Il Mondiale 2014 era ormai vicino, e Luís Suárez era pronto a trascinare l’Uruguay prendendo il testimone di Diego Forlán e diventando la stella principale della Celeste, proprio in Brasile dove Alcides Ghiggia era entrato nel mito dello sport con il gol del Maracanazo.
Ma il 21 maggio, durante un allenamento, scoppiò l’allarme: Suárez si infortunò. Aveva già qualche dolore al ginocchio sinistro dopo uno scontro di gioco in cui aveva subito un duro intervento da Paul Dummett, all’86’ della sfida del suo Liverpool contro il Newcastle, dieci giorni prima. Forse aveva fatto finta di nulla, che sarà mai, solo una botta, c’è un Mondiale da giocare. Ma in quell’allenamento Suárez danneggiò irreparabilmente il menisco: sarebbe servita un’operazione per rimetterlo in piedi.
Tempi di recupero di un mese, un mese e mezzo forse. Troppo. Ma dallo staff medico dell’Uruguay nessuno disse la verità. Nessuno espresse lucido pessimismo. Perché il miracolo era possibile. Tutto era possibile per Manosanta.
Manosanta era il kinesiologo dell’Uruguay. I kinesiologi applicano terapie alternative instaurando una comunicazione con il sistema corporeo. Per questo quelli bravi sono considerati dei veri santoni. E Walter Ferreira era uno dei migliori del mondo. Il problema di Manosanta non era l’infortunio di Suárez, il suo calciatore prediletto. Lo avrebbe guarito in tempo, se avesse potuto. Ma aveva scoperto di essere malato di cancro. Aveva bisogno lui, di cure.
Quando seppe che Luisito, il suo Luisito, quello che aveva conosciuto ragazzino nelle giovanili del Nacional, quando faceva la panchina a Cauteruccio, si era fatto male, Walter Ferreira non ebbe dubbi. Interruppe le sue cure in Uruguay e partì per il Brasile, con l’unico obiettivo, realisticamente impossibile, di rimettere in piedi il Pistolero per la prima partita del Mondiale contro la Costa Rica. Non ci riuscì, l’Uruguay fu sconfitto. La seconda sfida per la Celeste divenne fondamentale. Contro l’Inghilterra. Incredibilmente, 28 giorni dopo l’operazione, Suárez scese in campo, segnò una doppietta decisiva e gli dedicò il gol della vittoria abbracciandolo. Poi arrivò il morso a Chiellini e la squalifica. Suárez non poté dedicare altri gol a Manosanta. Nel frattempo la malattia avanzò, divorò il kinesiologo e alla fine lo sconfisse.
Piangendo in conferenza stampa prima del suo ritorno in nazionale dopo la lunga squalifica, proprio in Brasile contro la Seleção, Suárez aveva immaginato un gol per Manosanta. Sembrava la serata sbagliata con la Celeste subito sotto di due gol, ma l’Uruguay non molla mai, il 2-2 finale non poteva che segnarlo il Pistolero. Maglia per Walter Ferreira, emozione indescrivibile, e record uruguagio: con 17 gol Suárez è oggi sul podio dei migliori marcatori della storia delle qualificazioni mondiali sudamericane, davanti a Messi, alla pari con Zamorano e alle spalle di Salas e Crespo, che ha solo due reti più di lui.
L’Uruguay aspetta il Perù per la prossima sfida. Ci sono un nuovo record da eguagliare e una nuova dedica da firmare...
Rosario Triolo @triolorwww.facebook.com/romanzosudamericano