Giocare una finale è sempre difficile, un percorso pieno di ostacoli. Se poi la finale in questione è quella dell’Europeo, beh. Allora figurati. Tensione, ansia, eccitazione. E così via, fino al fischio d’inizio. Un vortice di emozioni, un sogno che si realizza. Stefano Fiore è uno di quelli che ha giocato una finale (Euro 2000, Italia-Francia ndr). L’epilogo non fu quello sperato, ma le sensazioni vissute rimarranno per sempre un ricordo indelebile: “A parole è difficile spiegare certe emozioni particolari, che ognuno poi sicuramente vive a modo suo – ha raccontato in esclusiva per Gianlucadimarzio.com l’ex centrocampista della Lazio - in quegli attimi passano per la testa tante cose: si è concentrati ma si divaga anche con la mente. Io sinceramente ero focalizzato sulla possibilità di vincere”.
Gli attimi prima dell’inizio della partita, poi, sono carichi di pathos: “A distanza di tempo ci penso ancora spesso, ricordo di essermi ritirato in camera appena dopo aver appreso da Zoff che sarei stato schierato nell’11 titolare, poi ho contattato tutti gli amici ed i familiari per avvisarli. Volevo isolarmi e concentrarmi. Però questa, ripeto, è una cosa soggettiva. Io, ad esempio, non sono mai stato un tipo scaramantico, uno di quelli che ricorre a riti propiziatori prima delle partite: vivevo l’evento con spontaneità”.
Il campo poi, dove la musica cambia. Magicamente la mente si svuota e le paure rimangono all’interno dello spogliatoio. Subentra l’adrenalina, il coraggio, l’energia: “Appena scesi in campo pensai quanto tutto ciò fosse incredibile: mai e poi mai avrei immaginato di trovarmi lì a giocarmela da protagonista, visto che avevo esordito in Nazionale appena qualche mese prima, a febbraio. Ho realizzato come la vita possa cambiare in fretta. Riuscii a godermi quel momento, fin dal riscaldamento, in un susseguirsi incredibile di emozioni. Guardai ogni cosa, dagli avversari al pubblico”.
Poi l'inno, il fischio d'inizio e l'epilogo. Ahinoi, non proprio quello sperato: “Il momento di massima gioia coincise con quello di massima delusione: eravamo tutti abbracciati, mentre aspettavamo che l’arbitro finalmente fischiasse, stavamo quasi per entrare in campo. Ero sicuro, stavamo per sollevare la coppa. Poi ci fu quella punizione battuta da Barthez che portò al pareggio di Wiltord. Ecco, lì cambiò tutto: realizzai che sarebbe andata a finire al contrario di come fino a pochi attimi prima ce l’eravamo immaginata. Cambiò l’inerzia della partita e andò a finire purtroppo come tutti sappiamo”.
Eppure ripensando a quegli anni non può che scappare un piccolo sorriso, indipendentemente dal risultato finale. Una generazione di talenti che forse avrebbe meritato più di quanto ottenuto, compagni ma spesso amici dentro e fuori dal campo: “Vi racconto un aneddoto: dopochè venimmo a conoscenza della squadra titolare che sarebbe andata in campo, arrivò nella mia stanza Pippo Inzaghi, delusissimo per non essere presente negli 11 titolari. Aveva giocato un grande Europeo mettendo a segni gol importanti, di certo non se l’aspettava quell’esclusione. Era dispiaciuto e provai a consolarlo, ma sapete com’è Pippo, fu tutto inutile. Inconsolabile. Alla fine però chi scese in campo al suo posto fu Delvecchio che segnò il gol del vantaggio, quindi la scelta di Zoff dopotutto si rivelò azzeccata”.
E l’Italia di oggi? Un Europeo tanto al di sopra delle aspettative quanto sfortunato, che indubbiamente ha reso orgogliosi tutti i tifosi azzurri, Fiore compreso: “L’Italia ha fatto una bellissima figura considerando soprattutto il tasso tecnico della squadra. C’erano secondo me 4-5 Nazionali più forti di noi però con l’organizzazione e la voglia abbiamo dimostrato di potercela giocare. Girone a parte, con la Spagna abbiamo giocato alla grande ed anche con la Germania abbiamo fatto il massimo che era nelle nostre possibilità. Siamo stati sfortunati, ma rimane l’ottima figura fatta dalla nostra Nazionale”.
Domani terminerà la manifestazione: in finale non ci sarà l’Italia, ma il fascino dell’Europeo e della finale in sé si sa, va al di là della fede calcistica. Si troveranno di fronte la Francia ed Il Portogallo, forse non proprio le squadre più attrezzate del torneo, ma parlare di sorprese al cospetto di due squadre del genere può risultare davvero riduttivo: “Riguardo alla finale di domani non mi sbilancio, dico solo che la Francia è favorita ma che spesso in partite così i valori si azzerano e che quindi chissà che alla fine la spunti proprio il Portogallo. È stato un bell’Europeo, in cui il tasso tecnico generale si è livellato visto che le cosiddette ‘squadre materasso’ non esistono più, è lecito attendersi delle sorprese”.
Infine, un commento sulla sua ex squadra, la Lazio, protagonista della vicenda che ha visto il dietrofront di Bielsa, dopochè ormai era stata resa nota l’ufficialità del suo incarico da allenatore: “Non conosco i dettagli della situazione, né so di chi è stata la responsabilità, ciò che posso dire è che nessuno ha fatto una bella figura e che anzi, a certi livelli non deve accadere un fatto del genere. Da esterno dico che è stato tutto molto ridicolo”. Chissà quando l’Italia tornerà a giocare un’altra finale di una competizione così importante, quel che è certo è che chi l’ha giocata lo può confermare: giocare certe partite è una sensazione ed un orgoglio davvero indescrivibile.
di Alberto Trovamala