Si chiama Thomas, come uno dei figli di Buffon. E potrebbe quasi esserlo, in effetti. Nato nel 1995, anno in cui SuperGigi si prese giovanissimo la porta del Parma, e per tutti era già Superman. Thomas Strakosha invece è l'antidivo, preferisce da sempre stare nell'ombra. Con Inzaghi ha stravinto il campionato Primavera. E alla fine i due si sono riabbracciati, allo Juventus Stadium.
Che strana la vita: era reduce dal prestito alla Salernitana, ha fatto panchina in B prima di rientrare a Roma. A poche ore dalla fine del mercato estivo si è ritrovato ad un passo dal Cardiff (Championship inglese). Lotito e Tare l’hanno bloccato proprio mentre Berisha si accasava all’Atalanta. Qualcuno lo classificó velocemente "portierino", qualche errore di troppo, mentre lui sognava la Premier (il campionato dove i giovani giocano, non aspettano in panchina) e mentre la Lazio lo lanciava, e tutti si stropicciavano gli occhi e non facevano altro che parlare di Gigio Donnarumma. E proprio contro il Milan ha esordito in Serie A Thomas, scovato da Tare nel club greco del Paniōnios, acquistato per appena 75.000 euro e arrivato come "Strakosha chi?", o per i più maligni "l'hanno preso perchè è albanese come Tare". Convocato da Gianni De Biasi, con la Nazionale maggiore Albanese ha esordito, guarda un po', proprio contro Buffon e compagni, qualificazioni mondiali di appena qualche giorno fa. Tutto sulle orme di papà Fotaq, ex portiere che per 15 anni è stato uno dei pilastri della nazionale. Il suo riferimento, che da lui pretende tanto, e da cui ha preso serietà e applicazione. Qui in Italia è cresciuto sotto le sapienti mani di Grigioni, storico e leggendario preparatore dei portieri biancocelesti, che non ha avuto difficoltà a metterlo sulla strada giusta. All'inizio nemmeno cercava casa, aveva deciso di restare a Formello. E' senza grilli per la testa, mette in fila qualche parola raramente ma scherza volentieri e silenziosamente con tutti. I compagni lo ammirano, lui gira sempre con le cuffie per ascoltare musica. In testa ha solo il calcio. Basta guardare il suo profilo Instagram per capirlo, e ascoltare la sua prima intervista, magari: "Ho iniziato presto, già a 4 anni. Ho sempre interpretato il ruolo del portiere, mi affascinano le responsabilità che ne derivano: puoi essere decisivo positivamente o negativamente e questo mi carica". E decisivo lo è stato. Chiedere a Dybala per credere.
Il segreto per parare il rigore all'argentino? Strakosha lo ha spiegato ai microfoni di Lazio Style Channel: "Il rigore? In quei momenti pensi di tutto, una grande partita poteva finire in pareggio quando meritavamo la vittoria. Dio mi ha aiutato e ci ha dato questo successo. Con il nostro analista e Grigioni avevamo deciso di andare a destra, anche mio padre me ne aveva parlato e finalmente ho parato un rigore".
Eleonora Serra