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Data: 11/11/2017 -

Seria A, la preparazione per non infortunarsi. E per iniziare subito forte

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Campioni senza preparazione, come il Barcellona

E che la preparazione estiva debba essere annullata, per lo meno come la intendano la maggior parte degli allenatori, a conferma degli studi di Claudio Tozzi, lo testimoni anche Paco Seriul lo, storico preparatore atletico del super Barcellona dei tempi di Rijkaard e Guardiola: “Reputo il pre campionato un concetto totalmente sbagliato. Molto grave. Penso che sia impossibile, in un mese, riempire il serbatoio di un giocatore per un’intera stagione. Impossibile. I preparatori, invece, continuano a puntare sull’importanza del precampionato dal punto di vista fisico. Fare allenamenti doppi e tripli per due settimane non è utile ai giocatori. La conseguenza è un affaticamento che pagheranno per le prime cinque partite di campionato. Per me è necessario prepararsi esclusivamente per la prima partita del campionato. Poi per la seconda … e così via. Non è possibile effettuare una preparazione precampionato di due settimane senza toccare il pallone. Fa male e non è utile. Pertanto, la preparazione fisica va fatta utilizzando il pallone da calcio. Ma parlare esclusivamente di preparazione fisica è un concetto sbagliato”.

L’eccezione per Europei e Mondiali

Continua Tozzi: “Bene, se come detto ne precampionato è difficile applicare la strategia dell’ipersupercompensazione, diverso è il caso dei tornei. Un po’ come ha fatto l’Italia di Conte agli ultimi europei. Il CT predispose un lavoro atletico che sembrava somigliare molto all'accumulo di lavoro illustrato prima. Per funzionare però dovette staccare la spina al momento giusto, cioè verso la fine del primo turno, in modo da sfruttare poi i giorni di riposo che intercorrevano fino alle partire della seconda fase. Guarda caso, dopo circa 7-9 giorni di scarico attivo, scattò proprio nella fase finale del campionato europeo, la iper-super compensazione. Tradotto: doppie sedute massacranti per varie giornate consecutive, al fine di avere un surplus di performance per la seconda parte del torneo, a patto di riposare adeguatamente appena finito il girone di qualificazione. Ma se a un Europeo si fa questo tipo di lavoro si mette allo stesso tempo in conto un rischio, diciamo cosi, calcolato. Perché gli allenamenti durissimi vengono fatti anche a ridosso del primo turno, (che quindi non dovrebbe vedere la nazionale al massimo della forma), ma visto che passano due squadre per girone e le quattro migliori terze, l' allenatore può rischiare il sovraffaticamento controllato. A favore di un ipercompensazione nella fase finale. Peccato però davvero che a nessuno venga in mente di imitare (anche in modo parziale) la Danimarca del 1992, che vinse l' europeo senza aver fatto nessuna preparazione”.

Il caso della Danimarca (ma non è un caso)

Siamo nel 1992, Europei in Svezia. Si qualifica la Jugoslavia, tuttavia pochi mesi prima nel paese scoppia la guerra. Mentre in Svezia stava per iniziare la competizione, la guerra in ex Jugoslavia era in pieno svolgimento. L’anno prima la nazionale della Jugoslavia si era qualificata alla fase finale, che sarebbe poi cominciata il 10 giugno 1992, ma ormai quel paese non esisteva più: distrutto dalle rivalità e violenze. Il 31 maggio la UEFA allora la UEFA decise di chiamare all’ultimo la Danimarca, che era arrivata seconda nello stesso girone di qualificazione della Jugoslavia. Quella Danimarca però era in vacanza, i giocatori erano in giro per il mondo. Ma i calciatori furono richiamati a radunarsi. La stella era Laudrup, ma litiga con l’allenatore e non parete per la Svezia. E così i danesi si presentano agli europei. Ecco la sorpresa: passano il primo turno, vanno alle semifinali, vince con l’Olanda campione in carica di Van Basten, Gullit e Rijaakrd, va in finale con i campioni del mondo della Germania e vince. Insomma, la Danimarca senza preparazione, richiamando all’ultimo i giocatori dalle loro località di vacanza, vinse l’Europeo. “Un caso? No. Semplicemente i danesi erano prontissimi. I più freschi. Ovvio, i giocatori arrivavano dai loro rispettivi campionati, ma sicuramente erano più in condizione degli avversari. E il motivo fa sorridere, sì: non sapevano, fino a pochi giorni prima, di dover partecipare alla manifestazione. I danesi hanno così avuto una supercompensazione del lavoro svolto d’inverno. Semplicemente riposando. Con le debite proporzioni questa dovrebbe essere un esempio dell’importanza del riposo e di arrivare freschi ad un torneo, sfruttando così l’ipercompensazione del lavoro fatto durane l’anno".

Il finto problema delle tournée

"Tutte le squadre che stra vincono campionati e coppe europee in estate fanno sempre le torunrée intercontinentali. Percorrendo addirittura più di 20.000 chilometri nei mesi estivi per i voli in giro per il mondo. Ogni volta che esce fuori qualche infortunio vengono fuori le trasferte come causa. Certo, bisognerebbe adattare le preparazioni, ma non è assolutamente un problema un viaggio in aereo. Anzi. Per lo meno lì riposano. I problemi sono sempre allenamenti, mancati recuperi e alimentazione sbagliate. La trasferta non c’entra nulla, se un giocatore è integro un viaggio in aereo non lo scombussola a livello fisico/muscolare e gioca tranquillamente”.

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Tags: Serie A



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