‘Dottore, dottore…dottore del…’. Corona di alloro in testa e sorriso a trentadue denti… e la pinna dello squalo (la sua esultanza)? “Oggi non c’è spazio…”. Occhio che quest’intervista è un po’ come diritto civile, caro dottor Forte, pensi sia facile…e invece… parliamo della nozione di contratto? “L’accordo di due o più parti per…”. Ci basta, dottor Forte. Sappiamo che sa… non solo segnare!
Dodici gol in ventitré giornate, secondo solo a Mancuso dell’Empoli. Un avversario tosto, ti tiene incollato, guai se molli. Mancuso come… procedura amministrativa? “Anche peggio…”. Il dottor Forte (e così continueremo a chiamarlo per tutta l’intervista perché se lo merita e chi conosce la materia, sa) invece assomiglia a diritto del lavoro. Tosto, lungo (quasi un metro e novanta), ma buono. Scorre (lessico caro ai colleghi universitari) con discreta facilità e lo maneggi (alias ci parli) che è uno spettacolo… “Tanto da farci la tesi! Il rapporto contrattuale del calciatore professionista, c’ero dentro da testa a piedi. Sono partito dalla nozione di rapporto di lavoro per spaziare fino al contratto e allargandomi, un po’ – sia chiaro, non sulla fascia, io devo giocar centrale – fino ai trasferimenti nel mondo del calcio e alla mitica sentenza Bosman”. Corte di Giustizia UE del ’95? “Andiamo con la seconda domanda… quando gioco in casa mi esalto…”.
E’ tutto qui il Forte-pensiero. Nella straordinaria simpatia. Nella non banale semplicità. La sua innata capacità di pragmatismo, di render in termini semplici concetti anche complessi, virtù essenziale del giurista…. “E’ stato un viaggio splendido, ti dico la verità, mi dispiace che sia finita. Perché l’università, soprattutto una laurea magistrale come Giurisprudenza, è esattamente paragonabile al viaggio. Ad un InterRail lungo e proprio per questo stimolante. Parti, tra mille dubbi e incertezze, fai le prime tappe, sei un po’ entusiasta e un po’ preoccupato perché vedi che i tuoi amici in triennale si laureano e tu sei ancora nel mezzo del cammino, ma poi quando inizi a vedere la luce… A quel punto davvero puoi fare il giro del mondo in ottanta giorni”. E poi tu, caro dottore, non ti sei fatto mancare davvero nulla…anche l’Erasmus in Belgio… “Giusto! L’esperienza al Waasland Beveren. Pensa, durante la sessione, partivo la mattina alle 7 da Anversa, arrivavo a Fiumicino, davo l’esame e la sera ero di nuovo in Belgio. Che bei ricordi…”. Il naufragar, sì, è dolce in questo mar.
Mare uguale confini. Bene, parliamo di diritto privato…. “Il mio primo esame! Entro in aula, un’emozione incredibile, non sapevo cosa dire, come comportarmi, mi chiama il professore... riecheggia 'Forte’, cuore che batte a duemila, arrivo alla cattedra… ‘mi parli della successione…’. Presi 18, esco dall’aula abbastanza affranto, dico tra me e me…’ah France, iniziamo bene sì…’. Poi, una volta acquisito il metodo, dico la verità, è stato tutto in discesa. E’ stata l’emozione più bella quella, come la prima volta che entri in un campo da calcio. Esci dalla comfort zone, ti trovi in un’aula con cento persone, pensi ‘oddio ora faccio una figura…’, ti senti osservato…e invece. Cresci, diventi uomo, impari a mettere da parte la tua timidezza. Poi va beh, delle volte era proprio impossibile, diversi anni fa avevo commerciale il giorno dopo Lucchese-L’Aquila in cui feci tripletta, entro in aula, mica c’era un tifoso della Lucchese… ‘aho Forte, ma che ce stai a fa’ qua? Ah comunque grande per ieri…’. Lì non diventai rosso, ma viola, quasi fucsia”.
Metafora fortemente sentita, nel magico mondo del dottor Forte. Uno che, per intenderci, ha scelto di vivere a colori. Non quello viola di FIFA 21 o quello nero di Call of Duty. Il colore universale, quello della conoscenza… “Ho sempre pensato che quella sedicente frase ‘giochi a calcio quindi non puoi studiare’ sia il più grande paradosso della nostra professione. Giochi a calcio, quindi a maggior ragione puoi studiare! Ti alleni due ore al giorno e poi hai tutta la giornata davanti. Io odio sprecare tempo e noi calciatori spesso siamo fin troppo bravi in questo. Se ami ciò che fai, il tempo non è un problema. Anzi è uno stimolo. Io treno, pullman, hotel, ovunque, avevo il mio libro di diritto con me. E’ stata anche una valvola di sfogo, quando le cose in campo andavano male, mi trinceravo ore e ore dentro al manuale di turno. A 25 anni non possiamo pensare di svegliarci tutte le mattine alle 12 o di passare giornate – per come la vedo io – davanti ai video game perché poi questo tempo, fra 40/50 anni non ce lo restituirà nessuno. La cosa più difficile è quando anche nel calcio le cose andavano bene perché magari ti mettevi sul libro e pensavi ‘Ma chi me lo fa fare?’. E’ li che devi trovare lo stimolo in te stesso e nelle persone che hai intorno. La mia compagna, mio papà e mio nonno che sono entrambi avvocati”. Queste dieci righe sono il manuale più bello, un lucidissimo affresco di come dover (sì, categorico!) vivere la giovinezza. E’ una tesi di vita: vera, sincera, autentica. Come i mille attestati di stima che scorre, con gli occhi lucidi tra le chat whatsapp… “Piango un po’ sì, perché l’università è anche questo in fondo, un indicatore del tempo che passa. I messaggi di tanti amici, colleghi, allenatori, l’aver vinto quello scetticismo che nessuno mi palesava ma che sentivo fin troppo bene… ‘Oggi gli diamo il permesso per andare a fare l’esame, ma obiettivamente quando si laurea, dai!?...”.
Dottor Forte, chiudiamo con uno one-to-one. Macchina della verità giuridico-calcistica. Sei pronto? “Vai…”.
Gol nel derby o 30 a diritto amministrativo… attento… “Gol nel derby! Secco, alzo la pinna e poi eventualmente la corona d’alloro”.
Alzo il tiro, occhio… 30 cum laude in procedura penale o gol promozione… “Gol promozione! Di testa, sotto al sette. E poi doppi festeggiamenti….”.
Nel mondo della disperata ricerca del modello, dell’esempio. Ripartiamo da qui. Dalla storia di Francesco Forte. Un esempio: di normalità.