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Data: 29/03/2019 -

Milan, Scaroni: "Se ci diranno di non toccare nulla, andremo via da S.Siro"

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Il presidente del Milan Paolo Scaroni è intervenuto sulla questione stadio
Il presidente del Milan Paolo Scaroni è intervenuto sulla questione stadio

Abbattere lo stadio Meazza o rimodernarlo? Un interrogativo rimbalzato ovunque nelle ultime ore. A fare chiarezza ci ha pensato Paolo Scaroni, attuale presidente del Milan, intervenuto all'evento 'Il Foglio a San Siro': "Vorrei farvi comprendere un percorso logico, che Inter e Milan stanno percorrendo: per vincere nel mondo del calcio servono buoni giocatori, che costano cari e valgono stipendioni. Per avere buoni calciatori bisogna fare profitti, perchè con il FFP non ci può essere più il patron che apre il portafogli e compra tutto. Nel calcio italiano sta succedendo che i nostri ricavi sono fermi al palo: il Milan l’anno scorso ha fatturato 203 milioni, ciò che fatturava nel 2003. Nel frattempo, Real e Manchester United stanno avvicinando il miliardo di euro: il percorso che stanno facendo è legato ad avere uno stadio moderno, pensato per le famiglie. Nel Bernabéu ci sono 7 ristoranti che funzionano per tutta la settimana: noi dobbiamo fare lo stesso percorso che tanti altri hanno fatto 15 anni prima di noi, dove in uno stadio si possa mangiare, fare shopping, stare con la famiglia. Tutto per aumentare i ricavi, comprare grandi giocatori e magari, chissà, rivincere la Champions". 

Scaroni ha poi aggiunto: "Milan e Inter sono alleati per questo progetto, andiamo avanti per uno stadio nuovo, moderno ed efficiente per ambo le squadre. Abbiamo visitato gli stadi del mondo per capire dove andare e dove parare: è ristrutturabile San Siro per farlo diventare come quello dell’Arsenal o del City? Proprio possibile non lo è, non arriverebbe ad essere però una struttura moderna come le altre. Servono mega lavori, ma l’unico modo ragionevole di cui ci stanno parlando tutti è lasciare San Siro alla ristrutturazione e giocare in trasferta. Questo è il dilemma che ci poniamo oggi: bisogna capire cosa ragionevolmente si può fare su questo terreno. Non escludo nemmeno che noi ce ne andiamo da San Siro: la voglia di fare una cosa ben fatta è totale. Se la disputa ideologica ci portasse a dire “non toccate niente”, noi ce ne andremmo.

Il presidente del Milan si è soffermato anche sul paragone con gli stadi di JuventusBayern Monaco: "Confrontando l’Allianz Arena con San Siro, vi rendereste conto che siamo in due mondi: grazie allo Stadium, la Juventus fattura 500 milioni, non 203. Lo stadio è l’ingrediente fondamentale di questo prodotto che è il calcio. Poi c’è anche il discorso del creare una sponsorizzazione, come ha fatto il Bayern con Allianz: noi abbiamo due montagne da scalare, tra risultati sportivi ed economici. E le cose vanno di pari passo". 

Scaroni ha chiarito anche la questione partite del campionato italiano all'estero: "È un tema che non mi sono ancora posto. Vincere lo scudetto mi piacerebbe molto: il Milan è la squadra più tifata nel mondo. Purtroppo i nostri fan stanno invecchiando, non vincendo tanto ci lasciano e molti giovani non ci vedono più come quella squadra vincente di prima. Se non partecipiamo alla Champions per i prossimi 20 anni, non avremo più quei tifosi: noi abbiamo bisogno di entrare in Europa per nutrire anche la nostra azienda. Una società solida trasmette alla squadra armonia, è fondamentale che una società sia forte per avere risultati a medio-lungo termine. Oggi noi abbiamo un azionista molto forte, un ad formidabile con competenze calcistiche maturate per anni in un mondo del calcio dove vogliamo arrivare, con innovazione. Abbiamo Leonardo e Maldini, che oltre ad essere milanisti sono di una competenza tecnica notevole, e da questa macchina efficiente mi aspetto risultati a medio-lungo termine. I tifosi ci credono, lo vedo dalla presenza qui a San Siro". 

Infine un commento sulla querelle Kessie-Biglia: "La società ha preso in mano il tema, ho l’impressione che sia tutto risolto: non è che segua questi episodi, ma la società ha seguito tutto e bene". 



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