"Il vero amore può nascondersi, confondersi, ma non può perdersi mai, sempre e per sempre dalla stessa parte mi troverai". Perché alla fine Davide c'è sempre, è solo un po' più lontano. Più nascosto, come cantava De Gregori. Non potrà rallegrare i compagni fra una partita alla playstation e una battuta. Non potrà accoglierli al centro sportivo, abbracciarli dopo un gol. Potrà applaudirli, compiaciuto. Come avrà fatto oggi, con quello che era il suo allievo. Vitor Hugo ha avuto bisogno del suo aiuto per impattare il cross di Saponara. E' salito in cielo, come se spinto dal suo Capitano. Con il Benevento, dopotutto, ci volevano i tre punti. Non poteva essere diversamente, non oggi. Non dopo una settimana del genere. Dopo le migliaia di sciarpe lasciate appese ai cancelli del Franchi. Ce ne sono di tutti i tipi eh. Dalla Juventus all’Empoli, non proprio ben viste in riva all’Arno. Alcune hanno anche un certo valore simbolico: sono le sciarpe ereditate dai nonni o dai genitori. Ricordi del secondo Scudetto, veri e propri cimeli custoditi gelosamente per generazioni. Ma come non lasciarle a Davide? Come le scarpe da calcio allacciate alle inferriate. Simbolo di mille battaglie, di pomeriggi spensierati trascorsi dietro ad un pallone. Anche le figurine Panini, che i bambini e non solo scambierebbero esclusivamente per…altre figurine Panini. Già, i bambini. “Babbo, ma è morto davvero Astori?” Chiedevano con insistenza e incredulità domenica scorsa. In quel maledetto pomeriggio, quando è cominciata una processione senza fine. Prima i loro disegni, poi i primi striscioni dei gruppi organizzati. Dalle 14:30 ad oggi, senza sosta. Tutto in rigoroso silenzio, interrotto solo dagli applausi con cui è stata accolta la squadra al suo ritorno dal Friuli. A Firenze, il giorno dopo, non volava una mosca. Come oggi al Franchi, quando le due squadre si sono portate sotto la tribuna per il consueto saluto che precede il calcio d'inizio. Nonostante il dolore, il freddo e la pioggia. Sì, perché anche il cielo ha cominciato a piangere. Soprattutto dopo l’interruzione di oggi. Scocca il tredicesimo minuto, Pezzella butta fuori la palla, la Fiesole rende omaggio al suo Tredici con una coreografia bellissima. Il gioco riprende ed è subito nubifragio. Ma ai tifosi non importa un bel niente. Rimangono lì, al loro posto. Certo, si mettono la mantella. Non come qualche coraggioso, o follemente innamorato, che in questi giorni si è voluto soffermare davanti al “muro” del pianto. La sera, a mezze maniche, con la maglia viola numero tredici in bella vista. Quasi a espiare la colpa di non essere stato vicino al suo Capitano nel momento del bisogno, in quel maledetto albergo di Udine.
Come mercoledì a Coverciano, nel giorno della camera ardente. File chilometriche per vederlo un’ultima volta. C’era anche chi, con la gamba ingessata, si faceva spazio a fatica. C’erano anche molti bambini, che per un pomeriggio avranno rinunciato all’ora di danza o all’allenamento di atletica. Ai funerali, invece, c’era anche la Juventus. O meglio, una piccola delegazione. Da Buffon ad Allegri, da Barzagli a Chiellini e Bernardeschi. Occhiali scuri, a nascondere la malinconia e le occhiaie di una notte passata insonne. Da Wembley a Piazza Santa Croce. Dove sono stati riempiti di applausi. Sì, avete capito bene: La Juve applaudita a Firenze. Come i fratelli Della Valle, tornati oggi allo stadio. Loro che mancavano da un anno, anche qualcosa in più. Troppo il rancore del popolo fiorentino, troppa la rabbia per una passione che sembrava svanita. Tanti gli striscioni e i cori polemici. Poi, ad un tratto, tutto è cambiato. Perché Davide ha capovolto il mondo, proiettandoci in una terra dove “Ridono i salici e piangono i comici” come direbbe Jovanotti. “Terra degli Uomini”, la canzone con cui la Fiorentina ha voluto celebrare il suo Capitano. Anche oggi, prima del minuto di silenzio. Prima che migliaia di palloncini prendessero il volo. Li avrà raccolti tutti Davide. Li starà tenendo insieme ai fumetti disegnati per lui dai bambini e resi sbiaditi dalla pioggia. Insieme ai messaggi dei suoi compagni e a quelli di tutto il mondo del calcio. Lui non c’è e non ci sarà più. Fisicamente, però. Il suo nome continuerà ad essere annunciato. Come fatto oggi dallo speaker: “Con noi, oggi e per sempre, il nostro Capitano Davide Astori!”. Già, sempre e per sempre. Perché un amore del genere: “Non può perdersi mai”.