Il procuratore è probabilmente una delle figure più controverse e discusse del calcio moderno.
Un ruolo sicuramente determinate, la cui influenza può talvolta determinare la strada di alcune carriere.
Ma è una figura la cui importanza a livello giovanile assume secondo me una ulteriore e 'pericolosa' sfumatura in ottica di responsabilità, poiché in mano non hai ancora una carriera ma hai un sogno, ed un sogno non prevede mezze misure: o lo realizzi o fallisci.
Mi ricordo di come il segretario della mia squadra nell’anno dei giovanissimi nazionali provò a farmi capire l’importanza di avere un procuratore bravo, mi disse che mi sarei dovuto sbrigare a prenderne uno perché sennò dall’anno successivo sarebbe diventata sempre più dura.
Avevo 14 anni e forse basterebbe questo per far capire quanto sia un mestiere rilevante e ormai radicato nell’ambiente.
Vorrei sfatare subito un mito però perché troppe volte mi è capitato di sentire ragazzi lamentarsi ed addossare ogni colpa del loro insuccesso a un ipotetico sistema corrotto.
Sicuramente non tutti i ragazzi hanno le stesse opportunità, alcuni arrivano molto più avanti di quanto meriterebbero e altri non ottengono quello che avrebbero potuto; ma per arrivare ad ottimi livelli nel calcio giovanile basta dimostrare.
“Sei solo tu e quella porta davanti”, dicevano in una canzone. Il resto sono solo alibi di cui è fin troppo facile riempirsi la bocca.
Io non avevo nessuno e non volevo nessuno, ho sempre pensato erroneamente che il procuratore servisse solo in fase contrattuale, ritrovandomi poi ad essere l’unico “idiota” a non avere il procuratore nella Primavera di una delle migliori squadre d’Italia.
Una cosa che non scorderò mai però è la tremenda impressione che mi fece il primo procuratore che mi ha chiamato per fare un colloquio.
Avevo 16 anni e mi aveva finalmente comprato la squadra dei miei sogni dopo una stagione da circa 17 goal giocando da terzino.
Di tutto quel colloquio, oltre ai lunghi discorsetti e gli anelli che girava e rigirava intorno alle dita, mi è rimasta impressa una frase che mi disse: ”Piacere, complimenti sei molto bravo, io ti conosco bene sono anni che ti seguo!”.
Pensai con un sorriso ironico al perché allora si facesse vivo solo adesso. A questo proposito ritengo sia giusto puntualizzare che ci sono due grossi step nella carriera giovanile di qualsiasi ragazzo: il farsi prendere da una squadra importante e il salto Primavera-professionismo.
E se c’è una cosa che si può dire con certezza quasi matematica dei procuratori è che generalmente ti aiutano solo per il secondo di questi step, loro ti guardano, ti seguono ma aspettano che ce la fai da solo per poi contattarti, questo sempre se ce la fai. Da solo.
Dopo di lui ne ho rifiutati tanti, probabilmente troppi, perché più vai avanti più gli interessi aumentano e non avere qualcuno che li tutela, i tuoi interessi con la società può compromettere drasticamente le chance a tua disposizione o negartele totalmente.
Se non sei Maradona, e non ne ho conosciuti, non avere nessuno soprattutto in una squadra top fa di te una semplice pedina del gioco, e quando non hai più nessuno a guardare gli allenamenti, nessuna tv che segue regolarmente le partite, nessun tifoso a cui dare spiegazioni, è estremamente facile per le società gestire la squadra a proprio interesse.
Uno dei rimpianti della mia “carriera” è probabilmente proprio quello di non aver mai trovato e/o accettato un procuratore con cui riuscir ad instaurare un rapporto di fiducia e di amicizia come invece è capitato a molti miei compagni.
Secondo me è proprio questa la parte più bella del lavoro dei procuratori: seguire un ragazzo, vederlo crescere, vincere insieme.
Consiglierei di non fare come me, perché un procuratore al di là di tutto ti permette di pensare solo al campo, di concentrarti su te stesso, e poi il procuratore a livello giovanile spesso porta gli sponsor e diciamocelo, è una bella soddisfazione poter dire a 16-17 anni che la Nike o l’Adidas ti inviino gratis magliette e scarpe.
A volte ci penso se è stata proprio questa attitudine a non accettare aiuto a compromettermi molte opportunità.
Però sono stato probabilmente anche molto sfortunato perché devo dire mi sono capitate anche cose davvero strane.
La situazione su tutte a cui ancora oggi fatico a dare una spiegazione successe alla fine del primo anno di primavera: ormai rassegnato ero alla ricerca di un procuratore ed un mio compagno di squadra, che oggi gioca in Serie A, mi mise in contatto con il suo, che si dimostrò disponibile e organizzò tramite mio padre un appuntamento per vedersi e parlare.
Non so sinceramente cosa successe nel pomeriggio-sera di quello stesso giorno ma la mattina seguente chiamò per disdire tutto. Ho scoperto poi che era anche il procuratore di un ragazzo di un anno più piccolo che giocava nel mio stesso ruolo negli Allievi Nazionali.
Però boh, questa cosa la sapeva anche il giorno prima e soprattutto ci sono tante squadre in cui giocare, se ritieni che in quella squadra sarei coperto dal tuo assistito me la cambi, alla fine potenzialmente siamo tutti semplicemente soldi.
Il mio primo procuratore, anche se mi è difficile definirlo tale, lo presi invece il secondo anno di Primavera, ancora una volta si fece avanti solo dopo aver trovato un’altra buona sistemazione.
Infatti la squadra del mio cuore che quell’anno avrebbe dovuto giocare la Youth League mi chiamò per dirmi che al mio posto stavano per prendere un promettente straniero e che quindi anche nell’ultimo anno di Primavera non sarei stato titolare.
Per fortuna però qualcuno credeva ancora in me.
Un paio di allenatori mi consigliarono a molte squadre come Atalanta, Genoa, Chievo, Torino e Lazio, ma una fu più convincente di altre e decisi per la prima volta di trasferirmi per il calcio.
Oltre alle squadre fui consigliato a questo procuratore che accettò di seguirmi.
Nuova squadra, nuova città, nuovi stimoli e finalmente un procuratore, sembrava che tutto stesse tornando a girare nel verso giusto, ma lui di persona non l’ho mai visto e i suoi collaboratori mi saranno venuti a vedere tre-quattro volte.
Come anticipato il procuratore a livello giovanile agisce principalmente per il secondo step: il passaggio Primavera-professionismo.
Perché è in quel momento che la sua reputazione e i suoi contatti, in aggiunta a quello che hai fatto in campo, faranno la differenza nell’iniziale fase cruciale della carriera vera; in quel momento si che c’è bisogno di una mano, di qualcuno che ti sappia consigliare che ti faccia sentire importante e ti faccia pensare solo al campo lasciandoti tranquillo a goderti l’estate.
Credetemi fa differenza per la crescita di un giovane aver strappato un contratto da una squadra di serie A o non averlo fatto.
Il secondo step è la fase cruciale del loro lavoro e probabilmente l’unica a livello giovanile davvero necessaria, quel momento determina il tuo sogno, è l’ultimo gradino, il più alto di tutti.
Io per quel passaggio intanto avevo cambiato procuratore, che non credo proprio godesse di chissà quali contatti o reputazione, mentre io invece ero troppo deluso mentalmente per poter accettare ancora compromessi.
Finii in una squadra di C dove non volevo andare fin dall’inizio, mentre lui invece di cercare di aiutarmi fece semplicemente finta di niente, mi aveva “piazzato” e per lui il lavoro era concluso.
Dopo due settimane di ritiro nonostante un probabile posto da titolare ho mollato tutto e sono tornato a casa, non l’ho più rivisto.