Dopo 16 anni ha portato il titolo allo Spartak Mosca, adesso Massimo Carrera tiferà per la Juventus. Nel 1996, anno dell'ultimo trionfo in Champions, c'era anche lui. Allora la Juventus era favorita, adesso? "No, favorita no. Se la gioca alla pari. Il Real non è inferiore, non scherziamo" - si legge nelle pagine del Corriere della Sera - "Zidane ha imparato benone la lezione italiana, non si farà trovare impreparato. Se la giocherà appunto all’italiana, vedrete. Cautela, buonsenso, tempi giusti d’attesa. Nessuna fretta. Queste partite Zizou le conosce, soprattutto conosce la Juve. Zizouha sorpreso anche me. La chiave? Non basterà fermare Cristiano, la partita sarà più complessa. Un gioco psicologico sottile, una partita di poker. Vince chi resta più freddo. Ma è una finale, non c’è pronostico".
Sullo Spartak Mosca e Leonid Fedun, il proprietario: "Grande appassionato di calcio. Vogliamo crescere ancora. La Champions nell’immediato sarà dura, ma l’obiettivo è rivincere il campionato e andare il più lontano possibile in Europa. Ci proviamo. È stata dura. Un’emozione fortissima. Quando è arrivata la certezza della vittoria io e mia moglie Pinny eravamo a cena in un ristorante di Mosca. Piangevamo come due ragazzini. Sono arrivato come vice? Lo sport è questo, bisogna farsi trovare pronti. È il destino, anche nella vita normale funziona così. Pensavo davvero di fare due partite, quando l’hanno esonerato. Poi però si è creato qualcosa di forte e siamo decollati".
Carrera spiega in cosa consiste la "scuola italiana": "È un misto di astuzia, buonsenso, esperienza, tattica, elasticità. Siamo scrupolosi, sul campo ma non solo. Non lasciamo nulla al caso. Ho smesso molto tardi di giocare, a 44, quindi come allenatore sono alle prime esperienze. E poi con Conte stavo davvero bene, il rapporto era qualcosa di straordinario. Sarei rimasto con Antonio, fosse stato possibile. Da lui ho imparato tutto. Anche questo titolo è in gran parte suo. È il numero 1, il migliore di tutti". In chiusura d'intervista Carrera parla del futuro: "Italia? Non lo so. Fra 15 giorni iniziamo il ritiro in Austria. La testa è già lì. A Mosca, a parte traffico e freddo, sto benone, la lingua non è un problema, ho un interprete geniale che riproduce anche le mie espressioni: se dico una cosa incavolato, lui traduce con la faccia incavolata. Siamo a posto".