La Serie B è l'isola felice del calcio italiano. In quello che è probabilmente il momento più basso della storia del calcio italiano, il secondo campionato più importante del nostro Paese è la fiammella di speranza per il futuro.
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Dopo la mancata qualificazione degli Azzurri dal Mondiale il problema dell'arretratezza del calcio italiano si è fatto ancora più evidente ma la Serie B può (e deve) essere un punto da cui ripartire. Mancini se ne era accorto già nello stage dello scorso gennaio, in cui era stati chiamati tre giovani della Cremonese: Carnesecchi, Okoli e Fagioli. Intuizioni del ds grigiorosso Simone Giacchetta.
Nel torneo, che in questa stagione è uno dei più avvincenti degli ultimi anni, i calciatori italiani non sono un'eccezione, ma una regola: un calciatore su quattro in B è un under 21 italiano (25,50% del totale) e, più in generale, circa 3/4 sono italiani.
Basti pensare al Benevento, che può contare su Under 21 italiani per un totale del 40,5% dei tesserati, o alla Cremonese, che ha il più alto minutaggio per gli under 21 azzurri nel torneo (26,85% dei minuti totali disputati dalla squadra). E ricordiamoci che la squadra di Pecchia è prima in classifica... Questo per far capire che credere nei nostri giovani, a breve o a lungo termine, può portare dei benefici. E Nicolato, ct degli Azzurrini, l'ha capito fin da subito. La metà dei convocati milita nel campionato cadetto e dall'ultima annata, tra conferme e novità, sono tanti i nomi interessanti per il futuro: Carnesecchi, Okoli, Fagioli, Lucca, Mulattieri, Esposito, Colombo, Cortinovis, Turati, Canestrelli, Plizzari, Pirola e Florenzi.
Il calcio italiano non è morto contro la Macedonia del Nord e favorire la crescita dei ragazzi fin dai livelli in un ambiente come quello della Serie B dev'essere soltanto il primo step ripartire.