In collaborazione con RedBull.com
L’attaccante del Carpi è riuscito a fare un salto oltre la propria ambizione
Bum. Bum. Bum. Che rumore fa un pallone che sbatte sul muro sotto casa? Il rumore della felicità di un bambino di 3 o 4 anni, il rumore che scandisce i suoi sogni. Il suono della sua energia. E qualcosa di quei tempi è rimasto in Giancarlo Malcore. Un milanese cresciuto calcisticamente al sud, alle giovanili del Lecce perché con la famiglia si era trasferito in Puglia (i genitori sono originari di San Donaci). Cambierà città, ma non il suo amore per il calcio. Chi lo conosce lo descrive come un ragazzo umile, voglioso e ambizioso, ma anche uno che ‘morirebbe sul campo’ pur di non lasciarlo. Forte.
Tutta l'energia da mettere in campo
Avere un focus sull'obiettivo
Toglietegli tutto ma non il pallone: come slogan di una vita votata principalmente a questo. E che sofferenza quei 6 mesi fermo prima di ripartire dalla Serie D con il Nardò. Ora è un ex dilettante che gioca e segna con il Carpi in Serie B: la piazza ideale per ripartire dopo aver affrontato situazioni difficili. Sette presenze in gare ufficiali fino a oggi e 3 gol, senza dimenticare la tripletta contro il Chievo e il gol al Napoli al debutto assoluto con la maglia biancorossa. Un assaggio di Serie A, seppur amichevole. L’ambizione porta Malcore ad assomigliare a un treno lanciato verso il futuro, e chissà quali saranno le prossime fermate. Intanto c'è il Carpi. La chiamata giusta, la prima scelta, nonostante altri club di Serie B fossero interessati a lui. E pensare che lo scorso gennaio fu a un passo dal Pontedera: un’attesa di altri sei mesi e invece della Serie C c’era la B ad aspettarlo. La decisione giusta, la firma con i genitori presenti, che emozione.
Mente e corpo sul campo di gioco
Sul tabellino dei marcatori si leggono “gol”, in cuor suo sono tutte rivincite dopo anni di sacrifici: «Sapevo di poter fare affidamento su Giancarlo, conoscevo bene le sue caratteristiche. Lo scorso anno quando giocava nel Manfredonia, la squadra della mia città, non sono rimasto affatto stupito dei suoi 14 gol», ha detto il direttore sportivo del Carpi, Lauriola. Un attaccante del 1993 che ha aspettato i 23 anni per fare il suo ingresso tra i professionisti, con quel suo aspetto da principe azzurro: biondo, occhi chiari.
Il suo soprannome è il Re. Come il grido dell’ultima sillaba cantato dai tifosi del Carpi quando Malcore segna. Mal-co-Re! Un re lavoratore che ogni giorno non vede l’ora di arrivare al campo. Un re militare, che dopo un gol ha spesso riproposto la classica posa dell’attenti per dedicarla alla sua famiglia, al padre che è stato per davvero un militare. Malcore a volte diventa anche un po’ Brontolo, ma solo perché pretende sempre il massimo da sé. La sua storia può sembrare anche una favola: un viaggio iniziato sotto casa, ancora in corso. I suoi traguardi come meta, la sua ambizione come bussola, lungo un viaggio pieno di energia.