"Oggi è il compleanno di Gianfranco Zola...". A mezzanotte puntuale arriva la notifica. "Magic Box" compie cinquant'anni e sembra di ieri l'immagine della sua ultima prodezza in campo: un tiro al volo che si insacca all'incrocio di Buffon. Standing ovation di tutto il Delle Alpi. Da allora è calato il sipario, ma le sue giocate lo renderanno per sempre eterno. Il suo repertorio fatto di finte e controfinte, di movimenti rapidi ed eleganti, con la palla sempre attaccata al piede, lo portano allo stesso livello dei più grandi. Uno dei maestri del giornalismo sportivo italiano, Candido Cannavò lo definì "giocatore meraviglioso" e il suo calcio "pura poesia".
Come dargli torto? La carriera di Zola è una favola da raccontare ai nipotini. Mica facile riuscire a imporsi e a farsi notare partendo da così lontano e in una realtà, come quella sarda, in cui per emergere devi veramente avere qualcosa di speciale. Con la Corrasi il "Maghetto" di Oliena, a dispetto della sua statura, in campo era un gigante e riuscì a farsi notare, richiamando l'attenzione della Nuorese prima e successivamente della Torres. "Tutti dicevano che ero un buon giocatore, che avevo delle ottime capacità" - raccontò il fantasista di Oliena nel corso di un'intervista concessa a GianlucaDiMarzio.com - "I dubbi erano legati al mio fisico: in quel periodo ero piccolo e non ancora sviluppato muscolarmente. Dovevo faticare il doppio e tutto quello che facevo doveva essere fatto molto meglio degli altri".
Nal 1989 arrivò la grande occasione... Luciano Moggi fiutò l'affare e lo portò a Napoli, a lottare per lo scudetto, con campioni del calibro di Maradona, Careca, Alemao: "Ero il classico ragazzo che arrivava dal calcio di provincia e si trovava catapultato in una realtà totalmente diversa, nel calcio che conta. La mia grande fortuna è stata approdare in una squadra dove c'erano campioni straordinari. Maestri eccezionali, tutta gente di grandissimo spessore qualitativo, tecnico e umano. L'altra mia fortuna è stata arrivare lì con lo spirito giusto, con la giusta attitudine: questo mi ha permesso di trarre il massimo dalla grande opportunità che mi era stata data". Maradona finalmente trovò qualcuno più basso di lui, a suo modo di vedere... Ma questa battuta la disse veramente? "Sì, è vera (risata n.d.r.), anche se in realtà non era un gran vanto, visto che si trattava di uno o due centimetri, e se avessi avuto i riccioli come i suoi probabilmente sarei stato più alto io".
"Non avete bisogno di prendere un mio sostituto, c'è già Zola": queste le parole di Maradona prima di lasciare il Napoli. E se l'ha detto il "pibe de oro"... Tuttavia durò poco. Anche Zola lasciò Napoli, per una crisi economica del club, costretto a vendere il fantasista di Oliena. Uno Scudetto e una Supercoppa il bottino dell'esperienza napoletana. Si fece dunque sotto il Parma, squadra prodigio di quel periodo: "Una società quasi unica nel panorama italiano. Un piccolo club che teneva testa alle grandi di Italia e d'Europa, attraverso un calcio apprezzato da tutti. Io arrivai subito dopo la loro vittoria in Coppa delle Coppe. A Parma, nei primi due anni, ho giocato probabilmente il miglior calcio della mia carriera, era una squadra che giocava benissimo. Con i gialloblu mi sono tolto grandissime soddisfazioni e le porto veramente nel cuore".
Dopo Parma, Londra, penultima tappa di una carriera straordinaria. La stampa inglese lo elesse miglior giocatore della Premier nel 1997. Qualche anno dopo i tifosi del Chelsea decisero che Zola era il miglior giocatore dei "blues" di tutti i tempi. La regina Elisabetta rilanciò, e lo elesse "Membro onorario dell'impero britannico". Grandi riconoscimenti, che premiano l'uomo oltre che il calciatore. Zola diventò una stella della Premier e un rimpianto per la serie A. Le sue giocate incantavano i tifosi e gli fecero guadagnare il rispetto e l'ammirazione di compagni e avversari. A Carragher probabilmente torna il mal di testa ripensando al numero di finte che subì prima di cascare a terra ubriacato, durante un Chelsea-Liverpool...
"Sono arrivato a Londra forte della grande esperienza maturata nel calcio italiano e di conseguenza ho potuto sfruttare al meglio tutto quello che avevo imparato negli anni precedenti. In più l'avventura in un torneo nuovo, con una cultura diversa, mi ha dato la possibilità di acquisire una dimensione più ampia e più solida, non solo come calciatore, ma anche come persona. Tutto ciò ha fatto si che la storia con il Chelsea sia stata fantastica". Zola, nel 2002-2003, disputò una delle stagioni migliori con la maglia dei "blues". Abramovic, appena subentrato nella proprietà, gli propose un rinnovo faraonico. Tantissimi club cercano di assicurarsi i numeri di "magic box". Ma al cuore non si comanda. Il Cagliari era in B e in difficoltà da anni: era arrivato il momento di vestire quella maglia. "Aver indossato i colori rossoblu è una delle mie soddisfazioni maggiori. Era un'esperienza che volevo fortemente: finire la carriera a Cagliari... Ci tenevo enormemente. Tra mille difficoltà abbiamo vinto quel campionato di B. Una gioia immensa riportare il Cagliari in A. Mi sono divertito tantissimo in quel biennio".
L'anno della serie A gli regalò gli applausi di tutti gli stadi d'Italia. L'ultimo quello del "Delle Alpi" di Torino, dove Zola realizzò una splendida doppietta, con tanto di complimenti e stretta di mano di Del Piero, Buffon e Nedved. Poi nel 2005 il "maghetto" decise di appendere il cilindro e la bacchetta al chiodo. Un capitolo a parte merita la Nazionale, di cui Zola è stato grande protagonista: lacrime e sorrisi. Lacrime come quelle versate durante Italia-Nigeria di Usa '94, quando l'arbitro messicano Brizio decise di mandare in frantumi il sogno dell'esordio in un mondiale: "Una delle delusioni più grosse della mia vita. A mio avviso non era nemmeno fallo, il rosso è stata una grandissima ingiustizia. Era una gara importantissima per me, il mio esordio in un mondiale, tra l'altro un ottavo di finale. In quel momento mi era cascato il mondo addosso".
Il gol a Wembley, nel 1997, regalò invece una vittoria importantissima alla Nazionale, in un match di qualificazione ai mondiali, sempre molto sentito: "L'altra faccia della medaglia dell'esperienza azzurra. Una rete che rappresenta un momento molto bello della mia carriera, in una gara a cui tenevo tantissimo visto che giocavo in Premier". Da allora gli inglesi hanno cominciato a capire che non siamo solo difesa, contropiede e spaghetti...