Quattro punti in due partite, contro Lazio in trasferta e Udinese in casa, dopo la sosta poi ci sarà l'Inter di Spalletti. E' partita bene la Spal di Leonardo Semplici che oggi si racconta a La Gazzetta dello Sport: "Spalletti? Ci conosciamo, abbiamo amici in comune ma non ci frequentiamo. Abbiamo anche giocato contro una volta, forse in un’amichevole tra Cecina e Spezia nel 1989-90. San Siro l’avevo sempre visto in tv, fino a Milan-Zenit del 2012. Quel giorno mi colpì per la grandezza, ancora ricordo la sensazione. È uno stadio che incute un po’ di timore e l’Inter per me è la favorita per lo scudetto, assieme a Juventus e Napoli. Primo stadio? Il campo di San Gimignano dove ho cominciato ad allenare. Una tribuna principale e una più piccola, per il resto si stava in piedi a bordo campo. Però città fantastica. Lo stadio che fa più paura? Forse Bari, dove abbiamo giocato lo scorso anno: è uno stadio importante, particolare. Quello più strano? Il campo di Figline, dove ho vinto il primo campionato da pro’. Di fronte alle panchine, dietro al campo, c’era la ferrovia. Durante la partita passava il treno e qualche passeggero urlava verso il campo. Magari era qualcuno di San Giovanni e non diceva cose simpatiche. Quello a cui è più affezionato? Il campino a Tavarnuzze su cui giocavamo da ragazzi. Era tra le case, prima mettevamo gli zaini per le porte, poi abbiamo comprato i pali e li abbiamo piantati. A un certo punto è diventato un parco giochi, ma noi abbiamo continuato a fare le partite tra lo scivolo e il girello".
Ma chi è Semplici spiegato a chi non lo conosce? "Sono umile, tranquillo, sereno e come tutti a Ferrara vado in bici: l’ho fatto anche domenica, per andare allo stadio per la rifinitura. Ho tanta passione per il calcio e in generale sono una persona che va passettino per passettino. Me lo ha insegnato papà: crederci sempre, in tutte le difficoltà della vita. Dall'esonero al Pisa alla Serie A? Al Pisa non mi fu dato il tempo di lavorare, fui esonerato dopo pochi mesi, senza il tempo di lavorare. All’Arezzo però fu pazzesco: esonerato, ripreso, esonerato ancora dopo l’andata dei playoff. Mi sembrava di essere su “Scherzi a parte”. Certo, è strano: quando ho iniziato ad allenare, il mio punto di arrivo era la Serie D. In fondo avevo sempre giocato lì. Difensore che "picchiava"? Ma no, ero uno alla Rugani: pulito. Picchiava più il mio amico Marco Baroni. Però ero già un allenatore in campo... e in tanto lavoravo. Facevo il rappresentante. Sì, giravo con una valigiona piena di pellame, che proponevo alle aziende produttrici di giubbotti. Non era il mio mestiere ma mi è servito: ero introverso, mi ha aiutato a relazionarmi. Consigli per il fantacalcio? Dei miei Borriello, Lazzari, Mora, ma anche Antenucci, Vicari e Gomis. La Spal in due parole? Propositiva e concreta. In estate abbiamo voluto giocatori che più di tutto fossero motivati, ci interessava quello. Poi punteremo sulla nostra identità di calcio. Sono con vinto che lo stadio ci aiuterà a fa re punti: spero che la A, per me e per noi, sia solo un punto di partenza".