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Data: 04/03/2016 -

Spezia, Nenè si racconta: "Fino a 17 anni un piatto di pasta e fagioli al giorno e niente pallone: facevo il controllore sul bus"

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Sorriso, indici sollevati e sguardo rivolto al cielo. Una scena alla quale i tifosi dello Spezia si sono piacevolmente abituati nelle ultime tre giornate, ovvero da quando Miguel Anderson Da Silva, in arte Nenè, ha ripreso a fare quello che tutti si aspettano da lui, buttare il pallone dentro. Il bomber brasiliano è tornato, dopo un periodo, nelle ultime due stagioni, in cui la palla proprio non voleva saperne di entrare. Nenè si è ripresentato alla grande in questo campionato, dove ha già raggiunto quota otto. La sua è una bella storia, di quelle che piacciono, quasi da favola. "I miei genitori si sono separati quando io avevo due anni" - racconta l'attaccante di Sorocaba ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com - "Papà se ne andò di casa e così mia madre e mio nonno facevano quel che potevano per mantenere me e i miei due fratelli più grandi. Decisi ben presto di rimboccarmi le maniche e di dare una mano anche io e così a dodici anni cominciai a lavorare, facevo il controllore dei biglietti nei bus. La mia era una famiglia povera per anni sono andato avanti con un piatto di pasta e fagioli. Però quel lavoro mi rendeva felice perché mi permetteva di non gravare sulla mia famiglia. Poi a 17 anni mi mandarono via". Nenè con la maglia del Santa Cruz. Nenè con la maglia del Santa Cruz. Nenè, nel frattempo, scopre la sua grande passione per il calcio: "Seguivo la mia squadra del cuore, il Palmeiras e mi esaltavo guardando le giocate del mio idolo Ronaldo, il 'Fenomeno', che all'epoca giocava nell'Inter. Dato che non mi piaceva stare a casa, accettai l'invito di un mio amico che mi portò in una scuola calcio, la  São Paulo Center, dove, oltre agli allenamenti, organizzavano amichevoli con club importanti, anche della serie A brasiliana. Cominciai con loro e un giorno disputammo un'amichevole con il Santos che terminò due a due. Entrambi i gol li misi a segno io e così i dirigenti del "Peixe" mi chiamarono per un provino. Mi presero nella loro Primavera e da lì sono partito. Dopo la Primavera del Santos firmai contratti di 3-4 mesi con squadre di medio livello. La prima stagione importante la disputai nel Santa Cruz, dove feci nove gol nel campionato brasiliano (2006). Quindi c'è stata la chiamata del Cruzeiro. Contratto di quattro anni, il mio trampolino di lancio per l'Europa. Infatti dopo un anno e mezzo (con breve parentesi nell'Ipatinga) andai nel Nacional de MadeiraPrimeira Liga portoghese, dove  misi a segno 20 gol in 28 partite". Nenè con la maglia del Nacional de Madeira Nenè con la maglia del Nacional de Madeira Qui in Italia si guarda al calcio brasiliano come uno sport vissuto con allegria. Ma Nenè ci conferma che non sempre è così: "Molti in Brasile pensano che i calciatori guadagnano troppo e spesso cercano di farsi giustizia da sé. Se vivi nelle grandi città del Brasile devi stare molto attento, devi circolare con auto blindate e con la scorta, perché non sai mai quello che potrebbe succederti. Tra i tifosi di certe squadre ci sono malavitosi e, soprattutto i giocatori più famosi, devono prendere precauzioni se vogliono fare determinate cose. Da questo punto di vista per un calciatore non è facile vivere in Brasile". Gli indici alzati verso il cielo non sono un tentativo di imitazione di Kakà, ma un gesto ben più sentito e significativo. A ispirarlo un ex Barcellona: "E' stato un lento processo, cominciato inizialmente grazie a mia moglie, che mi portò in Chiesa e mi fece conoscere determinati aspetti della religione che prima ignoravo. Poi, una volta arrivato al Cruzeiro, ci ha pensato Giovanni, l'ex Barca. Prima di ogni partita organizzava una riunione dove parlava della Bibbia e da lì sono diventato atleta di Cristo. Qui allo Spezia non sono il solo, ci sono anche Nahuel Valentini, Mario Situm e Leandro Chichizola. Con loro ci riuniamo per una preghiera prima di ogni partita". Nenè con la maglia del Cruzeiro. Nenè con la maglia del Cruzeiro. Dopo il Portogallo l'Italia. Cinque anni a Cagliari, difficile dimenticare: "Devo ammettere che non conoscevo la Sardegna, prima di firmare ho raccolto informazioni su internet con mia moglie. All'inizio è stato fondamentale l'aiuto di Jeda e di uno dei fisioterapisti, Francesco Todde, che è sposato con una mia conterranea. Poi a Cagliari ci sono molti brasiliani che giocano nelle squadre di calcio a 5 locali e sono diventato subito loro amico. Un'esperienza stupenda. Mi è bastato un anno per conoscere e per amare la città. Poi nel corso degli anni ho girato tutta l'isola. Dalla Costa Smeralda a Chia, fino a Villasimius. Posti stupendi che mi sono mancati tanto. Sia io che la mia famiglia siamo stati benissimo a Cagliari". Proprio in Sardegna fece uno dei gol più belli della sua carriera: "Sì, quello contro la Juventus, nel novembre del 2009, è uno dei più belli in assoluto. Però voglio citare anche una rete che feci contro la Fluminense, con la maglia del Santa Cruz. Stoppai di petto, la palla si alzò il tanto giusto e non ci pensai due volte, la misi dentro in sforbiciata. Però ti dico la verità, in realtà ogni gol che faccio per me è bellissimo (risatina, n.d.r.) ". Il tiro che porterà al gol Nenè durante Cagliari-Juventus del 29 novembre 2009. Il tiro che porterà al gol Nenè durante Cagliari-Juventus del 29 novembre 2009. Nenè proverà a riprendersi la serie A con lo Spezia. Gli "aquilotti" si trovano adesso in piena zona play-off: "In Liguria mi trovo benissimo. La scelta di venire qui lo scorso gennaio è stata felice. Ho trovato un gruppo fantastico. I tifosi sono delle persone meravigliose, che mi danno tanta forza. Se hai bisogno di qualsiasi cosa qui a Spezia c'è sempre qualcuno pronto ad aiutarti, è fantastico. Ho scelto questo club perché ho pensato fin da subito che avesse i mezzi per arrivare in serie A. Però dico sempre ai miei compagni di giocare ogni partita come se fosse una finale. Non dobbiamo pensare all'obiettivo promozione, può solo distrarci.  Dobbiamo concentrare tutti gli sforzi solo sulla gara che ci aspetta a fine settimana. Ragionando in questo modo, sì, possiamo puntare alla serie A". E con un Nenè in questo stato di forma sognare è tutt'altro che vietato. A proposito, ma cosa si prova dopo un gol? "Si prova un concentrato di emozioni unico, per qualche secondo vivi in un'altra dimensione. Però permettimi di ringraziare tutti i miei compagni. Se segno significa che mi arrivano le palle giuste e questo è merito della squadra. Che parta dalla panchina o titolare, il mio unico pensiero è fare il bene dello Spezia. Il mio sogno adesso è portare questa squadra in A". Nenè in azione durante Roma-Spezia, ottavi di Coppa Italia. Nenè in azione durante Roma-Spezia, ottavi di Coppa Italia. Per rendere al meglio Nenè ha bisogno anche del contributo di altre tre persone speciali: "Mia moglie e i miei figli. Con loro passo tutto il tempo libero. La più piccola sta per fare quattro anni. Il grande ne ha quindici e gioca nelle giovanili dello Spezia, l'ho appena accompagnato ad allenarsi. Ah, ricordami prima di chiudere che devo andare a prenderlo (ride ancora). Quando loro non sono impegnati con la scuola ci infiliamo tutti in macchina e giriamo l'Italia. Da poco abbiamo visitato Firenze, bellissima. Nel periodo di scuola andiamo spesso al cinema o a cena fuori. Mi piace molto ascoltare la musica gospel. Piatto preferito? Ne ho uno mio, nel senso che l'ho inventato io. E' a base di riso, fagioli, carne e patatine fritte, da consumare rigorosamente in compagnia". Non resta che provarlo... Nenè con la sua famiglia Nenè con la sua famiglia


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