Luciano Spalletti ha parlato ai microfoni di Sky Sport al termine della partita del suo Napoli contro il Liverpool di Champions League.
Nella sfida del Maradona, gli azzurri hanno vinto 4-1 contro i vice campioni d'Europa. Spalletti ha dichiarato: "Non mi aspettavo niente di particolare, solo che facessimo la partita per novanta minuti. Il resto viene di conseguenza".
L'allenatore del Napoli ha dunque proseguito: "Volevamo che i ragazzi costruissero l'azione da dietro, facendo tutte quelle cose che il Liverpool fa sempre, a 200 orari. Loro fanno delle sventagliate, dei cambi di gioco con cui non ti danno la possibilità di riequilibrare la squadra. Consapevolezza? Nelle prossime analisi possiamo mostrare questa partita e quella dell'Olimpico per far capire ai ragazzi che stanno facendo le cose giuste. Stasera hanno fatto il Napoli contro una squadra forte come il Liverpool. Il Napoli lo devi far sempre, quando vesti questa maglia, rischiando anche. Quando ci pressavano, siamo usciti, e invece di metterci ansia siamo andati avanti. Rrahmani ha fatto una gran partita, senza concedere nulla. Avere l'equilibrio del fare l'uomo contro uomo è difficilissimo, anche Kim è stato mostruoso. Poi anche a centrocampo hanno corso, recuperando palloni e giocando con qualità. Il mio miglior Napoli? No, l'anno scorso abbiamo fatto grandi partite, poco riconosciute".
Le parole di Giovanni Simeone
Ha parlato ad Amazon Giovanni Simeone, autore del gol del 3-0. "Da quando ho 14 anni ho il sogno di giocare la Champions e me lo sono tatuato sul braccio, sono partito dal basso e dodici anni dopo sono qua. Ringrazio anche quelli che non credevano in me. È stato emozionante stasera, tutti cantavano il mio nome, questi tifosi ti fanno sentire che puoi dare qualcosa in più. Io lo sapevo, me lo sentivo, ero pronto e volevo un’occasione. L’ho avuta e non ho sbagliato. Adesso pensiamo alla bella notte che abbiamo vissuto tutti insieme, vincere contro una squadra così forte significa tanto e ci fa crescere. Prima delle partite chiamo sempre mio padre, mi ha detto che potevo dare una mano in campo e l’ho fatto. Continuerò a chiamarlo tutte le volte".