aria di provincia? Ecco sì, quella. Una semplice brezza senza troppe pretese. Solo gol. Posti tranquilli dove poter segnare. Altro giro, altra volta in provincia. Appunto. Un habitué, ormai. Piacenza, Verona, Parma, Firenze, Bologna, Genova, Palermo, Empoli, ora Pescara. Dopo una piazza “che fa bene agli attaccanti”. Meglio: avrebbe dovuto. Perché al Castellani è andata male (12 presenze e un solo gol in Coppa Italia). Via, si riparte.
C'è un violino da suonare. Magico, irripetibile. Dalle note tutte sue. Quello di Parma e del Mondiale. Quello di Firenze e del Dall’Ara. Quello finito pure in Cina. Pensa te, le mode. Coi cinesi che impazziscono. “Gilardino, suonaci il violino”. Un coro che avranno imparato di sicuro. Magari in italiano, chissà. Ora il Pescara, quel Massimo Oddo che in estate l'aveva anche chiamato: "Gli ho detto di venire, ma ha scelto l'Empoli". Ora lo ritrova per un nuovo inizio. L’ennesimo, poi. Perché a 34 anni non si smette. Stessa passione di prima? “Certo! E stessa voglia”.
Qualcuno gli dia un elisir, avanti. Oppure chiami la Rowling. Perché a uno così, decisivo e prolifico, servirebbe la pietra filosofale per restare sempre giovane. Ma è pura immaginazione (purtroppo). Altrimenti che fantasy sarebbe? Forever Gila, purtroppo non più young. Gli anni passano. Anche se lui non invecchia mai. Tappa a Palermo l’anno scorso. “Figurati, è finito…”. Parlano i fatti: 10 gol, salvezza e criticoni a casa. Con le solite zuccate, ben 53 in Serie A (-2 da Pruzzo). Poi, però, la fine di un’avventura iniziata più che bene: “Non lascio per volontà mia”. C’est la vie.
Gilardino story, che dire? Una carriera sul filo del dubbio, in balia tra il "campione affermato" e il "poteva dare di più". Molto di più: 188 gol in Serie A come Signori e Del Piero però. Non sono pochi. “Ok, tutto molto bello. Ma in quali piazze?”. In provincia. “Facile, dai”. Dicono alcuni. “Facile a dirsi, ma falli te...” Sussurrano altri. Dimenticandosi, magari, di quel periodo al Milan, bene bene all’inizio e poi nel baratro: “Gli ultimi sei mesi sono stati i peggiori della mia carriera”. Ed è in questi momenti che l’Amleto del calcio inizia a comparire: “Campione o non campione?”. Dubbi, dilemmi. Ma tant’è, 188 gol in Serie A inseguendo i 200, forse l'ultimo sogno prima dell'addio definitivo: “L’obiettivo è farne di più! Se penso a farne 200, non ci arrivo. Devo pensare a farne almeno 210…”.
Fiducia in se stesso e nei progetti. Fiducia, stop. Altra parola chiave di una bella carriera: “Nel momento in cui inizio a non sentirla più, mi faccio da parte”. Filosofie di vita, aspetti in cui Gilardino crede molto. Come la famiglia e la religione: “Prego prima di andare dormire”. La fede trasmessa dalla nonna. Forse perché, nel 2001, Gila si frattura lo sterno in un incidente d’auto salvandosi per caso. Shock: “Un miracolo, avevo 18 anni”. Sorte a favore. Inconsapevole che a Parma, qualche anno dopo, avrebbe imparato a "suonare" il violino. Simbolo perenne di una storia che continua: "Smettere? Voglio giocare". E allora coraggio, Gila. Suonalo ancora. Pescara ti aspetta.