Clemens Tönnies, il presidente dello Schalke 04, non è mai stato così sotto accusa. Qualche settimana fa il numero uno del club tedesco è stato al centro delle polemiche in Germania per alcune frasi razziste, cadendo in alcuni stereotipi nei confronti dell'Africa collegando l'aumento della popolazione nel mondo al cambiamento climatico. Insomma, una caduta di stile. In molti si sono indignati, ma anche tanti altri lo hanno difeso, minimizzando le sue dichiarazioni.
Per parlare di questo, bisogna considerare anche il contesto sia della squadra che della città: Gelsenkirchen è infatti una delle città più multiculturali della Germania, dove diverse culture e popolazioni di diverse etnie vivono insieme. Per questo, le parole di Tönnies hanno lasciato sbigottiti anche diversi ex giocatori dello Schalke. Non è un caso che la squadra sia diventata negli anni un punto di riferimento anche per alcuni giocatori con un background multiculturale, da Sane a Ozil. Così sono scesi in campo anche gli ultras, che a differenza di altri non si sono mai apertamente schierati a livello politico negli anni (anche se spesso hanno manifestato idee contro l'estrema destra). Così i tifosi hanno diramato un comunicato in cui chiedevano spiegazioni e condannavano le parole di Tönnies, che nel frattempo si è sospeso per tre mesi dal club.
E così arriviamo a sabato 10 agosto, quando durante il primo turno di DFB Pokal, gli ultras dello Schalke 04 hanno fatto una coreografia specifica per condannare le parole del loro presidente: "Mostriamo al razzismo il cartellino rosso", sostituendo poi in un secondo momento la parola razzismo con Tönnies. Un gesto chiaro da parte della tifoseria. Un gesto che non è assolutamente scontato. Quale sarà il prossimo capitolo di questa storia?