“Se domenica segni… 100 euro”. Storia di un WhatsApp come tanti. Lunedì mattina, bonifico puntualmente arrivato: + 100 sul c/c di Alessia Viola. “E siamo già a cinque…”, sorride l’attaccante del Taranto. Perché quel versamento arriva da un destinatario decisamente conosciuto: “Mio fratello Nicolas (centrocampista del Novara, ndr), è iniziato tutto per gioco e adesso…”. Scaramanzia? “No, non sono scaramantico. Sono dell’idea che per raggiungere dei traguardi bisogna faticare e lottare. Con Nicolas è iniziato così, per gioco, io invece mi diverto a ‘sgridarlo’ quando calcia male le punizioni”. Viola, una famiglia nel pallone. “Con lui ho un rapporto speciale, meraviglioso: lo ritengo la mia guida, è sempre stato al mio fianco nei momenti belli ed in quelli meno belli. Con lui ho condiviso lo stesso percorso, settore giovanile della Reggina, poi quel 31 maggio del 2009…” Data da cerchiare in rosso in casa Viola: “Esordio in Serie A al Granillo, contro il Siena, al posto proprio di mio fratello, con i miei genitori in tribuna. Meraviglioso”.
Emozione, quella di Alessio Viola, che traspare ancora oggi a distanza di sette anni da quel giorno. “Insieme abbiamo giocato in Serie B, per noi è un orgoglio: sono pochi i fratelli che sono riusciti a farlo nel mondo del calcio professionistico. Un sogno? Sì, quello un giorno di tornare a giocare con lui. So che non sarà facile, ma ci spero”, racconta l’attaccante del Taranto in esclusiva a GianlucaDiMarzio.com. Già Taranto, ultimo giorno di mercato, estate 2016. “Ho ascoltato tutte le proposte che avevo sul tavolo, poi ho chiesto al mio agente un po’ di tempo, il tempo per una preghiera”, racconta Alessio Viola. “Sì, sono molto religioso e non mi vergogno di ammetterlo, anzi: ho pregato Dio perché mi aiutasse a compiere la scelta giusta e, a distanza di sei mesi da quel giorno, sono felice di poter dire che Taranto è stata la miglior scelta che potessi fare”. Il campo d’altronde parla chiaro: cinque gol, record personale di otto reti lì ad un passo: “Questa città è bellissima, mi ricorda Reggio Calabria, i tifosi poi davvero fantastici. Mi hanno accolto benissimo, non potevo chiedere di meglio. Obiettivi? Sì, due: salvare questa squadra e arrivare in doppia cifra con i gol, non ci sono mai riuscito”.
Anche se lo scorso anno… Foggia, due infortuni e mezza stagione passata in infermeria. “Non volevo farlo, non volevo operarmi: io potrò stare qui ore ed ore a raccontare Foggia, ma quella città, quella gente, quei tifosi bisogna solo viverli. Foggia ti entra dentro e non ti esce più. Ecco, mi spiace non aver ripagato tutto l’affetto ricevuto”. Poi, durante la chiacchierata, spunta il nome di Roberto De Zerbi. E qui la voce di Alessio Viola diventa quasi tremante: mix di emozioni, ricordi, ammirazione: “Lui è il mio padre calcistico, quello che mi ha insegnato in un anno è stato incredibile. Mi ha reso più forte, mi ha reso migliore. Tatticamente è di un’altra categoria: noi giocatori lo scorso anno scendevamo in campo, ma la partita l’aveva già vinta lui durante la settimana. A noi ci rimaneva davvero poco da fare. Il Foggia lo scorso anno ha perso i playoff, ma De Zerbi ha vinto: ha trionfato con i tifosi, con i giocatori, con la città. Non ho mai sentito una sola persona parlare male di lui, nemmeno una”. Feeling ricambiato: “Abbiamo un rapporto speciale. Quest’anno dopo ogni gol trovavo sempre un suo sms sul cellulare…”.
Taranto il presente, la Reggina un meraviglioso passato. “E’ stata la mia casa – confessa Viola a GianlucaDiMarzio.com – e quando nelle scorse settimane sono tornato a Reggio ho avuto la testimonianza che lo è ancora: i tifosi della Reggina hanno regalato a me e Balistreri (l’eroe dello spareggio playout contro il Messina nel 2015, ndr) un applauso interminabile, è stato meraviglioso”. Per lui, da sempre tifosissimo della Reggina (così come il fratello Nicolas e tutto il resto della famiglia, ndr) un’emozione speciale: “Forse, per il troppo amore per la Reggina, in passato ho compiuto delle scelte che mi hanno penalizzato. Ma non rimpiango nulla. Quando la Reggina chiama non puoi mai dire di no”. Pregare, sperare, segnare. Nel nome di Alessio Viola.