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Data: 29/10/2016 -

Sassuolo, Di Francesco: "Dzeko come Batistuta? A me ricorda più Van Basten"

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Dopo la Roma sarà la Lazio a testare il reale stato di crescita del Sassuolo. Amarcord anni '90 per Di Francesco, che la maglia giallorossa l'ha indossata e i biancocelesti li affrontava nei derby. La gara con la squadra di Spalletti non è andata bene, ma il Sassuolo se l'è giocata:

"L’abbiamo affrontata senza timori reverenziali, con spregiudicatezza" - si legge nelle pagine del Corriere dello Sport - "Siamo stati molto aggressivi, per parecchio tempo abbiamo impedito alla Roma di giocare come avrebbe voluto. Poi è uscita la qualità superiore dei loro giocatori ed è stato bravo Dzeko. Oggi la Roma ha un attaccante che ha acquisito maggiore sicurezza e riesce a fare la differenza, non solo per i gol, ma come partecipa al gioco di squadra. Dzeko come Batistuta? Non trovo analogie tra i due. Sono giocatori completamente diversi. Dzeko come attaccante è più completo, aiuta la squadra, mentre Batistuta dentro l’area era impressionante, non sbagliava mai. Dzeko invece deve avere cinque occasioni per segnare. Spalletti ha lavorato molto sull’autostima del giocatore. E’ partito qualche volta anche dalla panchina, ma ora mi sembra un giocatore recuperato, uno che può arrivare senza problemi a venti gol. Ricorda più Van Basten che Batistuta".

Su Florenzi e il discorso scudetto: "Mi dispiace per Alessandro, ci sono passato, posso augurargli una pronta guarigione. E’ un ragazzo forte, che lavora per la squadra. E’ una grossa perdita per la Roma, anche per noi era il giocatore più fastidioso, avevo cercato di arginarlo. Scudetto? La Juve ha ancora qualcosa in più a livello di abitudine a vincere, forse ha anche qualche soluzione in più. Sono due squadre competitive, diventeranno importanti gli scontri diretti. La Juve resta favorita, ma la Roma è forte". Lunga gavetta per Di Francesco, a differenza di Simone Inzaghi e Montella: "Sono contento dei passaggi che ho fatto, vivo questo lavoro con serenità, non ho la frenesia di andare ad allenare chissà dove. Ci sono situazioni che possono portare un allenatore ad accorciare i tempi. Montella e Inzaghi hanno qualità e si vede".

Il Sassuolo è pronto a scalare un altro gradino? "Dobbiamo ancora migliorare sotto tanti punti di vista, non abbiamo fatto mercato con nomi altisonanti, i giovani possono fare bene, ma alcune volte pagano dazio. Ho l’ambizione di allenare ad alti livelli, ma non ho fretta di cercare, devono capitare le situazioni giuste, dove ci sia un progetto per costruire. Qui tutto questo c’è in piccolo, magari può capitare una realtà più grande. Un progetto dove ci sia credibilità e si punti concretamente su un allenatore. Qui è stato così, c’è stata la forte volontà di continuare insieme, ho avuto tre anni di contratto con una clausola rescissoria, non era mai accaduto a Sassuolo. Squinzi vuole puntare sugli italiani, ma è ovvio che se ci sono stranieri bravi li consideriamo. Sarà difficile però che ne prendiamo uno di 30 anni. Noi scegliamo i Primavera della Juventus e della Roma, ma i giovani devono crescere".

Pellegrini e Mazzitelli sono i nuovi "gioiellini" del Sassuolo: "Pellegrini, a differenza di Mazzitelli, ha già fatto più di 20 partite con tre gol in serie A. Lui è un po’ più avanti, anche Mazzitelli si sta abituando alla nuova realtà, la differenza la fa l’intensità negli allenamenti. Pellegrini deve continuare la crescita più tattica che fisica, sono due giovani molto interessanti. Ventura? Il ct se li deve scegliere, da noi ci sono diversi ragazzi interessanti, alcuni hanno già fatto parte della Nazionale. Tra questi anche Sansone. Mi è dispiaciuto essermi privato di lui". Un accenno anche a Totti: "Prima veniva fischiato dagli avversari perché era temuto, però negli anni ha guadagnato simpatia e riconoscenza da parte dalla gente, non capisco però perché debba accadere alla fine della carriera. Sono contentissimo per lui, è bravo, è un amico, merita che venga riconosciuta la sua grandezza. E’ una bandiera, poi mi ha portato le sue maglie, gli sono grato...".

In chiusura d'intervista Di Francesco parla anche del figlio Federico: "Quando giocavo nella Roma era piccolissimo e Totti lo metteva seduto sugli armadietti negli spogliatoi. Magari un giorno quando sarà dirigente o allenatore gli auguro di provare le mie stesse emozioni con il figlio Cristian, non so se da avversari o nella stessa squadra".



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