Oggetto del desiderio dell'Inter dalla scorsa estate, il presente di Roberto Soriano parla ancora genovese, sponda Samp. Nel passato le giovanili del Bayern, dove il venticinquenne italo-tedesco è diventato uomo e calciatore: "Sanno abbinare i percorsi di formazione ai centri sportivi che quasi tutti i club, non solo i più grandi e famosi, hanno a disposizione" - si legge nelle pagine di B Magazine - "Quando mi sono trasferito a Monaco ed ero molto giovane, il Bayern mi ha fatto sentire subito 'a casa', mi ha protetto. Avevamo tutto ciò che serviva per pensare solo al calcio. Regole e rigore, certamente, ma anche strutture, organizzazione, personale. Tutti divisi per categoria, in una scala di crescita che poi ha portato tanti ragazzi in prima squadra e in nazionale. I tedeschi puntano sull’educazione allo sport, sulla mentalità, sull’attenzione in ogni aspetto, non solo quello tecnico e tattico".
Giocare in Italia era il sogno di Soriano: "Io sono cresciuto in Germania, ho frequentato scuole e amici tedeschi, però mi sono sempre sentito italiano, in casa si parlava italiano, si mangiavano piatti italiani e si ascoltava musica italiana. Ho sempre coltivato il sogno del calcio italiano, quindi quando è arrivata la chiamata della Samp, proprio negli ultimi giorni del mercato di gennaio del 2009, non ho avuto il minimo dubbio: ho detto subito sì". Nel 2010 fu mandato ad Empoli, a "farsi le ossa" in B: "Esperienza molto formativa, per la prima volta uscivo realmente dal settore giovanile, dovevo andare avanti con le mie gambe ed Empoli in tal senso è un ambiente ideale, senza pressioni, con una società snella e molto vicina alla squadra. In B si cresce sena pressioni? Penso di sì, anche se credo che questa pressioni sia diversa a seconda dalle piazze e, comunque, oggi il torneo della B ha un’ottima visibilità, quindi la pressione c’è e non è sbagliata: per maturare bisogna confrontarsi anche con i problemi".
Altro anno di B nella stagione 2011-2012, stavolta con i blucerchiati: "Dell'anno in B con la Samp ricordo la grande attenzione in tutte le gare. Ricordo i gol, in casa contro il Portogruaro e a Bergamo contro l’Atalanta. Ricordo alcuni compagni, con i quali sono rimasto in contatto anche dopo. Eravamo un bel gruppo, con tanti giovani. E poi ricordo la lunghezza del campionato: con la testa non puoi staccare mai". Quando può soriano segue ancora con passione il campionato cadetto: "La B è bella da seguire, c’è sempre grande equilibrio, la lotta in alto e in basso non finisce mai. Nuovo Soriano? Non credo di essere ancora un termine di paragone, devo farne ancora tanta di strada, però vedo che nell’Under 21 c’è un bel gruppo di giovani, penso a Sensi, Mandragora, Mazzitelli: in B c’è la possibilità per i giovani di mettersi in mostra e la maglia azzurra dà una carica in più".
Ruolo preferito? "Non ho un ruolo preferito in assoluto, preferisco mantenere le mie caratteristiche, soprattutto quella degli inserimenti senza palla. Non posso negare che nelle due stagioni con Mihajlovic sono cresciuto moltissimo, sotto tutti gli aspetti, anche quello di essere più cattivo e determinato in zona gol. E posso fare ancora meglio, devo essere meno buono e bello, servono anche i gol brutti. Questo me lo ripete sempre anche Montella, uno che con i gol ci sapeva fare". Sampdoria? Club speciale: "Mi ha permesso di realizzare il sogno di giocare in Italia e, grazie alla Samp, ho avuto anche il piacere e l’onore d’indossare la maglia azzurra. La Samp non mi ha mai fatto ripensare alla scelta di lasciare il Bayer. La Nazionale è un sogno coronato e da conquistare con il lavoro ogni giorno. Euro 2016? È un traguardo: senza lavoro, sacrificio e dedizione non si raggiunge".