L’esultanza è di quelle che ti fanno ricordare qualcuno. Non uno qualsiasi, perché a festeggiare ogni gol in piedi, con le braccia distese e la testa alta è un certo Zlatan Ibrahimovic, mica noccioline. E se ti paragonano a lui, qualcosa di speciale dentro lo devi avere per forza. Soprattutto se fai il tuo esordio in prima squadra a 16 anni e se diventi il cannoniere più giovane di sempre nella storia della tua Nazionale. Sì, Alexander Isak è tutto questo e non solo. Un ragazzo nato con la magia nei piedi e baciato da un destino elitario, che lo porta a segnare due gol nel primo derby della sua carriera. 21 settembre 2016, il giorno del suo diciassettesimo compleanno. A Stoccolma si affrontano le due squadre della città, il Djurgardens da una parte e l’AIK dall’altra. I 30 000 della Tele2 Arena si fanno sentire, per poi vedere i loro beniamini cadere per 3 a 0, travolti dalla doppietta di un ragazzo dalle origini eritree, alto 1,90, che di mestiere fa l'attaccante e che ha il gol nel sangue. Saranno dieci le reti in 24 presenze per Isak a fine stagione, con tutto un paese e non solo che parla di lui, di un fenomeno classe 1999 che non si vede spesso. Perché se giochi in Svezia e sei un talento, la domanda non è più se andrai via o meno, ma quale sarà la squadra che punterà più su di te. E’ già successo nel 2001 con Ibra, che prima rifiuta il provino con l’Arsenal (Perché Zlatan non fa provini) e poi si trasferisce in Olanda, all’Ajax. Quasi 8 milioni di euro la cifra che viene versata nelle casse del Malmo, quel tanto che basta da quelle parti per sostenere economicamente l’intera stagione. Record assoluto per il mercato svedese. Sì, prima che arrivasse Alexander Isak. Lui che è cresciuto all’AIK fin da subito, da quando aveva sei anni. Zlatan l’idolo, ovviamente. Ma il suo esempio è sempre stato Henok Goitom, di origine eritrea come lui e con la sua stessa passione di battere i portieri avversari. Una vecchia conoscenza del nostro calcio, perché è passato da Udine. Pensate, con i friulani gioca una sola partita, nel febbraio del 2005. Il teatro è quello di San Siro, la squadra è l’Inter. L’esito è dei migliori, perché i friulani pareggiano per 1 a 1 proprio grazie ad un suo colpo di testa al 90’. Poi quattro stagioni e tantigol con l’AIK, dal 2012 al 2015, quando decide di fare le valigie per trasferirsi al Getafe. E’ da questo momento che comincia l’avventura di Isak, che appena quindicenne comincia ad allenarsi con i grandi. L’esordio a 16 anni e 5 mesi, in coppa contro il Tenhult. Finisce 6 a 0, lui la butta dentro. Così come una settimana più tardi, quando diventa il cannoniere più giovane di sempre nella storia del campionato svedese. Stesso discorso e stessi record anche con la Svezia, di cui diventa il marcatore più precoce della storia nella notte dell’Armed Forces Stadium con un gol alla Slovacchia. Troppo per non attirare l’interesse delle grandi d’Europa. Raccontano che in occasione di una partita vinta dalla Svezia Under 21 in Estonia, allo stadio ci fossero ben 70 osservaturi di 90 società allo stadio. A muoversi subito è il Real Madrid dei campioni. Le leggende passano da lì prima o poi, rifiutare il fascino e i soldi dei blancos è praticamente impossibile. Non per Alexander Isak, però, che di Ibrahimovic ha forse preso qualche movenza sul campo ma non quella piacevole superbia che lo ha reso grande. Anche perché a Madrid, due anni prima, ci è finito un altro ragazzo prodigio. Lo chiamavano il Messi di Norvegia. Martin Odegaard in Liga mette piede a 16 anni, sostituendo Cristiano Ronaldo. Peccato, però, che da quel momento in poi il campo non lo veda più. Ora è in Olanda, in prestito all’Heerenveen. Essere grandi non vuol dire solo scrivere la storia su un rettangolo verde, ma anche osservare e capire dagli altri. Succede allora che Isak rifiuta la corte dei Galacticos, proprio quando sembrava tutto fatto. Dalla Spagna alla Germania, dal Bernabeu al Westfalenstadion. Dal Real Madrid al Borussia Dortmund. Sì, il ragazzo sceglie la Bundesliga, dove si trasferisce nel gennaio del 2017 per 10 milioni di euro. Zlatan battuto, un altro record scritto. Qui si cresce bene, si punta sui giovani, sui vari Dembelè, Pulisic, Weigl, Emre Mor, Guerreiro e altri ancora. Adrian Ramos è stato dato in prestito al Granada, Aubameyang parte per la Coppa d’Africa. Insomma, ci sono tutti i presupposti per provarci.
Passano dieci mesi, in cui si divide fra giovanili e qualche minuto in prima squadra. Il freddo non gli fa paura, è abituato a Stoccolma. Così come non teme le poche occasioni che gli vengono concesse, perché i campioni sanno anche aspettare. Sanno che, prima o poi, il giorno arriva. Come il 24 ottobre scorso, in coppa di Germania sul campo del Magdeburg. Successo rotondo per il Dortmund, con Isak che impiega appena cinque minuti per fare l’assist a Castro e per segnare di sinistro la prima rete stagionale. Sorriso, corsa sotto il settore ospiti per festeggiare insieme ai suoi tifosi e una gioia piuttosto contenuta. Aspetta altri gol Isak, importanti come quelli che il suo idolo ha fatto sui campi di tutto il mondo. Non può essere altrimenti per un ragazzo predestinato, che ha rifiutato il Real per continuare ad inseguire il suo sogno. Diventare un campione