A un passo dalle 400 presenze in serie A, adesso Paolo Cannavaro non è più il "fratello di Fabio". Carriera di tutto rispetto, con una Coppa Italia vinta con la squadra del cuore, il Napoli. E su una cosa almeno Paolo è convinto di essere migliore: "Io sono più bello di Fabio" - si legge nelle pagine de La Gazzetta dello Sport - "Anche senza capelli. Sono più alto, ho gli occhi azzurri. Il fratello di Fabio? Ci ho convissuto per anni con questa etichetta. Fabio è stato uno stimolo da bambino, un macigno e poi la più grande vittoria della mia carriera. Perché quell’etichetta me la sono tolta. Lui era uno dei difensori più forti di tutti i tempi. Io, a Napoli, il fratello di... Quando mi sono affermato a casa, tornando in A, vincendo la Coppa Italia contro la Juve, la più bella soddisfazione, l’etichetta è sparita".
Con le 400 in A potrebbe arrivare anche il rinnovo: "Vorrei giocare altri due anni, sto bene e non ho mai detto che noia l’allenamento. Fabio è a 421 presenze in A? Posso superarlo, un bel traguardo. In qualche cosa devo pur superarlo, è un modo per prenderlo. Tra di noi il rapporto è sempre stato splendido. Ovvio. Siamo in tre, c’è pure mia sorella Renata, bella pure lei eh... Otto nipotini, ci si trova da Fabio a Natale perché ha la casa più grande di tutti. Ma papà e mamma vogliono stare alla Loggetta, non sono mai voluti andar via. Un orgoglio. Fabio lo stimo tanto. Ha la testa giusta per fare l’allenatore, quando vedi in casa uno che parla solo di quello e muove i bicchieri come i calciatori capisci".
Il calcio, passione di famiglia: "A casa si è vissuto così. Papà Pasquale è stato uno dei più forti difensori nei tornei minori. Gli amici suoi a me e Fabio hanno sempre detto: “Voi siete bravi, lui lo era di più”. Giocando tra amici mi ha fatto un’entrata tremenda a gamba tesa, non ci ho più giocato. Ora a 70 anni si è guadagnato il posto alla Banca di Roma perché era bravo a calcio. A 18 anni vivevo con Fabio a Parma, con Daniela e i bambini e l’incubo del tomino... Ero imbarazzato, ma per loro sono stato un figlio. Poi con Fabio ci ho giocato accanto, che emozione. Lui mi diceva “Mandala via”, Thuram diceva che dovevo uscire palla al piede e giocarla. E mio fratello: “Non lo ascoltare”".
L'esperienza a Napoli: "È casa mia, ci andrò a vivere, a Posillipo. Tutto mi riporta a Napoli. Sono tifoso e i miei figli di più, soprattutto Manuel, 15 anni, che come Adrian, 13 anni, gioca nel Sassuolo. C'è anche il figlio di Fabio, Cristian, 17 anni, non voleva andare in Cina, fa una scuola internazionale a Modena e gioca nella Beretti del Sassuolo. Vive da noi, come successe a me con suo padre. Solo che io avevo la mia cameretta, lui dorme con i miei maschi. Calcio e Playstation e ogni sera tre borsoni da lavare". Su Benitez e Berardi: "Lo spagnolo è l’unico allenatore che non sono riuscito a convincere. Mi ha dato poche possibilità. Berardi? Il futuro del calcio italiano. I grandi li ascolta ed è sempre disposto a migliorare. Mi ricorda Cavani: vuole far gol anche nell’11 contro 0. Se il Sassuolo vuole crescere può tenerlo , m a quest’estate temo che sarà più dura".
Ma la gioielleria del Sassuolo non è solo Berardi: "Pellegrini, ricorda il primo Hamsik, grande mezzala. Ma cito anche Acerbi, il più forte difensore dopo i tre della Juventus, non sbaglia una partita da due anni. Il più forte con cui ho giocato? Gigi Buffon. Spero non smetta mai". Ultime curiosità: "Se mi sentosottovalutato? No, lo dimostra il fatto che ho cambiato pochi club. Da grande farò l’allenatore. Dei grandi...".